Economia

Ex Ilva, Urso: "L'acciaieria non regge più". Ipotesi controllo pubblico subito

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy accelera per far salire la quota di Invitalia al 60%, senza aspettare il 2024

Ex Ilva, si accelera per riprendere il controllo pubblico: Invitalia al 60%

Sono in arrivo novità importanti per l'ex Ilva di Taranto, ora diventata Acciaierie Italiane, ma con ancora il controllo di Arcelor Mittal. Il governo - si legge sulla Stampa - accelera sul controllo pubblico dell’ex Ilva e stringe la presa sulla raffineria Lukoil di Priolo, in provincia di Siracusa. Per le Acciaierie d’Italia il cambio di governance - oggi a maggioranza Arcelor Mittal - potrebbe arrivare prima del 2024, mentre nel caso dello stabilimento siciliano che fornisce oltre il 20% della benzina utilizzata nel Paese, i tempi sono più stretti: lunedì 5 dicembre scatta l’embargo sul petrolio russo, l’unico raffinato a Priolo. A dettare la linea è il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso: "La produzione dell’ex Ilva, di Acciaierie d’Italia, non è in condizione di poter reggere uno stabilimento e una produzione siderurgica come quella che l’Italia merita», ha scandito il ministro.

In queste settimane - prosegue La Stampa - il titolare di Via Veneto ha incontrato sindacati, sindaci e governatori: "Li ho ascoltati e abbiamo condiviso alcuni strumenti perché lì c’è bisogno di riequilibrare la governance", ha spiegato. La linea è chiara: lo Stato ha già investito nell’ex Ilva "molto denaro" e lo farà ancora, con le risorse del Pnrr per la transizione e con l’aumento di capitale previsto dall’Aiuti bis. Si tratta di due miliardi che - dice Urso - «abbiamo il dovere di sapere come saranno spesi». Se non ci fosse trasparenza, l’esecutivo potrebbe prendere il controllo della società. Si potrebbe forse pensare a un anticipo della già prevista salita del socio pubblico Invitalia al 60% di Acciaierie, rinviata proprio a maggio di quest’anno al 2024.