Economia
FiberCop, ecco come sarà la nuova società della rete scorporata da Tim
FiberCop sarà controllata al 37,8% da Kkr, i fondi Adia e Cppib avranno il 17,5% a testa, il Mef il 16% e F2i l'11,2%. Ferraris in pole per la poltrona di Ad
FiberCop, 20mila dipendenti e un fatturato da 4,2 mld: ecco come sarà la nuova società della rete scorporata da Tim
Si chiamerà FiberCop la nuova società della rete che, scorporata da Tim, passerà, lunedì prossimo 1 luglio, nelle mani del fondo Usa Kkr e del governo italiano con quote al Mef e F2i e un notevole potere di governance. Il nome è quello della rete secondaria di Tim, quella in rame e fibra, che era già nelle mani di Kkr per una quota del 42%. Lo scorporo della rete è una mossa ordita, oltre che ardita, dall'ad di Tim Pietro Labriola per far fronte al debito rilevante, 26 miliardi, che pesa sulla società e che sarà alleggerito di 14 miliardi grazie all'incasso di 18,8 miliardi che potrebbero lievitare fino a 22 se si giungerà alla fusione con Open Fiber. La mossa, come già detto, è ardita, vista la contrarietà del maggior azionista di Tim Vivendi (23,7%), e, alla luce anche del fatto che nessun ex-monopolista si è mai privato della sua capillare rete di accesso.
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Ora dunque bisognerà capire come cambieranno i rapporti tra Tim e la sua rete. Questi accordi sono regolati da un apposito contratto di cui però non si conoscono con esattezza i termini. Si sa invece che, per ottenere l'ok dall'Antitrust europeo, la nuova società della rete, ossia FiberCop, si è impegnata a mantenere gli attuali accordi con i concorrenti (Fastweb, in procinto di acquisire Vodafone e Iliad) che potranno così continuare ad acquistare fibra spenta per circa 8,5 euro (al mese) a linea per poi rivenderla "accesa" ossia con i servizi di rete. Questo vuol dire che Kkr e il Mef non potranno incrementare gli incassi che non sono stellari ma con alti margini. FiberCop, secondo quanto emerso, fattura 4,2 miliardi all'anno ma con un ebitda, ossia un margine lordo, molto alto, pari al 50%.
La nuova società della rete avrà circa 20mila dipendenti. A Milano alcune persone come lo staff ufficio stampa, hanno già cambiato sede passando dalla storica via Negri a un palazzo vicino a Viale Monza dove c'è anche una centrale. Quanto allo sviluppo della rete, tra primaria e secondaria si aggira intorno ai 24 milioni di chilometri e, ciò che più conta, arriva fino a dentro le case degli italiani. Una differenza sostanziale rispetto alla rete di Open Fiber che deve invece affrontare la difficoltà della realizzazione dell'ultimo miglio dal cabinet alle abitazioni ma che ha un vantaggio non di poco conto: avere una rete completamente in fibra mentre FiberCop sta ancora lavorando per portare la fibra al posto del rame.
FiberCop a regime sarà controllata al 37,8% da Kkr mentre i fondi Adia (Abu Dhabi) e Cppib (Canada) avranno il 17,5% a testa, il Mef il 16% e F2i l'11,2%. Quanto ai vertici l'ad dovrebbe essere Luigi Ferraris, oggi in Fs mentre Massimo Sarmi è proposto alla presidenza e Elisabetta Romano, ingegnere di grande esperienza dovrebbe restare come Ctu, ossia Chief Technology Officer.
La vendita di NetCo rappresenta certamente una svolta strategica per Tim, che potrà così concentrarsi sulla crescita delle altre attività (i servizi fisso e mobile, quelli Enterprise e la gallina dalle uova d'oro, ossia il Brasile). L’azienda ha aggiornato il calendario finanziario e il cda si riunirà il 31 luglio per esaminare i risultati finanziari preliminari al 30 giugno. In rampa di lancio c'è anche la trattativa per la vendita di Sparkle che dovrebbe passare al Mef e al fondo Asterion per circa 800 milioni.