Creval, ricetta Carige. Piazzato un terzo dell'aumento. I fondi contattati
La banca valtellinese riunisce i soci per varare l’aumento da 700 milioni, Fiordi cerca il sostegno dei fondi e degli imprenditori locali
La “ricetta Carige” si rivelerà salvifica anche per il Credito Valtellinese (Creval)? E’ quanto si augurano top management e azionisti di riferimento, chiamati a fare la loro parte in vista dell’aumento di capitale da 700 milioni di euro necessario ad accelerare la pulizia di bilancio stamane al vaglio dell’assemblea dei soci, alla quale si prevede parteciperà ben più del 20% che lo statuto fissa come quorum (le ultime indiscrezioni parlano della possibile presenza di un 30% o più del capitale).
Come nel caso dell’istituto ligure, il top management della banca valtellinese, guidato dal presidente Miro Fiordi, nelle ultime settimane ha presentato l’operazione e le sue finalità nel corso di un road show raccogliendo un discreto interesse da parte di fondi e investitori istituzionali tra cui il fondo tedesco Mainstream Capital, che indiscrezioni vogliono pronto a sottoscrivere una quota attorno al 2%-3% (per un investimento di 15-20 milioni di euro).
L’unico socio attualmente sopra il 5% è la holding lussemburghese Dgfd (col 5,784%) che fa capo all’imprenditore francese Denis Dumont, creatore della catena di supermercati Graind Frais, controllata attraverso la holding Prosol Gestion (la cui maggioranza è stata ceduta al fondo Ardian per una cifra riservata pochi mesi fa), ha già confermato di essere disposto a sottoscrivere l’operazione anche oltre la propria quota, il che significa altri 40-50 milioni. Una settantina di milioni su settecento sono comunque pochi (attorno al 10% del totale), ecco perché per Fiordi e il direttore generale Mauro Selvetti l’adesione all’operazione da parte di alcuni dei grandi fondi internazionali resta d’obbligo.
Alberto Nagel, Ceo Mediobanca
Di nomi ne sono finora circolati pochi, ma buoni: si è parlato, in particolare, di un interesse di Cerberus Capital Management, società d’investimento americana con oltre 30 miliardi di dollari di patrimonio in gestione che da oltre 20 anni investe in “distressed” (sia asset azionari sia di debito).
Cerberus potrebbe quindi essere anche fortemente interessata ai crediti deteriorati che Creval metterà sul mercato (un primo portafoglio da 1,6 miliardi nominali, assistito dalla garanzia dello Stato “gacs”, sarà ceduto entro il primo semestre del 2018, un altro da 500 milioni nella seconda parte del prossimo anno). Se si seguirà l’esempio di Banca Carige, che ha ceduto 1,2 miliardi di Npl al Credito Fondiario ottenendo in cambio la disponibilità a sottoscrivere fino a un 6% del proprio aumento in caso di inoptato, da Cerberus potrebbero arrivare ulteriori 40-50 milioni di euro di sottoscrizione, anche se in questo caso la cessione dei crediti deteriorati arriverebbe dopo, e non prima, dell’eventuale sottoscrizione di quote azionarie.
(Segue...)