Economia

Draghi scuote l'Ue: "Deve crescere di più. Sì ai dazi contro la concorrenza"

di Redazione Economia

L’ex presidente della Banca Centrale europea ha ricevuto dal re Felipe VI di Spagno il premio europeo Carlos V

La scossa di Draghi all’Ue: "Deve crescere più rapidamente e meglio, sì ai dazi"

L’utilizzo dei dazi come una tra le possibili risposte alla concorrenza sleale nel commercio internazionale, la crescita degli investimenti digitali e green per rafforzare la competitività dell’Unione e la maggior cooperazione tra gli Stati membri: sono queste secondo l’ex presidente della Banca centrale europea Mario Draghi le chiavi per affrontare il futuro economico (e non solo) di Bruxelles. L’ex premier è intervenuto al Monastero di San Jeronimo de Yuste in Estremadura, dove ha ricevuto dal re Felipe VI di Spagna il Premio Europeo Carlos V.  "La terza risposta dovrebbe essere l'utilizzo di sussidi e tariffe per compensare gli ingiusti vantaggi creati dalle politiche industriali e dalle svalutazioni dei tassi di cambio reali all'estero. Ma se intraprendiamo questa strada, deve essere nell'ambito di un approccio generale pragmatico, cauto e coerente", ha aggiunto Draghi. Utilizzare i dazi non è però segno di protezionismo.

Non vogliamo diventare protezionisti in Europa, ma non possiamo rimanere passivi se le azioni degli altri minacciano la nostra prosperità. Anche le recenti decisioni degli Stati Uniti di imporre tariffe alla Cina hanno implicazioni per la nostra economia attraverso il riorientamento delle esportazioni. La sfida che dobbiamo affrontare è che, rispetto agli Stati Uniti, siamo più vulnerabili sia all'inazione sul commercio che alle ritorsioni”, ha sottolineato Draghi.

“Il paradigma che ci ha portato alla prosperità in passato era anche quello in cui il commercio mondiale era governato da regole multilaterali. Ma ora queste regole sono sempre meno vincolanti e le economie più grandi operano sempre più unilateralmente", ha spiegato Draghi. "La sfida che dobbiamo affrontare, ha rimarcato l’ex premier, è che, rispetto agli Stati Uniti, siamo più vulnerabili sia all'inazione sul commercio che alle ritorsioni. Il settore manifatturiero europeo impiega un numero di persone due volte e mezzo superiore a quello degli Stati Uniti. E più di un terzo del nostro Pil manifatturiero viene assorbito al di fuori dell'Ue, rispetto a circa un quinto degli Stati Uniti. Tuttavia, stiamo affrontando un'ondata di importazioni cinesi più economiche e talvolta tecnologicamente più avanzate. Al più tardi entro il 2030, si prevede che la capacità produttiva annuale della Cina per il solare fotovoltaico sarà il doppio del livello della domanda globale e per le celle a batteria sarà almeno pari al livello della domanda globale".

"Secondo una stima prudente, nel 2019 la Cina ha speso per la politica industriale circa il triplo della Germania o della Francia in percentuale del Pil e, in termini di dollari a Ppa, circa dieci volte più di entrambi i Paesi messi insieme. Nell'ambito di questa strategia industriale generale, la crescita dei salari cinesi non ha tenuto il passo con l'aumento della produttività nel tempo, mentre i tassi di risparmio rimangono elevati, lasciando i consumi delle famiglie ad appena il 44% del Pil", ha ancora ricordato Draghi.

Draghi: "Il report sulla competitività mira a un aumento della produttività" 

"La relazione al Presidente della Commissione europea delineerà una politica industriale europea che realizzi gli obiettivi fondamentali dei cittadini europei. Questa politica industriale mirerà soprattutto ad aumentare la produttività, a preservare la competitività delle nostre industrie nel mondo e la concorrenza all'interno dell'Europa. Essa mirerà a proseguire la decarbonizzazione della nostra economia, in modo da ridurre i prezzi dell'energia e aumentare la sicurezza energetica", ha detto Draghi. "L'obiettivo è quello di riorientare la nostra economia in un mondo meno stabile, in particolare sviluppando una capacità industriale di difesa e una politica commerciale all'altezza delle nostre esigenze geopolitiche, riducendo al contempo le dipendenze geopolitiche da Paesi su cui non possiamo più contare", ha sottolineato Draghi, incaricato da Ursula von der Leyen di stilare il report sulla competitività dell'Ue.

