Economia
Ferragamo, Missoni, Biagiotti: con Norsa riparte il risiko del lusso
Il polo italiano dei luxury brand (con Fsi in regia): la borsa ci crede
Michele Norsa, ex top manager per Marzotto, Benetton e Sergio Tacchini, oltre che ex direttore generale e poi Ceo di Valentino Fashion Group, dal 2006 al 2016 già direttore generale e amministratore delegato di Ferragamo, torna sul ponte di comando del gruppo del lusso italiano (di cui era rimasto strategic advisor) coi galloni di vice presidente esecutivo, ottenendo i poteri in precedenza esercitati dal presidente Ferruccio Ferragamo e in borsa il titolo decolla, riavvicinandosi di prepotenza ai 13 euro per azione (+14%) dopo aver già recuperato un 7% nelle ultime 5 sedute di borsa, riducendo così appena sotto il 45% le perdite rispetto a un anno fa.
Un attestato di grande apprezzamento per un manager considerato tra i più validi del settore, sicuramente, ma non solo. Norsa al momento è Industrial Partner del Fondo Strategico Italiano (Fsi) e siede nei Cda di Biagiotti group (come vice presidente) e Missoni (anche qui come vice presidente). Nel caso di Missoni in particolare, Norsa è stato il fautore dell’ingresso di Fsi nel capitale, avvenuto nel 2018 con l’acquisizione del 41,2% attraverso la sottoscrizione di un aumento di capitale riservato da 70 milioni (la famiglia Missoni è rimasta socia al 58,8%).
Maurizio Tamagnini, amministratore delegato di Fsi che tra i suoi principali sottoscrittori vede (col 39%) Cdp Equity, holding d’investimento di Cassa depositi e prestiti dotata di un patrimonio di 2,9 miliardi (investito anche tramite Fondo Italiano d’investimento, F2i, QuattroR e Fondo Nazionale Innovazione), aveva all’epoca spiegato: “Abbiamo investito in Missoni perché crediamo sia una straordinaria opportunità per accompagnare un marchio del lusso e dell’esclusività italiana alla leadership globale”.
Leadership che potrebbe ancora meglio emergere se Fsi desse vita a un polo del lusso italiano di cui faccia parte anche Ferragamo, sembrano pensare gli investitori e, pur con qualche distinguo, i principali broker di Piazza Affari. Jefferies ad esempio spiega: la nomina di Norsa, “a nostro giudizio in tutto e per tutto un Ceo, tranne che formalmente”, implica “un ripensamento strategico delle priorità, tanto per il brand quanto per la famiglia Ferragamo” e visto che “di fatto” Ferruccio Ferragamo ha fatto “un passo indietro, riteniamo ragionevole pensare che tutte le opzioni siano sul tavolo al momento”.
Dove per “tutte” si intendono anche voci di fusioni e acquisizioni che periodicamente si riaccendono sul gruppo. Il patto di sindacato tra parte della famiglia (al 54,3%) e l’uomo d'affari di Hong Kong Peter Woo (che tramite i veicolo finanziario MHL ha il 6% del capitale), ricorda Citigroup, “scade il 29 giugno prossimo con opzione di rinnovo triennale”. La nomina di Norsa per gli esperti “ha senso data la sua esperienza”, ma al tempo stesso “il ritorno di un ex-Ceo è piuttosto inusuale e potrebbe accendere speculazioni sulla futura struttura del management e dell’azionariato”.
Che siano vere o meno le ipotesi di un futuro ingresso di Ferragamo nell’orbita di Fsi/Cdp, anche Equita Sim ritiene che “il ritorno di Norsa, benché dettato da esigenze contingenti di business, possa eventualmente fare da apripista ad un progetto”, a medio termine e che vedrebbe Fsi candidarsi a “possibile aggregatore nel settore, per costituire un polo italiano del lusso” puntando dopo Missoni ad entrare nel capitale anche di Ferragamo. Tutte rose e fiori per il gruppo fiorentino, il cui titolo dovrebbe tra l’altro uscire dall’indice Ftse il 22 giugno prossimo, sostituito da Inwit? Al riguardo c’è maggiore prudenza.
Equita parla di “bassa visibilità del settore e di Ferragamo in particolare” e consiglia prudenza “data la fase di transizione del marchio e l’elevata esposizione al turismo (10% del fatturato nel travel retail)”. Mentre Websim nota che il ritorno di Norsa “può avere differenti letture”: la prima è che la famiglia Ferragamo, “in un momento difficile per il mercato”, abbia deciso di chiedere il supporto di un manager “di cui ha piena fiducia e che non solo conosce bene il mercato del lusso, ma anche il gruppo, avendolo diretto per 10 anni”.
La seconda “è legata allo scenario, più volte ventilato dalla stampa, di una possibile vendita del gruppo da parte della famiglia Ferragamo”. Scenario che gli analisti di Websim non si sentono di escludere pur continuando a ritenere “una vendita poco probabile nel breve termine” in attese anche di capire “se la presenza di Norsa non genererà conflitti con il Ceo Le Divelec, a cui sono state confermate tutte le deleghe”.
Nel frattempo però a Piazza Affari il possibile “risiko del lusso” piace e fa fioccare vendite sul comparto a cominciare da Brunello Cucinelli, Moncler, Aeffe e Geox. Più modesto il recupero di Tod’s, che evidentemente appare agli investitori ancora a metà del guado o mostra di avere minore appeal speculativo.