Economia
Carige, dopo il Crédit Agricole si fa avanti anche Cerberus. E il titolo vola
La branch italiana del gigante Usa avrebbe formulato un’offerta da un euro per l’88% in mano al Fitd (80%) e a Ccb (il restante 8%) più l’opa residuale
Il Fitd vorrebbe riuscire a concludere l’operazione entro il primo semestre di quest’anno
Oltre 8 punti percentuali guadagnati: è la performance attuale di Carige che potrebbe avere un nuovo “spasimante”. A Bper e Crédit Agricole, infatti, si sarebbe aggiunto anche il fondo Cerberus Italia. Secondo quanto riporta Il Messaggero, infatti, la branch italiana del gigante Usa – che ha come senior advisor Roberto Nicastro, già direttore generale di Unicredit – avrebbe formulato un’offerta da un euro per l’88% in mano al Fitd (80%) e a Ccb (il restante 8%) più l’opa residuale.
La cifra messa sul piatto sarebbe la stessa di quanto offerto da Banque Verte e Bper. A questo punto la partita si gioca sulla dote che verrà richiesta. A quanto si è potuto ricostruire, l’istituto di credito modenese avrebbe chiesto inizialmente un miliardo di dote, ma sarebbe stato stoppato perché il Fitd non può autorizzare cifre superiori ai 6-700 milioni.
Questo sarebbe l’importo che avrebbe chiesto Crédit Agricole, mentre su Cerberus al momento non si hanno ulteriori informazioni, anche se è ovvio che la cifra non potrebbe essere molto diversa da quelle circolate in questi giorni. Il presidente del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, Salvatore Maccarone, aveva indirettamente confermato di aver ricevuto più di un’offerta per Carige, “non ritenendo opportuno commentare le indiscrezioni”.
A beneficiare di questo rinnovato interesse è ovviamente l’istituto di credito genovese, che negli ultimi cinque giorni ha guadagnato il 17% e attualmente viene scambiata a 0,87 euro per azione contro gli 0,75 di lunedì. Buon per l’istituto ligure, che ha chiuso il bilancio al 30 settembre con margine d’interesse a 116,5 milioni, quello d’intermediazione poco sopra i 300 milioni e una raccolta diretta arrivata a 15,5 miliardi.
Cerberus ha affidato il ruolo di senior advisor a Roberto Nicastro ad agosto del 2018, “usando” la conoscenza del banchiere – reduce tra l’altro dall’esperienza come presidente delle “quattro banche” – per incrementare gli investimenti nel settore finanziario italiano e nell’Est Europa.
A novembre del 2021 Banca Ifis ha rilevato 300mila crediti unsecured retail (per un controvalore da 2,8 miliardi) dalla stessa Cerberus. Si tratta soprattutto di contratti di crediti al consumo come prestiti personali e finalizzati. Si tratta della maggiore vendita diretta di Npl nel 2021. La stessa Cerberus era attiva nel mercato dei crediti non garantiti e in sofferenza alla fine del 2018, quando aveva rilevato 2,1 miliardi di Npl dalla finanziaria Delta.
La notizia dell’interessamento di Cerberus era già emersa qualche settimana fa, ma allora sembrava che i contatti si fossero raffreddati dopo che era stato annunciata l’impossibilità per il fondo di accedere alle Dta che ammontano a circa 400 milioni di euro. Come riporta il Messaggero, Cerberus avrebbe comunque previsto un meccanismo di earn-out, cioè un sistema di clausole contrattuali che puntano a ridurre il rischio derivante a una società dall'acquisto di un'altra.
Inoltre, come riferiva La Stampa, Cerberus sarebbe orientato a mantenere il “brand” Carige e la sede genovese, oltre a tempi di acquisizione più rapidi. Bper, che ha al timone proprio l’ex amministratore delegato dell’istituto di credito ligure, Piero Montani, avrebbe sì il “placet” delle istituzioni, ma avrebbe bisogno di tempi più lunghi per concludere la massiccia acquisizione di sportelli da Intesa e Ubi.
Il Fitd dal canto suo vorrebbe riuscire a concludere l’operazione entro il primo semestre di quest’anno. Intanto, perché il Tribunale civile di Genova ha dichiarato inammissibile la domanda di risarcimento della famiglia Malacalza sul riassetto di Carige del 2019 per cui l’ex primo socio della banca ligure chiedeva oltre 480 milioni di euro di danni. Inoltre, il Fitd non ha la quota dell’istituto genovese consolidata a bilancio perché ritenuta di natura temporanea.