Economia

Elezioni 2018 flat tax
I segreti della tassa che spacca l’Italia

Antonio Amorosi

Elezioni politiche 2018, perché la flat tax sta spaccando la campagna elettorale. Al 15% come dice Salvini funziona. Al 20 come dice Berlusconi non funziona

 

La flat tax sta spaccando le elezioni politiche e potrebbe davvero rivoluzionare l'Italia: la cosiddetta tassa piatta da applicare ai redditi e alle imprese, per ridurre drasticamente la pressione fiscale, aumentare significativamente la liquidità a disposizione e incrementare consumi e investimenti. L'Italia potrebbe diventare un luogo in cui è più semplice lavorare e aprire aziende. 

In queste ore tre leader si sono espressi sul tema con posizioni opposte o differenziate: Matteo Renzi, Silvio Berlusconi e appunto Matteo Salvini.

Ma la flat tax, almeno in questa fase storica, è soprattutto il cavallo di battaglia in campo economico di Matteo Salvini. Gli è stata proposta dallo studioso di economia Armando Siri.

Vediamo cos'è e quali sono i suoi segreti

 

 

 

ELEZIONI 2018, COS'È LA FLAT TAX E QUALI SONO I SUOI PRINCIPI

 

La flat tax è uno schema fiscale che vede l'applicazione di un'unica imposta sui redditi di persone e aziende. Per questo si chiama tassa piatta ed è molto più bassa di quelle attualmente in vigore in Italia (andrebbe dal 15% al 23%). Nasce da un'idea del premio nobel per l'economia l' americano Milton Friedman. E' stata già proposta in Italia da Silvio Berlusconi nel 1994 e precisamente dal professor Antonio Martino, allievo di Friedman, ma senza essere applicata.

Per Salvini e Siri della Lega nord va adottato in modo secco al 15%. Per Berlusconi di Forza Italia al 20%. Per Renzi del Pd invece è solo iniqua.

 

La flat tax parte dall'idea che i principi classici della tassazione sono sbagliati.

All'inizio degli stati liberali le imposte nascevano con l'idea che il cittadino “più ricco” dovesse pagare di più, in modo da compensare i privilegi naturali dati dalle rendite. I cosiddetti “ricchi”, al tempo, erano i proprietari terrieri o i grandi industriali. Mentre i poveri erano braccianti e operai. Ma da allora la società ha subito profonde trasformazioni, modificando le modalità di formazione del reddito. Si è creata al contempo una classe media che è diventata l'ossatura della società, sostituendo la classe operaia e quella contadina. Oggi qualsiasi reddito è frutto del proprio lavoro e solo per un'estrema minoranza figlio di rendite.

Le ultime dichiarazione dei redditi in Italia ci dicono che su 40 milioni di contribuenti solo 31.000 dichiarano più di 300.000 euro l'anno di reddito lordo, arrivano invece a 400.000 quelli che sfiorano i 100.000 euro. Quindi i redditi sono principalmente sotto questa soglia. In più come sostiene il centro di ricerca della Cgia di Mestre la tassazione delle imprese tra imposte dirette e indirette raggiunge anche il 64,8% sui profitti (su elaborazione dei dati della Banca mondiale), percentuale che mette il nostro Paese al primo posto fra tutti quelli dell’area euro. Ed è facile capire come qualsiasi investitore sia più propenso ad investire altrove, dove la tassazione è più bassa. Con la crisi economica poi si sono ridotti drasticamente coloro che in Italia avevano redditi alti. Lo stato di salute del Paese resta tutt'ora pessimo, anche a causa della forte recessione che ci ha fatto perdere 10 punti di Pil. Un sistema burocratico asfissiante fa il resto.

Nel libro Flat tax, edito da Passaporta, Armando Siri spiega come con la sua proposta lo Stato in un anno avrebbe mancate entrate complessive (tra persone e imprese) per 63 miliardi di euro. Liquidità però che resterebbe nelle tasche di famiglie e delle imprese stesse che aumenterebbero la domanda interna e la capacità di investimento. Oltre a procurare una semplificazione drastica di tutta la burocrazia a monte. Infatti come sosteneva Margaret Thatcher “più grande è la fetta presa dallo Stato, più piccola sarà la torta a disposizione di tutti”: una vera rivoluzione copernicana per un Paese come l'Italia, profondamente catto-comunista.

Ma i vantaggi e i benefici della flat tax non si riducono alla crescita economica. Tagliando le imposte si stimolerebbe il lavoro così come l'emersione dei redditi in “nero”, in quanto pagando tasse minime tutti i contribuenti sarebbero più disponibili a versarle al fisco, considerandole più giuste. Vi sarebbe cioè una riduzione dell'evasione e dell'elusione fiscale. Per chi non paga sono previste sanzioni molto dure, anche la galera nei casi più gravi.

