Economia
E uscimmo a veder Stellantis: un inferno di ipocrisia
Tocca stare con Salvini, questa volta, che peraltro la pensa come Calenda e come molti altri: Stellantis deve chiedere scusa
E uscimmo a veder Stellantis: un inferno di ipocrisia
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Ora tutti scoprono che Stellantis, ovvero la Fiat, ovvero gli Agnelli ovvero Elkann hanno campato per decenni, facendosi un tesoro che manco dei re, con le nostre tasse. Cioè, con i soldi che tutti i cittadini, anche quelli che magari avevano le Dacia, che pagavano le casse integrazioni praticamente continue della Fiat, e poi con i soldi che tutti i cittadini, anche quelli che avevano la Ford, hanno speso per far comprare alle forze dell'ordine le Alfa Romeo, e poi con i soldi che tutti i cittadini, anche quelli che avevano le tedesche, hanno speso per i prestiti ultra agevolati voluti da Giuseppe Conte eccetera eccetera.
Il Governo Meloni ha detto quello che tutti pensano: ma perchè dobbiamo pagare noi per i conti di Fiat-Stellantis?
E poi, ovviamente, con i soldi di tutti quei cittadini che hanno comprato le Fiat, che a volte erano fenomenali, come la Panda, ma a volte erano degli immondi bidoni, tanto che in America hanno pure coniato una frase per tradurre Fiat (Fix it again, Tony: aggiustala di nuovo, Tony, tipico nome da meccanico). E tutto questo - ha straragione Calenda - con la complicità del gruppo editoriale che Elkann controlla, e che non ha detto niente mentre facevano carne di porco degli operai perché quel pericoloso governo fascistissimo di Giorgia Meloni semplicemente ha detto quello che tutti pensano da mille anni: ma perché dobbiamo pagare noi per i conti della Fiat ovvero di Stellantis, ovvero bla bla bla? Una complicità talmente smaccata che adesso pure i giornalisti di Repubblica e Stampa, che sono fior di professionisti, si sono rotti le balle.
Ed ora Stellantis dovrebbe chiedere scusa
Tocca stare con Salvini, questa volta, che peraltro la pensa come Calenda e come molti altri: Stellantis deve chiedere scusa. E dopo aver chiesto scusa lei, devono chiederlo tutti quei politici che hanno fatto della Fiat un bacino elettorale, così come era Alitalia eccetera eccetera. Ma la prima Repubblica è morta, e pure la seconda non si sente molto bene, è ora che se ne rendano conto un po' tutti. A partire da Tavares.