Economia

Carne coltivata, il no miope di un paese alla rovescia

di Daniele Rosa

Persa un’altra buona occasione di progresso e business nel vecchio "Bel Paese"

Carne coltivata: il 'no' al progresso per l'Italia

E l’Italia ancora una volta si dimostra un paese vecchio e poco visionario. E per dirla tutta anche un po’ “tafazziano”. Ieri con grande squilli di tromba, abbiamo detto no alla carne coltivata. E siamo saliti sul podio del primo paese al mondo ad aver votato ( non con molti voti per la verità solo 159, 34 astenuti e 53 contrari) una legge che proibisce e multa severamente (da 10000 a 60000 euro) produzione, commercializzazione e ricerca sulla carta coltivata. Va detto per onor di cronaca, che la suddetta carne non è  "di plastica" ma nasce dalle cellule staminali di un animale. Cellule coltivate in un ambiente libero da agenti contaminanti e soprattutto privo di antibiotici. Sulla base di un appena comprensibile ma  irrazionale difesa del Made in Italy abbiamo deciso, anche in questo caso, che vogliamo essere un paese sempre più povero e decadente. E soprattutto abbiamo gettato dietro le spalle o non abbiamo volutamente vedere alcuni aspetti macroscopici e soprattutto alcune opportunità di questo prodotto.

Carne coltivata, il super inquinamento della lavorazione di carne

Non abbiamo voluto “vedere” quanto inquina la lavorazione delle carni. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) ha stimato che l’industria del cibo nella sua totalità è responsabile di un terzo delle emissioni globali di gas serra, e che l’80% circa di queste emissioni nascono dalla produzione della carne e dei derivati animali. Inoltre i metodi di produzione della carne hanno effetti pesanti sul consumo di acqua, sul disboscamento e sulla diffusione di malattie infettive negli allevamenti intensivi. Senza dimenticare la tortura subita dagli animali e le quantità di antibiotici che ci mangiamo ogni giorno con le nostre fettine, comprate “fettone” e poi , per magia, consumate “fettine”. La miope difesa degli interessi della categoria dei produttori e di tutto il business che ci sta attorno, comprensibile,perchè da sola la carne, ogni anno, genera circa 30 miliardi di euro, un sesto dell'intero settore alimentare ed una porzione importante del Pil (c 1.500 miliardi di euro) ci fa gettare al vento un’occasione per diventare più ricchi e più in salute.

Carne coltivata, la forza del nostro marchio nel cibo

Perchè forse pochi si rendono conto che il nostro marchio, quello italiano, soprattutto nel settore alimentazione è fortissimo. Nessuno si sogna di chiudere gli allevamenti ma di diversificare il business creando  una carne coltivata a marchio Italia attraverso una ricerca più sofisticata. Avremmo potuto avere  un nuovo prodotto con caratteristiche tutte italiane. E poi  il marketing avrebbe fatto il resto. No, così come per le sigarette, di cui pubblicizziamo i danni ma poi limitiamo lo sviluppo di quelle elettroniche, anche  qui abbiamo deciso di chiudere fin dall’inizio la porta al progresso. Ma in fondo il nostro Paese da anni è abituato a scelte miopi.  Siamo tutti d’accordo nel non volere gli Ogm, poi serenamente ce ne facciamo il pieno tutti i giorni importando prodotti Ogm dai nostri vicini, per la buona pace del sistema e di tutti quelli che nemmeno sanno di consumare ogni giorno prodotti fatti, ad esempio, con farine Ogm.

Carne coltivata, un paese che ha deciso di invecchiare precocemente

Tutti d’accordo nel non volere il nucleare nel nostro paese, salvo dover pagare l’energia a prezzi altissimi mantenendo inalterati i rischi del nucleare dato che, alle nostre frontiere, le centrali ci sono e sono pure ben funzionanti. E nemmeno vogliamo inceneritori per i nostri rifiuti ed allora li mandiamo all’estero pagandoli a peso d’oro perchè noi, non vogliamo mica inquinarci con impianti che, all'estero, convivono quasi nel centro delle città. Dobbiamo difenderci, ad esempio, dalla categoria dei tassisti che sennò  ci coprono di scioperi? Bene niente Uber. Molto meglio aspettare e fare code interminabili . Niente da fare, siamo sempre più un paese alla rovescia che fra un po’, per queste scelte miopi, potrebbe scalare molti gradini sul ranking dei più poveri dell’Europa. Certo noi italiani siamo nati nobili, la terra dei Leonardo da Vinci , di Raffaello e di Giotto, mica ci vogliamo abbassare a questi compromessi “orribili”. Noi non ci pieghiamo ma, con ottusa dignità , ci spezziamo.