L'applicazione della flat tax, nei Paesi in cui è in vigore, ha portato ad un aumento considerevole del gettito fiscale e all'emersione potente dei redditi in nero.

 

 

 

ELEZIONI 2018, RENZI, BERLUSCONI E SALVINI. PERCHÉ LA FLAT TAX FUNZIONA AL 15%

 

Nel dibattito sulla Flat Tax si è inserito poche ore fa il segretario del Pd Matteo Renzi sostenendo che “toglie ai poveri per dare ai ricchi”. Per i democratici è costosa e iniqua: avvantaggerebbe i redditi più alti. Dello stesso avviso il ministro dell'Economia Pd Pier Carlo Padoan: “La flat tax non è sostenibile. Capisco che dire che si farà la flat tax susciti entusiasmo. Ma ci sono due aspetti da considerare: primo, diteci dove trovate le decine e decine di miliardi che servono a coprire la flat tax. Secondo, diteci come si evita che la flat tax produca un risultato ben noto, cioè quella di essere regressiva, ovvero di avvantaggiare i più ricchi”.

Poche ore fa Silvio Berlusconi inizialmente orientato ad applicare un'aliquota del 23% è passato al 20%: “Vogliamo cancellare il complicatissimo sistema attuale di aliquote differenti, di deduzioni, di detrazioni e sostituirlo con un’aliquota unica del 20%. Ogni italiano, persona e azienda, pagherà il 20% di quello che guadagna, non un euro di più, non un euro di meno. L'avevo proposta nel 1994.

Da allora 38 paesi l’hanno adottata tutti con ottimi risultati. Il primo Hong-Kong e poi proprio nel 1994 Estonia, Lituania, Lettonia, ecc (è stata applicata anche in Paesi come la Repubblica Ceca, la Russia e alcuni Cantoni svizzeri, ndr). Perché abbiamo calcolato che così non sarà messo in pericolo l’equilibrio dei conti pubblici, e quindi l’Europa non potrà sollevare obiezione alcuna. Abbiamo previsto per i pensionati e per chi guadagna meno una No-Tax area per i primi 13.000 euro di reddito annuo. Questo significa che chi guadagna al di sotto di 13.000 euro l’anno non pagherà nessuna tassa, chi ne guadagna per esempio 15.000 pagherà le tasse solo su 2000 e così via. Viene rispettato così il principio di progressività stabilito dalla Costituzione, ma anche dal buon senso, per il quale i più ricchi pagano di più, non solo in cifra assoluta, ma anche in percentuale al loro reddito”.

Per Siri e Salvini, invece la flat tax va adottata al 15 %, con una No-Tax area ferma a 7000 euro, più una deducibilità di 3000 euro per ogni componente del nucleo familiare. Ora i 13.000 euro di No-Tax area proposti da Berlusconi cambiano il quadro. Ma al di là delle varie ipotesi tecniche o elettorali per una reale efficacia della flat tax dovrebbero essere applicati i principi base sopra esposti e non venire aumentate le tasse locali o inventate di nuove, al fine di compensare un eventuale mancanza di gettito.

 

 

 

ELEZIONI 2018, FLAT TAX: ECCO COME FUNZIONA

 

Ecco l'esempio di flat tax raccontato da Siri e Salvini, per una famiglia monoreddito con moglie e figlio a carico.

Reddito ipotizzato € 23.000

 

 

Tassazione con il sistema attuale

 

Reddito ipotizzato € 23.000

(€ 15.000 tassati al 23%= € 3.450) + ( € 8.000 tassati al 27% = €2.160) = € 5.610 (totale imposta lorda)

€ 5.610 - € 2.720 (detrazione d'imposta) = € 2.890 (imposta da pagare)

 

 

Tassazione con la flat tax al 20%

Reddito ipotizzato € 23.000

Deduzione fissa di € 3.000 x 3 componenti (tutti i componenti del nucleo familiare) = 9.000 €

Reddito ipotizzato. € 23.000 - € 9000 = € 14.000 (imponibile netto)

Imponibile netto x 20% = imposta da pagare. € 14.000 x 20% = € 2800 (imposta da pagare)

 

 

Tassazione con la flat tax al 15%

Reddito ipotizzato € 23.000

Deduzione fissa di € 3.000 x 3 componenti (tutti i componenti del nucleo familiare) = 9.000 €

Reddito ipotizzato. € 23.000 - € 9000 = € 14.000 (imponibile netto)

Imponibile netto x 15% = imposta da pagare. € 14.000 x 15% = € 2100 (imposta da pagare)

 

 

La flat tax al 15% appare come la più conveniente per il contribuente, dando così maggior margine di liquidità disponibile per il mercato interno dei consumi. Con le conseguenze generali sopra dette.