Economia
Cdp nel segno della continuità: Palermo rimane al timone
Nonostante la cortina – spessissima – di fumo che il governo Draghi ha voluto diffondere intorno alla nomina del prossimo amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti, qualcosa si riesce a vedere. Affaritaliani.it ha potuto sbirciare tra le finestre di Palazzo Chigi e captare qualche rumor.
Ad esempio, che Fabrizio Palermo, a meno di colpi di scena dell’ultima ora, dovrebbe rimanere per altri tre anni al vertice di Via Goito. Di più: sarebbe veramente sorprendente se si decidesse di sostituirlo con qualcun altro.
D’altronde, quando Draghi ha deciso di sostituire qualche manager pubblico – come nel caso di Domenico Arcuri al timone di Invitalia o di Angelo Borrelli per la Protezione Civile – l’insoddisfazione, seppur garbata e bisbigliata, era sempre riuscita a trapelare.
Questa volta, invece, non si è trovato un solo motivo per cui Palermo, che ha resistito alla tentazione di trasformare Cdp in una sorta di nuovo Iri – nonostante molti politici, in primis dei Cinquestelle, sostanzialmente lo chiedessero – ha saputo portare redditività anche in un anno difficilissimo come quello che si sta per concludere. Non solo, ha anche evitato la super trappola di Alitalia (o Ita) e ha invece scommesso sulla rete accrescendo la quota di Cdp in Open Fiber e raggiungendo poco meno del 10% di Tim.
Certo, da quando Mario Draghi è entrato dalla porta principale di Palazzo Chigi, in molti hanno scommesso su Dario Scannapieco come successore di Palermo. D’altronde, la conoscenza con il premier è di lunga data, così come la collaborazione su dossier importanti. Ma Scannapieco è entrato papa ed è uscito cardinale e, con il passare delle settimane, la sua candidatura si faceva sempre più sbiadita.
Oggi, a meno di due settimane dalla prima convocazione (sarà il 20 maggio., la seconda il 27) dell’assemblea ordinaria per la definizione del nuovo consiglio di amministrazione, nulla si è mosso. Anche questo è un segno dei tempi, comunque, perché i rumor, soprattutto su partite così importanti, sono sempre stati all’ordine del giorno.
La nuova comunicazione di Mario Draghi, gestita da Paola Ansuini, è molto più “europea” e meno mediterranea. Si parla poco, si parla in maniera precisa e si danno solo le informazioni strettamente necessarie. Poi, nei luoghi preposti, si definiscono strategie, incarichi, nomine. È il caso di quanto successo con la rete (o le reti) veloci inserite nel Pnrr che hanno fatto cadere Tim in borsa.
Anche sulle liste da presentare c’è grande riserbo. Il consiglio è composto da nove membri ed è integrato, per la gestione delle risorse provenienti dal risparmio postale (Gestione separata), dal Direttore generale del Tesoro, dal Ragioniere generale dello Stato, da tre rappresentanti di regioni, province e comuni. Assiste alle sedute un magistrato della Corte dei Conti. Attualmente il presidente è Giovanni Gorno Tempini, che fa anche parte del cda di Tim, mentre il vicepresidente è Luigi Paganetto, professore di economia all’Università di Tor Vergata e un lunghissimo curriculum di incarichi per società pubbliche.
Affaritaliani.it ha anche sentito sulla possibilità di un rinnovo del cda il presidente della Commissione di vigilanza su CDP, Sestino Giacomoni, il quale, pur ribadendo di non occuparsi delle nomine, ha voluto precisare che suo compito è “vigilare su gestione separata, inerente l’utilizzo del risparmio postale, la cui raccolta oggi ammonta ad oltre 275 miliardi, la performance migliore degli ultimi 8 anni. I numeri parlano da soli”. Chi ha orecchie per intendere…
Durante il discorso della fiducia al Senato, il Premier Draghi ha dichiarato che “Il ruolo dello Stato e il perimetro dei suoi interventi dovranno essere valutati con attenzione”, e in questa frase c’è un riferimento implicito anche agli interventi di Cdp in questi ultimi anni.
“A mio avviso – aggiunge Giacomoni - Draghi ha voluto mettere in luce l’esigenza di definire chiaramente l’intervento dello Stato in economia anche alla luce del progressivo allargamento del perimetro di intervento di Cassa Depositi e Prestiti in favore del sistema produttivo con effetti direttamente impattanti sullo sviluppo economico del Paese. Ricordiamoci sempre che Cdp ha il dovere di muoversi come soggetto di mercato. Certi tentativi di ingerenza del precedente governo non hanno fatto bene né a Cdp né all’economia e sono certo che non si ripeteranno!”.
Infine, c’è sempre il Pnrr, il mastodontico piano di risanamento che dovrebbe ridare nuova spinta all’Italia e che vedrà protagonista Cdp.
“Alla realizzazione del Pnrr dovranno concorrere tutti perché si tratta di ridisegnare l’Italia dei prossimi 20 anni. Cassa Depositi e Prestiti sicuramente svolgerà un ruolo centrale, anche perché sta già gestendo una raccolta di oltre 417 miliardi, ben oltre i 200 miliardi del Recovery Fund. In un anno caratterizzato da rilevanti difficoltà legate alla pandemia, CDP ha conseguito importanti risultati che hanno visto il Gruppo rafforzare il proprio impegno per le imprese, per le infrastrutture e per i territori, anche promuovendo la nascita di campioni europei in settori strategici dell’economia (Fusione Sia-Nexi-Nets; Ingresso in Euronext; nascita di WeBuild)”.