Economia
CreVal, la stoccata di Dumont a Maioli. Al 30% il fronte anti-Agricole
Come i grandi fondi azionisti della banca valtellinese, anche il patron dei supermercati Grand Frais chiede un rialzo del prezzo.Ipotesi proroga post-assemblea
Una stoccata allo stile di conduzione del numero uno di Credit Agricole Italia Giampiero Maioli, a cui chiede anche di rialzare i 10,5 euro offerti per il CreVal. Anche l’imprenditore lionese d’adozione Denis Dumont, patron della catena di supermercati transalpini Grand Frais, esce allo scoperto nella battaglia per l’istituto valtellinese e porta il fronte contrario all’Opa dei francesi a poco sotto il 30%.
Con una nota la società lussemburghese Dgfd, riconducibile all’uomo d’affari fra i 200 uomini più ricchi di Francia e titolare di una quota diretta del 6,15% (ma che secondo alcune indiscrezioni, assieme ad altri pacchetti in proprio possesso, potrebbe disporre di un 7%) ha chiesto che la controllata italiana del Credit Agricole con sede a Parma riveda al rialzo il prezzo dell’Opa (la parte bassa della forchetta individuata dagli advisor Mediobanca e Bank of America è di 12,95 euro), ampliando la platea di azionisti che hanno giudicato l'offerta bassa.
Luigi Lovaglio, amministratore delegato del Creval
"Coerentemente con la propria politica di investimento e la propria visione e valori, Dgfd da un lato invita l'offerente a rivedere il prezzo d'offerta coerentemente con il valore della banca e all'altro lato, in caso di mancata revisione dell'offerta e di mancato successo dell'Opa, non esclude di intraprendere tutte le più opportune azioni finalizzate a dare stabilità all'azionariato e a sostenere l'indipendenza assoluta di Creval, oggi più che mai una public company, e consentirle di cogliere, senza ostacoli, nuove ed ulteriori opportunità di crescita", ha spiegato una nota della holding entrata nel capitale del Creval nel 2017. Per Dumont, che si prepara a riconfermare Lovaglio all’assemblea del 19 aprile e si pone dunque anche come azionista principale in una fase post-Opa qualora la Banque Verte non riuscisse a centrare il target della maggioranza assoluta nell'azionariato, i francesi devono rilanciare, punto.
AZIONISTI CREVAL/ Dws Investments taglia la propria partecipazione nel capitale del Credito Valtellinese al 4,854% dal precedente 7,057%. E' quanto emerge dai comunicati alla Consob sulle partecipazioni rilevanti, che segnalano un'operazione in data 31 marzo. |
Il motivo? Il responso del mercato (dove il titolo viaggia da mesi ampiamente sopra i 12 euro, oggi a 12,31), generato anche dal “nuovo contesto macroeconomico che si sta delineando”, il tesoretto delle imposte differite (Dta) messe a disposizione dall’ex governo Conte e “di cui il Credit Agricole beneficerebbe ampiamente rispetto al lancio dell'offerta", l’intangibile asset della “grande credibilità del top management” e dei “dipendenti” e l’eccesso di capitale da valorizzare anche per l'offerente con riguardo alla “scadenza di settembre per la rimozione delle limitazioni (da parte del regolatore, ndr) alla distribuzione di dividendi”.
Come lo stesso amministratore delegato del CreVal Luigi Lovaglio, Dumont, che riserva anche una critica alla conduzione dell’Opa (numerose le schermaglie fra i due istituti) da parte del Ceo della controllata italiana Giampiero Maioli (nella nota fa riferimento alla “serietà e alla qualità della casa madre dell'attuale offerente, che auspicabilmente dovrebbe però rispecchiarne i valori e lo stile indiscusso”) non è contrario alla ratio industriale dell’operazione che porterebbe l’istituto lombardo nel perimetro del terzo gruppo bancario europeo, ma la Banque Verte deve scucire di più. Lo stesso leitmotiv di Alta Global, Hosking Partners e Petrus Advisers, Dwr, Melqart Asset Management e Kairos, fronte che mette insieme quasi il 30% del capitale.
Dall’altra parte c’è l’Agricole, che invece ha blindato circa il 18%, a cui si sommerà la quota-aiutino del fondo Algebris di Davide Serra (5,38%), investitore che cederà il proprio pacchetto a Parigi anche in caso di fallimento dell’Opa.
I giochi dunque si faranno su una parte del 46% in mano ai fondi e, in minima parte, ai piccoli azionisti retail, giochi che per il momento, a soli otto giorni lavorativi dal fischio finale (il 21, salvo proroga, scatta il termine dell’Opa), sono tutt’altro che fatti: le adesioni all’offerta dell’Agricole sono poco sopra lo zero e ora le attese sono per un rialzo del prezzo, come spesso accade negli ultimi quattro-cinque giorni dell’Opa. Un ritocco in stile Intesa su Ubi, ma che in questa partita potrebbe arrivare ancora di più in Zona Cesarini con una proroga negli ultimi giorni, forse anche dopo il conteggio dei pesi in assemblea sul rinvio della nomina del nuovo Cda del CreVal chiesto da Parigi.
@andreadeugeni