Davos, i retroscena del vertice 2016
di Paola Serristori
Sotto la neve e tra le minacce dell'Isis sul vertice economico di Davos, imponenti sono le misure di sicurezza che accolgo i vertici della finanzia mondiale. Check point per le auto, cecchini sui tetti, uomini in mimetica, elicotteri che sorvolano la zona, uno spiegamento della polizia impressionante. Il prezzo del petrolio, ma in generale il cambio di passo dell'economia mondiale, sono i temi che preoccupano i partecipanti.
Si ascoltano istanze sulla “razionalizzazione” della produzione di greggio. Il rallentamento della domanda dei Paesi emergenti in primis la Cina, ma non solo ed eccesso di produzione dei beni di consumo sono al centro di questa edizione, che per molti versi prosegue il lavoro programmatico di Parigi a COP21, la conferenza sul surriscaldamento del clima organizzata dall'Onu. Si discute del cambiamento energetico, del prezzo del gas, della spinta alle nuove tecnologie. Ora bisogna far i conti con la revoca delle sanzioni economiche all'Iran, che può immettere sul mercato i suoi barili di petrolio.
E mentre le quotazioni continuano ad esser in picchiata, la Nigeria ha fatto sapere che può scendere sino a 9 euro al barile. Il mercato è cruciale anche per orientare gli investimenti. L'altra notizia di attualità, il peggiore prodotto interno lordo della Cina negli ultimi venticinque anni, resta nelle retrovie.
La valutazione prevalente è che la storia della Cina è in transizione, diminuisce il peso della manifattura e cresce la domanda di servizi. Ma anche questo determinerà una minore richiesta di energia ed i delegati di Davos interpretano la situazione corrente come una strategia di Pechino tesa ad orientare lo sviluppo economico, in linea con la posizione espressa nell'accordo contro il surriscaldamento globale della Terra. In definitiva, quello che appare già certo è che nel 2016 scenderà il prezzo del petrolio.