Economia

Elkann lascia Giovanni Agnelli bv, cambio ai vertici della cassaforte di Exor

di Redazione Economia

Il rampollo lascia la presidenza della società che possiede il 52% di Exor, holding della famiglia e fulcro dell'impero economico

Tra i consiglieri “di famiglia” vengono confermati Benedetto Della Chiesa e Luca Ferrero de Gubernatis Ventimiglia e fanno il loro esordio nella cassaforte Alexandre von Fürstenberg, Niccolò Camerana e Filippo Scognamiglio (managing director di Bcg-Boston Consulting Group). Sono invece usciti dal board il general counsel di Exor Florence Hinnen e, tra i famigliari, Alessandro Nasi e Tiberio Brandolini D’Adda, oltre allo stesso Elkann.

È anche vero che la Giovanni Agnelli Bv si è dotata da qualche anno di un “consiglio di famiglia”, un organo consultivo allargato, non deliberativo, nel quale sono presenti tutti i rami famigliari della dinastia Agnelli, che ormai è alla quinta generazione e conta oltre cento azionisti.

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Gli azionisti

Come scrive MilanoFinanza, la compagine degli azionisti vede in testa il “gruppo Giovanni Agnelli” con il 37,96%, poi gli eredi di Maria Sole (12,32%) e di Umberto (11,85%), quindi di Giovanni Nasi (8,75%), di Laura Nasi-Camerana (6,52%), i Brandolini D’Adda (5,67%), di Susanna Agnelli-Rattazzi (4,81%), i Nasi-Ferrero (3,47%), di Emanuele Nasi (2,58%), i Furstenberg (0,27%), gli eredi di Umberta Nasi (0,001%) e il resto tra Fondazione Agnelli (0,95%) e azioni proprie (4,86%).

Oltre alla quota di maggioranza nella holding, Elkann continua in ogni caso a tirare le fila attraverso il suo ruolo di amministratore delegato di Exor, che è la vera macchina degli investimenti e quella che produce i dividendi da far risalire attraverso la Giovanni Agnelli Bv a tutti i parenti. Ogni anno Exor stacca circa 100 milioni di euro di cedole, che per il 52% arrivano alla holding e poi via via vengono distribuiti.

Le ragioni? Secondo chi conosce da vicino le vicende di Exor, sono da ricercare nella necessità di Elkann di concentrare gli sforzi sulle aziende operative: Exor (di cui è ceo), Stellantis e Ferrari (delle quali è presidente) e l’Institut Mérieux, di cui è consigliere e che rappresenta la maggiore acquisizione di Exor nella salute prima di Philips. Anche perché, come emerge dall’intervista concessa lunedì 28 al Financial Times, il gruppo ha l’esigenza di stringere lo sconto tra la quotazione di Borsa (ad Amsterdam) e il nav della società, oggi al minimo storico a circa il 45%.