Economia

Ex Ilva, Re David ad Affari:"Non solo Covid.Mittal e Governo battano un colpo"

di Andrea Deugeni

Le critiche all'esecutivo: "Con ArcelorMittal non ha nemmeno diffuso ufficialmente testo e allegati dell'accordo che ha consentito di evitare il contenzioso"

Dopo la riscrittura a marzo del contratto per la cessione degli stabilimenti dell’ex Ilva che ha consentito ad ArcelorMittal di evitare il pesante contenzioso con il Governo per aver disdettato nel 2019 i precedenti accordi sull'ex Ilva, la situazione a Genova e a Taranto è degenerata. La trattativa sindacale con ArcelorMittal che doveva essere chiusa il 31 maggio non è mai partita.

La produzione di acciaio è stata ridotta al minimo, gli investimenti per l’ambientalizzazione sono stati bloccati, gli impianti sono in stato di quasi abbandono, il piano industriale non è mai stato varato e i dirigenti ArcelorMittal latitano. Cosa sta succedendo? Affaritaliani.it lo ha chiesto a Francesca Re David, segretaria generale della Fiom-Cgil che fa il punto della situazione prima dell'incontro di lunedì con l'azienda al Ministero dello Sviluppo economico. 

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Da ArcelorMittal arrivano segnali di progressivo disimpegno. Che sta succedendo veramente a Taranto? 
“L'amministratore delegato di ArcelorMittal Italia continua a riaffermare la volontà del gruppo di rispettare impegni e vincoli assunti, ma la gestione ordinaria va esattamente in direzione opposta, di un possibile disimpegno, peraltro, senza nemmeno l'ombra di un ordinato sistema di relazioni industriali. Quello che sta succedendo a Taranto, ma in realtà anche sugli altri siti industriali di Genova e Novi Ligure, non è l'effetto di un evento inedito ed imprevedibile come il Covid-19".

E cos'è?
"E' una condizione che deriva dalla scelta di ArcelorMittal di lavorare sull'obiettivo di stabilizzare il costo fisso per tonnellate di acciaio prodotto, agendo fondamentalmente, sul costo del lavoro, sulla riduzione delle spese per manutenzioni ed azzerando le spese in conto capitale per gli investimenti: più cassa integrazione per tutti, nessun investimento. Una strategia industriale non particolarmente sofisticata”. 

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Cos'è successo da marzo quando è stato riscritto il contratto per la cessione degli stabilimenti dell’ex Ilva? E’ vero che il Governo sta già pensando alle penali da chiedere al colosso franco-indiano dell’acciaio? 
“Cosa sia successo da marzo occorre chiederlo al Governo e ad ArcelorMittal dato che non hanno nemmeno diffuso ufficialmente il testo e gli allegati dell'accordo che ha consentito di evitare il contenzioso giudiziario”.

Lunedì il ministro dello Sviluppo, Stefano Patuanelli, vi ha convocati, assieme ad ArcelorMittal Italia per affrontare il tema. Cosa chiederete? E se gli indiani dovessero ufficializzare il loro disinteresse?
“Chiederemo che si apra un tavolo nazionale sul piano industriale, sugli assetti societari, sulle prospettive tecnologiche ed industriali del gruppo, sulle dinamiche generali del settore siderurgico in Italia. E' bene ricordare che la cassa integrazione straordinaria può attivarsi solo a valle di un accordo sul piano industriale e che ArcelorMittal non ha disponibilità di cigo nel quinquennio. Per quanto ci riguarda noi abbiamo firmato un accordo sindacale che prevede piena occupazione, non siamo disponibili a metterlo in discussione”.

@andreadeugeni