Economia

Enel, utile netto a 3,29 mld euro, +14,1% nei primi nove mesi dell'anno

Il progressivo stop al carbone si fa sentire sul risultato dei primi nove mesi del 2019 dell'Enel: ma non sui ricavi e sull'utile netto ordinario, valore sul quale il gruppo elettrico calcola il dividendo, che sono robusti e in crescita. Nel periodo gennaio-settembre il risultato netto ha registrato un calo del 73% a 813 milioni di euro, "per effetto essenzialmente dell'adeguamento di valore effettuato su taluni impianti a carbone".

Si tratta, in sostanza, di svalutazioni di asset necessarie nel percorso di decarbonizzazione che l'azienda sta perseguendo con convinzione e che punta a ridurre del 70% le emissioni dirette di gas a effetto serra per kWh entro il 2030, rispetto ai valori del 2017: in particolare, stando alle slide distribuite in occasione della conference call, questi "adeguamenti del valore" registrato su alcune centrali a carbone sono stati pari a 4,2 miliardi di euro, di cui 2,1 in Italia, 1,6 nella penisola iberica, 0,1 in Russia e 0,4 in Cile.

I ricavi sono invece aumentati del 3,4% a 57,1 miliardi: l'incremento e' principalmente attribuibile alle attivita' di infrastrutture e reti, in particolare in America Latina, per il contributo di Enel Distribuicao Sao Paulo in Brasile e per la risoluzione di temi regolatori pregressi in Argentina, nonche' alle attivita' di generazione termoelettrica e trading, prevalentemente in Italia. L'utile netto ordinario, sul quale si basa il calcolo del dividendo, e' anch'esso in crescita del 14,1% a 3,3 miliardi di euro.

Per gli azionisti del gruppo elettrico la cedola, quindi, e' gia' in cassaforte: il cda ha infatti deliberato un acconto pari a 0,16 euro per azione (+14,3%). In aumento, pero', e' anche il debito, cresciuto del 13,2% a 46,5 miliardi di euro "principalmente per effetto degli investimenti del periodo, del pagamento dei dividendi, dei tassi di cambio sfavorevoli e per la prima applicazione dell'Ifrs 16". Si tratta di risultati positivi, secondo l'a.d. Francesco Starace: in prospettiva, ha commentato, "la crescita operativa, il continuo lavoro sulle efficienze e la semplificazione della struttura societaria ci pongono nelle condizioni migliori per superare il target annuale di Ebitda ordinario consolidato portandolo a circa 17,8 miliardi di euro e per raggiungere un utile netto ordinario consolidato di circa 4,8 miliardi a fine 2019".

A breve termine, pero', c'e' quella che ancora rappresenta un'incognita per le societa' elettriche attive in Italia, vale a dire la completa liberalizzazione del mercato in agenda per luglio 2020: mancano poco piu' di sei mesi, dunque, ma le modalita' ancora non sono note.

Su questo, ha spiegato il direttore finanziario, Alberto De Paoli, "le discussioni stanno cominciando adesso, siamo a uno stadio molto preliminare. E' chiaro che a partire da adesso sei mesi non sono un periodo cosi' lungo per discutere e decidere come aprire il mercato". L'altro grande tema sul tavolo, cioe' una eventuale forma di integrazione di Open Fiber con la rete di Tim, non sembra aver registrato passi avanti: "Sappiamo che ci sono rumors di processi in corso per cercare di comprare la societa': noi non siamo coinvolti in alcun processo di vendita, quindi per noi sono solo rumors", ha tagliato corto De Paoli.