Economia
Confindustria, al momento solo Orsini e Marenghi avrebbero il quorum
Varese vorrebbe chiedere un passo indietro a Brugnoli, Carraro può fare il facilitatore. Mentre la Liguria si interroga su Gozzi e Garrone
Confindustria, al momento solo Orsini e Marenghi avrebbero il quorum
A due settimane (o poco più) dall’insediamento dei saggi, continua a tenere banco in Confindustria la vicenda legata ai possibili candidati alla successione di Carlo Bonomi. È bene ricordare, infatti, che fino ai primi di febbraio nessuno potrà parlare pubblicamente come aspirante al trono di Viale dell’Astronomia. Tant’è che i probi viri, la scorsa settimana, hanno dovuto richiamare all’ordine gli associati confindustriali ricordando che nessuna candidatura può essere avanzata a mezzo stampa perché la liturgia di Confindustria è chiara e precisa: prima si passa dai saggi che valutano che il pretendente abbia tutte le carte in regola e solo dopo si annuncia.
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Tutto ciò premesso, secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it ad oggi sono solo due i candidati che avrebbero il quorum minimo per presentare la candidatura, cioè il 10% dei 182 voti che compongo l’assemblea generale: in rigoroso ordine alfabetico si tratta di Alberto Marenghi ed Emanuele Orsini. L’altra strada per poter avanzare la propria candidatura è quella di ottenere il 10% dei voti assembleari, ma in quel caso si tratta di un iter assai complesso che impone di far riunire le singole territoriali per farle esprimere su un nome preciso.
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Gli altri nomi che girano in questo momento sono tre, anche in questo caso in rigoroso ordine alfabetico: Giovanni Brugnoli, Enrico Carraro, Antonio Gozzi. Più quella "presunta" di Edoardo Garrone, che non si è ancora esposto. Secondo quanto risulta ad Affari, l’attuale vicepresidente di Confindustria Brugnoli, al momento, potrebbe contare soltanto i voti della sua territoriale, cioè Varese, che non sarebbero sufficienti a raggiungere il quorum. Tant’è che iniziano a circolare rumor che vorrebbero che qualcuno a Varese abbia iniziato a chiedere a Brugnoli di fare un passo indietro. Scenario difficilmente realizzabile perché l’imprenditore lombardo ha già svolto in due occasioni il ruolo di vicepresidente di Confindustria e, da statuto, non può ricoprire altri incarichi in Viale dell’Astronomia se non quello di presidente.
Per quanto concerne Carraro, è vero che l’imprenditore veneto – non ultimo in un’intervista ai quotidiani della neonata Nem, le testate locali cedute da Gedi a una cordata capitanata da Enrico Marchi – ha sempre parlato di una candidatura qualificata per rilanciare Confindustria, rappresentata da un imprenditore vero che possa contare su un fatturato importante. Ma più che pensare a se stesso, appare sempre più probabile che Carraro si stia facendo promotore di una scelta di questo tipo: sarebbe un facilitatore per un nome in grado di ridare smalto a Viale dell’Astronomia, non un candidato.
C’è poi Antonio Gozzi, che ha espresso grande apprezzamento per la possibilità di correre per la presidenza di Confindustria. L’attuale presidente di Federacciai, però, proviene da una regione che è, dal punto di vista dello scacchiere confindustriale, una “nana” perché può contare su soli tre voti. Al momento, al di là della sua zona di provenienza – che però bisognerebbe eventualmente dividere poi con Garrone – Gozzi può contare sicuramente sul voto del suo più grande sponsor, il bresciano Giuseppe Pasini (e non della Leonessa) che ne caldeggia la candidatura da tempo.
Il patron di Duferco si sarebbe quindi dato un limite temporale per valutare la propria candidatura e inoltrarla ai saggi: lunedì 15 gennaio si terrà una riunione di Federacciai dalla quale Gozzi vuole avere risposte più concrete. Pare, quindi, che l’imprenditore ligure stia sondando il terreno con un giro di telefonate per capire chi e come potrebbe sostenerlo nella corsa. Ci sarebbero però due tratti della figura di Gozzi che non starebbero convincendo diversi industriali.
Il primo sarebbe il suo “attivismo” comunicativo. Non più tardi di venerdì 12, infatti, ha partecipato a un convegno sull’Europa a Firenze della Fondazione Rosselli di Valdo Spini. E questo nonostante gli inviti dei probi viri a una maggiore cautela in questo momento. Sono molteplici le interviste che ha rilasciato – non che questo sia un reato, per carità – che hanno fatto pensare agli industriali che Gozzi si stia sovraesponendo. Il secondo tema è invece la sua militanza politica di vecchio corso nel Partito Socialista già ai tempi di Bettino Craxi. E, sembra, ancora oggi la famiglia dell’ex presidente del Consiglio sarebbe molto attiva nel caldeggiare la figura di Gozzi. Il che infastidirebbe non poco alcuni membri dell’Associazione.
Infine c’è Edoardo Garrone, che non ha mai espresso alcun tipo di desiderio di candidarsi, ma che è chiaro sia stato individuato dal parterre de roi confindustriale che lo vedrebbe come il nome giusto per il rilancio di Viale dell’Astronomia. Prosegue, quindi, sotto traccia il suo percorso anche se, ribadiamo, non c’è ancora nulla di ufficiale. Il gotha dell’imprenditoria, di cui abbiamo raccontato molte volte su Affari, vede il patron di Erg come la persona giusta per ripartire, mentre non nutre grandi simpatie per la candidatura troppo politica di Gozzi.
Gli altri “papabili” sarebbero degli underdog, perché non avrebbero né il blasone né la dimensione adatta per Viale dell’Astronomia. Quel che è certo è che a Confindustria serve una sterzata. Se si votasse oggi il testa a testa, come abbiamo raccontato, sarebbe tra Orsini e Marenghi. Ma la strada è ancora lunghissima, e le sorprese dietro l’angolo. Decisive saranno le indicazioni degli azionisti di maggioranza della Lombardia, i cui 32 voti dei membri del consiglio generale possono spostare l’ago della bilancia e hanno storicamente il peso più significativo.