Economia

Export, 23mila imprese italiane nei guai per i dazi di Trump: quasi 90 mld a rischio

Il rapporto Istat: "Le tensioni commerciali con gli Usa hanno un effetto considerevole"

di redazione economia

Export, migliaia di posti di lavoro a rischio in Italia con i dazi di Trump

La data del 2 aprile si avvicina e aumentano i timori per le minacce di Trump di imporre dazi all'Europa, non solo su acciaio e alluminio, ma anche su una serie di altri prodotti, arrivando a spingersi fino a tasse del "200% su vini e champagne" in risposta ai possibili dazi sul whisky indicati da Bruxelles. Tra gli Stati più esposti in questo senso c'è sicuramente l'Italia, le aziende del nostro Paese capaci di muoversi sui mercati esteri si stanno scoprono anche fragili.

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Il rapporto sulla competitività dei settori produttivi pubblicato dall’Istat - riporta La Stampa - svela che 23 mila imprese sono considerate vulnerabili all'export. Per aziende vulnerabili alla domanda estera si intendono quelle concentrate geograficamente in pochi mercati di sbocco e su pochi prodotti, e che hanno una quota rilevante del proprio fatturato legato alle esportazioni. Una guerra commerciale fatta di dazi e contro dazi potrebbe compromettere la loro esistenza.

 

L’Istat - prosegue La Stampa - ricorda che le tensioni tra Ue e Usa "rivestono un’importanza considerevole per l’Italia, perché negli ultimi quindici anni la crescita del nostro sistema produttivo è stata sostenuta prevalentemente dalla domanda estera, a fronte di una domanda interna debole o stagnante. Negli ultimi anni, in particolare, l’Italia ha orientato i propri flussi di export verso i mercati extra-Ue, soprattutto quello statunitense". Queste 23 mila imprese, pur non essendo tante, non sono da considerare irrilevanti. Infatti impiegano 415 mila addetti e generano il 3,5% del valore aggiunto (36 miliardi di euro) e il 16,5% dell’export totale che equivale a 87 miliardi.

Secondo il presidente dell’Istat Francesco Maria Chelli "nessun Paese europeo è in grado di affrontare i conflitti commerciali e contrastarli pienamente da solo, perché ciò richiederebbe un intervento di bilancio strutturale dell’Unione europea in modo coordinato tra i Paesi".

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