Economia
Ex Ilva, sindacati, mobilitazione per sbloccare vertenza
Arcelor Mittal: sindacati,stato di agitazione per sblocco vertenza
Ex Ilva, sindacati, mobilitazione per sbloccare vertenza
Su ArcelorMittal, ex Ilva, i sindacati nazionali Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm hanno indetto "stato di agitazione e mobilitazione per sbloccare vertenza". Per i sindacati metalmeccanici, "gli impianti viaggiano al minimo (quei pochi che riescono ancora a marciare) ormai da lunghi mesi. L'ex gruppo Ilva chiudera' l'anno con una produzione al di sotto dei 4 milioni di tonnellate (minimo storico)". Inoltre, dicono le sigle, "il ritardo del pagamento dei servizi offerti dalle ditte dell'indotto ad ArcelorMittal e' ormai diventato strutturale ed ha gia' prodotto il fallimento di tante aziende, con perdita di tantissimi posti di lavoro, ed il possibile fallimento di altre imprese". Mentre, si aggiunge, "la mancata realizzazione degli investimenti previsti dal piano industriale ha "logorato" gli impianti abbassando la qualita' dei prodotti ed ha reso insicuri i luoghi di lavoro in tutti gli stabilimenti del gruppo. Alcuni "gravi" incidenti avvenuti nei giorni scorsi - sottolineano Fim, Fiom e Uilm nazionali - sono un chiaro segnale dello stato dell'arte degli impianti". Per i sindacati metalmeccanici, "e' stato disatteso l'impegno assunto con l'accordo di settembre 2018 di non procedere con l'utilizzo della cassa integrazione ordinaria nel periodo ante Covid, applicando un taglio di produzione in Italia superiore agli altri effettuati negli altri stabilimenti europei del gruppo ArcelorMittal. I lavoratori - affermano i sindacati - stanno pagando un prezzo altissimo nonostante il senso di responsabilita' dimostrato anche nel periodo di massima diffusione del Covid assicurando la marcia degli impianti "essenziali" ". "Tutto questo - proseguono Fim, Fiom e Uilm - sta determinando un livello insostenibile di esasperazione, malessere e di tensione. I danneggiamenti verificati di recente (su cui si attendono gli esiti delle indagini in corso da parte delle autorita' competenti per accertarne le origini) sono un pessimo segnale da tenere in considerazione" sottolineano le sigle di categoria. A cio' si aggiunge, per le federazioni metalmeccaniche, "il degrado delle relazioni sindacali" con "l'impossibilita' di confrontarsi con l'azienda per trovare soluzioni per attenuare gli effetti della crisi e per dare le necessarie risposte alle preoccupazioni sul futuro dei lavoratori".
"Le segreterie nazionali Fim, Fiom, Uilm - si sostiene - tornano a chiedere, a poco piu' di due mesi dalla possibile riconsegna dell'ex gruppo Ilva da parte di ArcelorMittal a seguito del pagamento di una esigua penale di 500 milioni (se non si raggiungera' un accordo con il governo), una convocazione urgente da parte del ministro Patuanelli non potendo accettare che il futuro dell'intero gruppo ArcelorMittal ex Ilva, resti senza una prospettiva certa". "In questi mesi - sostengono - abbiamo assistito a trattative fantasma tra azienda, Governo, Invitalia, di cui non e' mai stato dato atto ai lavoratori e alle organizzazioni sindacali". Per Fim, Fiom e Uilm, "si continua a ribadire che ci si confronta sull'accordo del "4 marzo" che, nonostante le nostre richieste di poterne discutere o quantomeno conoscere i contenuti, resta per noi solo un titolo da nota stampa". LRibadiamo intanto che per noi l'unico accordo dal quale si deve ripartire e' quello del 6 settembre 2018. Unico accordo - concludono Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm nazionali - in grado di rispondere alle prospettive industriali ed ambientali, degli stabilimenti di tutto il gruppo per la realizzazione di un'acciaieria eco-compatibile".