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Economia
Crisi Ucraina - Mais, grano, soia: su i costi delle materie prime agricrole

Ucraina, Cai: Aumentano i costi delle materie prime agricole per crisi Ucraina

I forti venti di guerra tra Russia e Ucraina alimentano nelle ultime 24 ore il rialzo delle materie prime agricole a livello internazionale. È quanto sottolinea CAI – Consorzi Agrari d’Italia analizzando le prime quotazioni delle due borse mondiali di riferimento, Chicago e Parigi. In base alle quotazioni delle ore 12 di martedì 22 feebbraio della Borsa merci di Chicago, dopo l’annuncio di Putin sul riconoscimento delle repubbliche autonome del Donbass, il grano tenero segna un incremento di 4 euro a tonnellata rispetto alla fine della scorsa settimana (+1,5%), il mais segna un aumento di 5 euro a tonnellata (+2%) mentre la soia viene quotata a 6 euro in più (+1,75%). Analogo discorso anche per la principale borsa europea, il Matif di Parigi, che quota il tenero in rialzo di 2,50 euro rispetto a ieri e il mais in rialzo di 3 euro. C’è attesa anche per la reazione delle borse merci italiane, che nelle ultime settimane avevano registrato un calo dei prezzi delle materie prime: in queste ore saranno pubblicati i primi dati di Milano, poi sarà la volta della Borsa merci di Foggia, giovedì invece arriveranno le quotazioni di Bologna.

Crisi Ucraina, mais in rialzo: è rischio per gli allevatori italiani

Cia-Agricoltori Italiani lancia l’allarme per le ripercussioni sugli allevatori italiani delle tensioni geopolitiche in Ucraina. Le nostre stalle sono fortemente dipendenti dal mais di cui Kiev è secondo Paese fornitore (700mila ton). Il granturco è, infatti, il principale ingrediente delle diete per gli animali (47%) ed è strategico nelle principali filiere nazionali dei prodotti zootecnici e bio-industriali.

La crisi in atto andrebbe a pesare su un prodotto che nell’ultimo biennio ha già subito un forte rialzo dei prezzi, che attualmente si attestano sui 186 euro/ton, in aumento del 24, 35% rispetto al 2021. A partire da agosto 2020 i prezzi del mais sono cominciati ad aumentare nei principali paesi esportatori (USA, Canada, Argentina, Ucraina, Brasile), raggiungendo il picco ad agosto 2021, a causa delle forti siccità e dalle alte temperature nei Paesi produttori, che hanno ridotto gli stock mondiali.

Cia è preoccupata perchè la situazione in Ucraina si aggiungerebbe ai rincari vertiginosi che stanno già impattando, pesantemente, sui costi di produzione di tutte le imprese agricole nazionali. I rialzi su mais rendono decisamente poco remunerativa la produzione di carne di qualità controllata -soprattutto dove ci sono contratti di filiera con le principali catene della Grande distribuzione- e mettono ko gli allevatori di vacche da latte che già sono in lotta per l’aumento di almeno 5 cent al litro sul prezzo del latte.

Sul mais l’Italia si trova, dunque, particolarmente esposta alle crisi internazionali e sconta la forte dipendenza dalle importazioni estere di questo cereale, passate in soli 10 anni dal 15 al 50%. Per frenare il trend, Cia auspica un maggior impegno da parte del Governo ad incentivare i contratti di filiera per un mais di filiera italiana certificata, in modo da migliorare l’integrazione fra produttori e imprese di trasformazione.

L’acuirsi delle tensioni preoccuperebbe anche sul versante russo, dove le sanzioni hanno già azzerato negli ultimi anni le esportazioni del vino Made in Italy.

 

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