Economia

Butti ottiene le deleghe sulle telecomunicazioni: showdown sulla rete unica

di Marco Scotti

Il sottosegretario all'innovazione tecnologica non ha mai fatto mistero di volere una rete unica, non verticalmente integrata e italiana: ci riuscirà?

Tim, Labriola lavora al Piano C

Quale? Su questo gli analisti si interrogano. A quanto risulta ad Affaritaliani.it l’idea potrebbe essere un beauty contest per una parte minoritaria della rete. Ma sarebbe facile preda di fondi stranieri che non garantirebbero l’italianità dell’infrastruttura. L’accordo saltato con Open Fiber e Cdp per la realizzazione della rete unica, oltretutto, riaccende la polemica intorno al ruolo della Cassa che è contestualmente azionista del 60% di Open Fiber e del 9,9% di Tim. 

Il nuovo sottosegretario Butti, che nelle scorse settimane ha sparato ad alzo zero contro l’operato del suo predecessore Vittorio Colao si trova a giocare una partita difficilissima. Da una parte ha un settore delle telecomunicazioni in difficoltà, stretto tra la formula aggressiva (ma vincente) delle low cost e i prezzi di gestione sempre più alti. Fonti bene informate riferiscono che persone vicine al dossier tlc abbiano risposto lapidarie, alle aziende che chiedevano una revisione al ribasso delle tariffe per le frequenze, lamentando che fossero tra le più alte d’Europa, “nessuno vi ha obbligato a firmare”. Dall’altra si trova nell’esigenza di far fare un notevole salto in avanti a tutto il comparto anche per poter gestire al meglio i soldi del Pnrr.

Ecco, la sensazione è che Butti e la sua squadra debbano veramente trovare una quadra a una situazione che si trascina da tempo. Basti ricordare quando, con l’allora amministratore delegato Flavio Cattaneo, Tim prima decise di non partecipare all’infrastruttura per le aree bianche insieme a Open Fiber, poi cambiò idea e iniziò a lavorare in parallelo all’azienda allora partecipata pariteticamente da Enel e Cdp. Risultato: una causa legale. 

Serve invertire rapidamente la tendenza, perché Tim – per anni centro d’eccellenza italiano – torni al ruolo che le compete. Magari un po’ “dimagrita” ma più sostenibile.