CharityStars, la piattaforma internazionale a sostegno del terzo settore
Grande successo del sito di fundraising per il non profit basato sul meccanismo dell'asta
Oggi parliamo di Charity Stars, ma prima facciamo per un attimo un salto nel passato. Steve Jobs e Woz (Stephen Gary Wozniak), come tutti sanno, hanno dato vita ad Apple nel garage di casa, finanziati principalmente da Woz stesso con i suoi risparmi. Woz, a differenza di Jobs, non ha mai visto l'idea di un nuovo device come un'opportunità di business. Lo vedeva come un prodotto interessante che intendeva distribuire gratuitamente. Ma non era la stessa cosa per Jobs e si sono visti i risultati. Steve e Woz hanno avviato i computer Apple con un totale di circa 1.300 dollari.
Oggi le start up non iniziano più così. Occorrono capitali veri oltre alle idee. Siamo andati a trovare Francesco Nazari Fusetti, CEO di Charity Stars, che i capitali ha saputo raccoglierli per la sua società, proprio insegnando a centinaia di enti non profit la stessa cosa: come raccogliere fondi in modo innovativo.
Ci riceve senza alcuna formalità in un loft veramente accogliente, pieno di giovani talenti felici di lavorare con lui. Si capisce subito che a lui il suo lavoro piace: e ce lo conferma fin da subito, rispondendo a una specifica domanda. Il C32 più che un coworking può essere definito uno "stile di vita" caratterizzato da ritmi e abitudini unici ereditati dai fondatori: dalla sala riunioni "strategica" a tema Risiko a quella "creativa" con tavolo da ping pong e fitness ball Technogym al posto delle sedie. Qui è nata la prima iniziativa, ScuolaZoo.
Ma parliamo ora di Charity Stars.
CHARITY STARS
CharityStars è una piattaforma Made in Italy con sede a Milano, Londra e Los Angeles dedicata alla raccolta fondi digitale. Un sito di fundraising per il non profit basato sul meccanismo dell'asta. L'idea nasce quando i fondatori del portale, tre giovani imprenditori oggi trentenni, Francesco Nazari Fusetti, Manuela Ravalli e Domenico Gravagno, (nella foto) apprendono dai giornali che qualcuno aveva deciso di pagare un milione di dollari per pranzare con il guru della finanza Warren Buffet.
"Insieme possiamo fare la differenza, sognare in grande e sensibilizzare rispetto a tante cause benefiche in tutto il mondo" recita una pagina del sito. Sono finora almeno 450 le iniziative non profit realizzate.
COME OPERA CHARITY STARS
Tramite CharityStars è possibile acquistare di tutto: dal bozzetto di Pablo Picasso, alla papalina del Santo Padre, dal casco di Valentino Rossi alla colazione privata con Silvio Berlusconi. Il ricavato di ciascuna asta viene devoluto per l’80% in beneficenza, mentre la restante quota viene trattenuta dalla società a titolo di commissione. "CharityStars propone in vendita ciò che normalmente è difficile trovare sul mercato" ci dice Francesco Nazari Fusetti "saziando il bisogno di una clientela sempre più attenta ed esigente desiderosa di vivere esperienze uniche e tailor made". Il meccanismo piace. Tant’è che già nel 2013, a soli cinque mesi dalla fondazione, CharityStars si aggiudica un importante finanziamento da una società di gestione specializzata in venture capital. Passano i mesi, e la compagine societaria viene aperta anche agli investitori privati che portano a tre milioni il capitale complessivamente raccolto. La piattaforma si espande così nel Regno Unito; dall’apertura degli uffici di Londra fino alle partnership con i principali club sportivi e alle aziende del fashion system.
IL LIVEBIDDING
Parallelamente lancia la tecnologia del livebidding, punto d’incontro tra l’asta fisica e quella online che permette di partecipare alle varie serate di gala organizzate dalle non profit rilanciando direttamente da tablet e smartphone.
CharityStars si conferma partner di riferimento per oltre 500 organizzazioni non profit raccogliendo oltre 10 milioni di euro netti in pochi anni di attività. L'obiettivo dell’anno in corso è internazionalizzare sempre di più il business e, dopo i premi spediti in Giappone, Indonesia, Emirati Arabi e Cina, da meno di un anno CharityStars è stata lanciata anche negli Usa, mercato in cui si sta misurando con grandi competitor ma anche con una società più abituata alle donazioni.
LA NASCITA DI AIDCOIN
Tra le novità più interessanti si cita la nascita di AidCoin, la prima criptovaluta per il mondo della beneficenza lanciata dall’omonima startup, spinoff di CharityStars.
Per capire la dimensione del fenomeno, nel gennaio scorso Aidcoin, creata perché chiunque possa seguire il flusso delle proprie donazioni all'interno della piattaforma Aidchain, dopo il successo del pre-sale ha raccolto 16 milioni di euro in soli 90 minuti di ICO.
La criptovaluta made in Italy creata dai fondatori di Charity Stars ha ricevuto il supporto di oltre 1500 sostenitori da tutto il mondo che hanno voluto contribuire al progetto, in collaborazione con Eidoo, altra ICO Italiana di successo che ha creato un Wallet user friendly per gestire cryptovalute sul proprio smartphone.
"E’ stata una grandissima sfida e siamo orgogliosi del risultato raggiunto” dice il founder Francesco Nazari Fusetti, che a proposito dell'ICO degli Aidcoins confidava in gennaio ad Affari Italiani: “La richiesta era di gran lunga superiore alla domanda e abbiamo addirittura dovuto rifiutare 6M di dollari da altri contributori che sono stati rimborsati. Crediamo che la tecnologia blockchain sia destinata a cambiare tantissimi settori della old economy e tra questi anche il settore del non-profit".
Nel mondo, la febbre da ICO è esplosa nel 2017, con oltre 3,7 miliardi di dollari raccolti in un anno secondo quanto riporta CoinSchedule.
L'idea, secondo la positiva valutazione di bebeez.it "è quella di applicare i vantaggi delle criptovalute e soprattutto della tecnologia blockchain per fini che ben si adattano alle esigenze di chi fa donazione benefiche, ovvero trasparenza e tracciabilità. AidCoin permetterà infatti chiunque di seguire il flusso delle proprie donazioni all’interno della piattaforma creata ad hoc, battezzata AidChain, che è in grado di interagire prossimamente anche con i dati delle onlus, rendendo così possibile conoscere anche la donazione più piccola".