Economia
Efficientamento energetico, con le nuove aliquote meno sconti per caldaie e pompe di calore. L'allarme delle associazioni di settore
Il settore conta 12mila addetti con 2,5 miliardi fatturato. L'obiettivo comune delle associazioni di categoria è di non imporre ai cittadini oneri eccessivi legati all'adeguamento degli impianti domestici
Efficientamento energetico in crisi con le aliquote che scendono dal 65 fino al 36 per cento
Il cambio previsto il prossimo 1 gennaio delle aliquote delle agevolazioni fiscali per gli interventi di ristrutturazione e di efficientamento energetico scontentano in modo particolare le associazioni Assotermica e Assoclima che raggruppano i protagonista della filiera produttori di caldaie e di pompe di calore e sistemi di riscaldamento e raffrescamento in generale. Infatti sul fronte dell'efficientamento energetico l'aliquota scende dal 65 al 50 per cento per le prime fino al 36% per le seconde case.
"Non è possibile paragonare un sistema di riscaldamento, con l'Europa che preme per l'introduzione di sistemi elettrici, ossia pompe di calore, al posto delle caldaie a gas con il cambio di bidet e sanitari per il bagno- ha detto Maurizio Marchesini di Assoclima nel corso di un incontro nelle sede milanese di Vaillant- abbiamo cercato di far conoscere al governo la nostra posizione ma evidentemente non abbiamo fatto abbastanza". Il settore conta 12mila addetti con 2,5 miliardi fatturato. Federico Musazzi, segretario generale di Assoclima e Assotermica (federate in Anima Confindustria), ha sottolineato che la filiera termoidraulica è "una eccellenza italiana che vale ben un terzo del settore costruzioni". Inoltre, ha detto "questa è una decade decisiva che vede obiettivi di taglio delle emissioni molto importanti e il settore edilizia e impiantistica viene visto decisivo dato che gli edifici utilizzano il 40% dell' energia utilizzata in Europa". Il vero problema è che i sistemi ibridi con pompe di calore ad alta efficienza che permettono di sostituire le normali caldaie a gas, per riscaldamento e produzione di acqua calda sono ancora molto costosi e comportano una installazione complessa. E dunque senza incentivi di sorta l'installazione sul fronte residenziale viene visto molto difficile.
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“Rappresentiamo un settore molto importante e alla politica chiediamo consapevolezza, che è anche responsabilità comune- ha detto Giuseppe Lorubio di Assotermica - L’industria ha tutto l’interesse a cavalcare la transizione energetica, ma deve poterlo fare in uno scenario stabile. La direttiva Case Green e le linee guida condivise dalla Commissione Europea stabiliscono l'obbligo di cancellare dal 2025 gli incentivi all’installazione di nuove caldaie alimentate da combustibili fossili, a meno che non siano parte di sistemi ibridi. La caldaia rimane dunque l’unica tecnologia in grado di soddisfare in Italia i requisiti di risparmio energetico stabiliti dall’Europa, il suo ruolo continuerà a essere rilevante ancora a lungo".
L'obiettivo comune delle associazioni di categoria è di non imporre ai cittadini oneri eccessivi legati all'adeguamento degli impianti domestici considerando che in Italia un edificio su due rientra in classi energetiche non efficienti come la F e la G. Per questo motivo è stata chiesta anche la collaborazione di Arera, ossia l'Autorità per l'energia, al fine di proporre tariffe elettriche che possano indurre i cittadini alla scelta di un sistema ibrido (caldaia a gas e pompa di calore) o solo elettrico con la pompa di calore. Secondo un rappresentante di Arera, Emanuele Regalini presente all'incontro, una strada percorribile potrebbe essere il coinvolgimento delle utilities che potrebbero fornire agli utenti sistemi di riscaldamento più efficienti con una sorta di leasing o noleggio pluriennale.