Draghi: "L'Ue deve crescere di più e meglio" 

"L'Ue dovrà crescere più velocemente e meglio. E il modo principale per ottenere una crescita più rapida è aumentare la nostra produttività. Dobbiamo anche far fronte a nuove esigenze: adeguarci ai rapidi cambiamenti tecnologici, aumentare la capacità di difesa e realizzare la transizione verde", ha segnalato Draghi. "La crescita della produttività europea sta rallentando da tempo. Dall'inizio degli anni 2000, il Pil pro capite a Ppa (cioè aggiustato per i prezzi interni) è stato inferiore di circa un terzo rispetto a quello degli Stati Uniti, e circa il 70% di questo divario è spiegato dalla minore produttività. La differenza di crescita della produttività tra le due economie è dovuta principalmente al settore tecnologico e alla digitalizzazione in generale. Se escludessimo il settore tecnologico, la crescita della produttività dell'Ue negli ultimi vent'anni sarebbe pari a quella degli Stati Uniti", ha ricordato l'ex premier italiano. "Ma il divario potrebbe aumentare ulteriormente con il rapido sviluppo e la diffusione dell'intelligenza artificiale. Circa il 70% dei modelli fondamentali di intelligenza artificiale viene sviluppato negli Stati Uniti e solo tre aziende statunitensi rappresentano il 65% del mercato globale del cloud computing. Per iniziare a colmare questo divario è necessaria una serie di azioni politiche. Prima di tutto, dobbiamo ridurre il prezzo dell'energia", ha spiegato Draghi.

Draghi: "Servono investimenti privati per green e digitale" 

"Il fabbisogno di finanziamenti per le transizioni verdi e digitali è enorme e, con uno spazio fiscale limitato in Europa sia a livello nazionale che, almeno finora, a livello europeo, dovrà essere fornito principalmente dal settore privato. Pertanto, dovremo anche mobilitare il risparmio privato su una scala senza precedenti, ben al di là di quanto possa fare il settore bancario. Il modo principale per raccogliere i fondi necessari sarà l'approfondimento dei mercati del capitale di rischio, delle azioni e delle obbligazioni", ha dichiarato l'ex premier. "Inoltre, nei settori in cui gli investimenti pubblici hanno grandi moltiplicatori, come la spesa per le reti o per la Ricerca & Innovazione, è probabile che l'emissione di più debito pubblico si autofinanzi. La semplificazione dei progetti europei di interesse comune e l'ampliamento della loro portata ne farebbero uno strumento efficace per aumentare gli investimenti nelle aree critiche", ha rimarcato l'ex numero uno della Bce.

Draghi: "Serve un mercato energetico europeo" 

"Dobbiamo ridurre prima di tutto il prezzo dell'energia. Dobbiamo costruire un vero mercato di energia per aumentare la produttività del continente. Abbiamo regole di mercato che non disaccoppiano nettamente il prezzo delle rinnovabili e nucleare dai prezzi più alti e più volatili dei combustibili fossili, impedendo a industrie e famiglie di cogliere appieno i benefici dell'energia pulita nelle loro bollette", ha detto Draghi. 

Draghi: "Per crescere serve una cooperazione inedita tra i 27" 

"Il mantenimento di alti livelli di protezione sociale e di ridistribuzione non è negoziabile. La lotta all'esclusione sociale sarà fondamentale non solo per preservare i valori di equità sociale della nostra Unione, ma anche per far sì che il nostro viaggio verso una società più tecnologica abbia successo", ha rimarcato Draghi. "Queste decisioni richiedono un grado ancora inedito di cooperazione e coordinamento tra gli Stati membri dell'Unione Europea", ha aggiunto. "Queste decisioni saranno anche importanti dal punto di vista politico e finanziario. E potrebbero anche richiedere un grado ancora inedito di cooperazione e coordinamento tra gli Stati membri dell'Unione Europea. Oggi questo passo appare scoraggiante. Tuttavia, sono fiducioso che abbiamo la determinazione, la responsabilità e la solidarietà per affrontarlo, per difendere la nostra occupazione, il nostro clima, i nostri valori di equità e inclusione sociale e la nostra indipendenza", ha concluso Draghi.

Draghi: "Io ottimista? Sono fiducioso sul futuro dell'Ue"

"Non ottimista bensì "fiducioso" rispetto al futuro della Ue, in un momento di grande cambiamento". Così si è detto Mario Draghi, rispondendo all'Ansa dopo aver ricevuto il premio Carlo V nel Monastero de Yuste. "Ottimista non è la parola giusta - ha osservato -, sono fiducioso che troveremo le energie, la solidarietà, la responsabilità per agire tutti insieme e affrontare questi anni che sono davanti con decisioni che sono urgenti, significative dal punto di vista finanziario e da un punto di vista politico ancora di più", ha rilevato. "Perché è un periodo di grandi cambiamenti quello che abbiamo davanti", ha aggiunto.

LEGGI ANCHE: Europee, Meloni si rafforza ma rischia l'isolamento in Ue. Punterà su Draghi?