Economia

Coronavirus, un approccio alternativo per batterlo senza uccidere l'economia

Pietro Furlan

Nel contrasto alla diffusione del COVID - 19, i due modelli più illustri a cui si è generalmente fatto riferimento fino ad oggi sono quello cinese della chiusura totale e del ferreo distanziamento sociale, e quello coreano, incentrato sulla rilevazione mediante test a tappeto e sulla tracciabilità degli spostamenti finalizzata all’identificazione dei contatti di tutti i contagiati da mettere in isolamento. A questi due modelli si potrebbe affiancare quello per così dire israeliano, brillantemente spiegato in un video dal ministro della difesa Naftali Bennett. Si tratta di separare, mettendo in quarantena, tutti i soggetti anziani dagli individui più giovani.

I figli o i nipoti devono evitare ogni contatto diretto con i loro genitori o nonni. Possono prendersi cura di loro, ma con tutte le necessarie misure per evitare possibili contagi. In quattro parole: evitare qualsiasi contatto fisico - ci sarà tempo finita questa emergenza per baci e abbracci in quantità! -. Importante inoltre disinfettare sempre qualsiasi oggetto quale la spesa o un regalo sulla cui superficie possano trovarsi tracce del virus prima che venga a contatto diretto con loro.  Nel frattempo per quanto riguarda la restante parte della popolazione si ritiene ineludibile il contagio anche fino al 70%, ottenendo così la cosiddetta immunità di gregge. A quel punto, trascorso il necessario intervallo di tempo – stimato in circa tre o quattro mesi –, è possibile terminare anche il periodo di quarantena dei soggetti anziani.

In Italia, sulla falsa riga del modello cinese, dopo deleteri tentennamenti, con colpevole e fatale ritardo, si è deciso di optare per la scelta di chiudere tutte le attività non strettamente essenziali per sopravvivere fino alla presunta eliminazione del contagio, con un costo incalcolabile in termini economici e sociali oltre che di vite umane. Tuttavia può non essere ancora troppo tardi per imboccare una strada migliore. Si potrebbe altresì far tesoro delle informazioni raccolte fino ad ora dando vita ad un nuovo approccio, per così dire un mix tra il modello israeliano e quello coreano. In pratica, almeno nelle regioni dove il fenomeno ha raggiunto livelli significativi quali Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna, si dovrebbero isolare e mettere in quarantena tutti i soggetti maggiormente a rischio, ovvero anziani e immunodepressi. I criteri per stabilire gli esatti confini di appartenenza relativi all’insieme delle persone da isolare devono essere individuati dagli esperti sulla base dei dati resi dalle statistiche fino ad oggi.

Successivamente si dovrebbe procedere all’attuazione di una campagna a tappeto di rilevamento - mediante tampone o con altre tecniche più rapide ed efficaci - su tutti i soggetti individuati all’interno dell’insieme isolato in quarantena, indifferentemente che siano sintomatici o asintomatici. Nel frattempo sul resto della popolazione non sarebbe neppure necessario attuare misure così restrittive e coercitive come quelle attualmente presenti in Italia, né sarebbe necessario alcun lockdown. A tal proposito vanno sfatati alcuni luoghi comuni che mettono in discussione l’immunità di gregge poiché se questa non fosse valida allora anche la teoria del contenimento del virus – distanziamento sociale, lockdown – non funzionerebbe altrettanto perché i guariti potrebbero essere contagiati di nuovo.  

Forse, intervenendo in questo modo più tempestivamente, a Bergamo avremmo visto meno mezzi dell’Esercito lasciare il cimitero e tanti nonni starebbero ancora regalando affetto alle loro famiglie. Ora almeno possiamo evitare che il loro sacrificio sia stato vano. Siamo ancora in tempo, ma bisogna agire velocemente, altrimenti anche chi non è immunodepresso rischia di diventarlo per la cattività a cui è forzatamente costretto nella speranza che non si trasformi in cattiveria.