Economia
Ex Ilva, domanda ko fino al 2022. I numeri che danno ragione a Mittal
La domanda di acciaio, già penalizzata dai dazi introdotti dagli Usa nel 2018, resterà al di sotto dei livelli dello scorso anno almeno per un paio d’anni
Altri 3.200 esuberi, produzione annuale destinata a non superare i 6 milioni di tonnellate annue, investimenti rinviati a partire dall’altoforno 5 (se mai sarà possibile e conveniente riavviarlo, essendo ormai spento da 5 anni). Più che un “aggiornamento” del piano industriale quello di ArcelorMittal sembra la classica proposta fatta per indurre la controparte, ossia il governo italiano, a rompere e sfilarsi da una situazione fattasi mesi dopo mesi sempre più spinosa. Ma come si è giunti all’ennesimo braccio di ferro sul futuro dell’ex Ilva?
Mentre Boston Consulting Group è al lavoro per verificare “numero per numero” le tesi di ArcelorMittal sulla crisi del mercato dell’acciaio (peraltro basate sullo scenario elaborato un altro “big” della consulenza mondiale, McKinsey) ed eventualmente confutare il nuovo piano, è utile ripercorrere come sia cambiata la situazione di ArcelorMittal dal momento della presentazione dell’offerta vincente per l’ex Ilva ad oggi. Quando Am Ivestco Italy (la cordata costituita da Arcelor Mittal e dal gruppo Marcegaglia) nel giugno 2017 vinse la gara per l’ex Ilva battendo la cordata concorrente Acciaitalia (composta da un altro gruppo indiano, Jindal, oltre a Cdp, Arvedi e Leonardo Del Vecchio tramite Delfin), lo fece grazie a un’offerta di 1,8 miliardi ritenuta migliore per prezzo, impatto ambientale e occupazionale.
All’epoca si prevedeva che l’organico calasse nell’arco del piano da 9.407 addetti nel 2018 (rispetto ai 14.200 dipendenti dell’amministrazione straordinaria) a 8.480 occupati costanti, mentre la produzione avrebbe dovuto salire dai 6 milioni di tonnellate previste per il 2018 a 8 milioni di tonnellate (grazie in particolare al raddoppio della produzione di laminati a caldo, da 2 a 4 milioni di tonnellate annue), grazie a investimenti per 2,3 miliardi di euro.
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