Economia
Coronavirus, garanzia statale per i fondi alle imprese? Servono 19 documenti
Le banche chiedono un sacco di carte: dal Durc, Durf al DM10, alle previsioni di bilancio, alla liquidità disponibile in cassa
Coronavirus, garanzia statale per i fondi alle imprese? Servono 19 documenti
L'emergenza Coronavirus ha messo in crisi molte aziende in Italia. Per questo il governo ha istituito un fondo salva aziende, che consente loro di ottenere un prestito immediato fino a 25 mila euro, con la garanzia dello Stato, ma in banca le cose vanno diversamente. E' quanto emerge da un'inchiesta del Corriere della Sera, che è venuto in possesso di uno scambio di mail, tra una piccola impresa e la sua banca, per ottenere 15 mila euro. La risposta dell'istituto di credito è una doccia fredda per i titolari della azienda. La banca risponde indicando i documenti necessari per accendere il mutuo. In tutto 12 adempimenti che a loro volta implicano almeno altre 7 documentazioni aggiuntive.
Un labirinto di carte. Si comincia - si legge sul Corriere - chiedendo la copia degli ultimi due bilanci completi di nota integrativa, verbale di approvazione, ricevuta di deposito e dettaglio delle voci «crediti» e «debiti» commerciali e diversi. Subito dopo, si chiede il bilancio provvisorio al 31.12.2019 sotto forma di stato patrimoniale e conto economico. Ma nella riga successiva della mail si obbliga la ditta a produrre il Durf, il Durc e il DM10. Il Durc sta per Documento Unico di Regolarità Contributiva, il Durf serve a documentare i controlli dei contratti di appalto il DM10 è il modello compilato dal datore di lavoro per denunciare all’Inps le retribuzioni mensili dei dipendenti. Si passa poi a "la situazione aggiornata degli affidamenti in essere con altri istituti creditizi, completa di piani di ammortamento e indicazione di eventuali moratorie già concesse".
Poi, si richiede "il dettaglio dei debiti tributari e documentazione attestante e eventuale concessione da parte dell’Erario di moratorie e rateizzazioni". Non finisce qui, perchè la banca chiede anche delle autocertificazioni da parte dell’impresa. Si comincia dalla «liquidità disponibile» ovvero cassa e importo fidi non totalmente utilizzati (anche presso altri istituti). I ricavi ripartiti su base mensile aprile-dicembre 2020, relativi a fatture emesse prima dell’interruzione attività. Il passaggio successivo riguarda i costi da sostenere su base mensile aprile-dicembre 2020. Dettagliando i costi per: a) materie prime, sussidiarie e di consumo; b) servizi; godimento beni di terzi; stipendi e costi del personale; c) spese e oneri diversi di gestione inclusi oneri finanziari. Deve, inoltre, autocertificare anche "le scadenze fiscali (imposte, tasse e contributi) su base mensile aprile-dicembre 2020", e le moratorie fiscali (imposte, tasse e contributi) su base mensile aprile-dicembre 2020.