Economia

Colao, l'eterno incompiuto della digital transformation che non lascia eredità

Nella scorsa legislatura il responsabile c’era, ma non ha lasciato il segno. Ora molto dipenderà da chi sarà il nome indicato come sottosegretario

Le “colpe” di Colao? Almeno due, piuttosto significative. La prima, non aver puntato di più i piedi con Enel, insieme agli altri ministri, per accelerare l’uscita di Enel da Open Fiber e consegnare a Cassa Depositi e Prestiti la gestione del dossier. Una storia sempiterna che oggi vive un'ulteriore frenata. La seconda: non aver tracciato una linea precisa nella definizione della rete unica (se questo era il desiderio) o nella realizzazione di infrastrutture capaci di reggere la crescente richiesta di dati.

Non è un caso che, come dimostra lo studio di Mediobanca, mentre il settore cresce – seppur moderatamente – a livello globale, in Italia le tlc sono un buco nero che ha bruciato 14 miliardi in 12 anni. Un disastro che un esperto di telecomunicazioni dovrebbe conoscere ed evitare. Che cosa pensa Colao delle proposte di spacchettamento di Tim (Cdp detiene il 10% delle azioni, è un asset strategico, non si può bollare la vicenda come semplice azienda privata)? Vendere o meno Tim Brasil? Rete unica? Tutte domande su cui l’ex amministratore delegato di Vodafone non ha mai voluto pronunciarsi.

Ora però siamo di fronte a un momento storico: il tempo è finito e la ripartenza dell’Italia, seppur in un contesto drammaticamente difficile, non può prescindere dal digitale e dall’innovazione tecnologica. Dunque, chiunque siederà sulla poltrona di sottosegretario avrà di fronte a sé una sfida enorme. Ma anche un conforto: fare peggio del predecessore potrebbe essere davvero difficile.