Economia
Cdp studia il dossier Granarolo. Ipotesi ingresso nel capitale. Rumors

I piani di espansione del colosso alimentare emiliano
di Andrea Deugeni
@andreadeugeni
Gli ingredienti per l'ingresso di Cdp Equity, l'ex Fsi ovvero il braccio finanziario di Cdp con una mission da private equity per il made in Italy ma con logiche d'investimento di lungo periodo, ci sono tutti. Ovvero un ampio portafoglio di marchi italiani. Un gruppo che ha disegnato le proprie strategie assegnando un ruolo centrale all'internazionalizzazione. E un ingresso minoritario nell'azionariato, magari con un aumento di capitale riservato senza scompaginare troppo gli equilibri di un gruppo, possibilmente da far approdare in Borsa in un futuro non molto lontano.
Sul tavolo di Claudio Costamagna e di Maurizio Tamagnini c'è anche il dossier Granarolo. Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, ci contatti in corso fra la Cassa Depositi e Prestiti e il colosso alimentare emiliano per un ingresso nell'azionariato di quello che il presidente Giampiero Calzolari vuole far diventare "uno dei principali vettori della gastronomia made in Italy". Gruppo che vede ora il capitale ripartito per il 77% in mano alla holding Granlatte, la società cooperativa agricola, aderente a Legacoop e a Confcooperative e per poco meno del 20% (quota rilevata nel 2004) nel portafoglio partecipazioni no-core di Banca Intesa.
I contatti sono in corso da tempo e pare che gli input per mettere a segno l'operazione provengano in primis da Cdp, ma non è stata ancora trovata la chiave giusta per la cooperazione. Le preziose risorse che la controllata dal Tesoro potrebbe apportare a Granarolo sarebbero impiegate per proseguire la strada tracciata dall'ambizioso piano di sviluppo disegnato da Calzolari che prevede di portare i ricavi a fine 2019 a 1,5 miliardi (dagli 1,078 del 2015) realizzati per il 60% oltre confine (dall'80% messi a segno in Italia sempre nel 2015).
Il mix degli interventi industriali è quello che prevede un'ampia diversificazione del business (latte bio, bevande e prodotti vegetali, formaggi, prosciutto, aceto balsamico e pasta) da arricchire con altri marchi di nicchia (ad esempio nel settore dell'olio e del caffè) da distribuire sempre più capillarmente all'estero acquisendo il controllo di società destinate ad aprire nuovi orizzonti alle esportazioni. Come fatto in estate, con la svedese Matric Italgross Ab e la svizzera Comarsa Sa.