Economia
Fincantieri-Stx naufraga in Europa. Le colpe? Di Francia, Italia e dell'Ue
Per i governi le incertezze post-Covid non consentono il deal. Ma è una scusa. Ecco perché
Il matrimonio del gigante dei mari non s'ha da fare. Il Covid ha vinto. Firmato Francia e Italia. Il motivo? Parigi e Roma convengono che il contesto attuale non consente la fusione tra Fincantieri ed Stx. "Le incertezze senza precedenti sul mercato turistico non consentono di procedere alla prevista operazione tra Chantiers de l'Atlantique e Fincantieri", dice un comunicato congiunto per fare il punto su una lunga telenovela che negli accordi iniziali del luglio 2017, Oltralpe ancora nell'era Hollande, doveva prevedere che il colosso giuliano della cantieristica navale guidato da Giuseppe Bono dovesse prendere possesso dell'ex Stx France. Accordi su cui poi il governo Macron sin dall'insediamento, in nome del nazionalismo economico francese, ha fatto dietrofront per una battaglia tutta di politica interna.
Stop alle proroghe: il 31 gennaio sarebbe dovuta arrivare la sesta. La decisione, imposta all'Italia, arriva dopo la telefonata di oggi pomeriggio tra Bruno Le Maire, ministro dell'Economia francese, Stefano Patuanelli, ministro dello Sviluppo economico del governo Conte in cerca di un terzo mandato e Margrethe Vestager, vice-presidente esecutiva della Commissione europea e numero uno dell'Antitrust europeo.
Il naufragio degli accordi di fatto è una storia che ha ormai superato anche il ridicolo e rasenta il teatro dell’assurdo, è il naufragio di almeno due capisaldi: del libero mercato e dell’Europa super-partes pronta a farci vivere in un mondo migliore. E ok, è vero che in questo momento di pandemia le responsabilità e le criticità del Continente sono rivolte ad altri dossier, ma così un po’ si esagera. Perché si è permesso alla Francia di far saltare un accordo già concluso tra due aziende private chiamando in causa - accuse girate nel dibattito politico tutto transalpino - presunti interessi nazionali di sicurezza per la sovranità industriale e per il know-how tecnologico perché Fincantieri ha una partnership con i cinesi di Cssc? Perché è stato permesso che Macron si rivolgesse all’Antitrust europeo non appena diventato presidente per contestare l’affare?
Appare evidente, dunque, che la Francia abbia deciso di usare il mercato europeo a proprio piacimento. Se gli affari vanno bene (vedi alla voce Kering e Lvmh che hanno fatto incetta del Made in Italy) allora tutto a posto. Ma quando le cose si complicano un filo o se a menare le danze non è Parigi, allora apriti cielo. Ma questa volta non è solo responsabilità dello stato francese.
L’Europa, che continua a fare e disfare regole senza più capirci niente, che sceglie oggi di bacchettare e domani di chiudere un occhio, apparentemente senza motivo. Perché, consapevole del fatto che anche l'azione dell'Antitrust comunitario va rivista nel senso di permettere ai campioni europei di prendere il volo per non perdere la sfida della competitività con i giganti cinesi e americani, ha permesso alla Francia di bloccare tutto? Il libero mercato è ormai una pia illusione, visto che i governi stanno progressivamente intervenendo come e quanto credono per proteggersi da improbabili scalate ostili. E l’attivazione della golden power in Italia nel caso Mediaset ne è la riprova.
La commissaria Margrethe Vestager, cui va riconosciuto il merito di aver abolito il roaming in Europa ma che per il resto non è mai riuscita a cementare i Paesi intorno all’unica norma da fare, cioè quella contro i padroni della rete, ha pigolato da Bruxelles: bisogna capire l’impatto del Covid sui cantieri prima di dare il via libera all’operazione. L’impatto del Covid? E in che modo questo dovrebbe essere dirimente per la buona riuscita di un affare come questo? Le commesse nella cantieristica navale vengono portate a termine dopo molti mesi e il vaccino ha iniziato a esser distribuito ai quattro angoli del mondo.
Tra l’altro, se davvero l’epidemia dovesse aver toccato pesantemente i bilanci, l’aggregazione sarebbe un buon modo per creare quella massa critica che tutte le principali industry mondiali stanno cercando di raggiungere. Quindi un'operazione mai così opportuna in un momento come questo in cui i governi nazionali stanno inondando di soldi pubblici e di prestiti garantiti i gruppi di casa propria.
Ma non solo la Francia e l’Europa hanno responsabilità. C’è anche Fincantieri stessa e la politica italiana. La prima, perché ha acconsentito all’ulteriore proroga di un mese chiesta da Parigi a fine dicembre dello scorso anno senza di fatto fiatare. E ieri mentre la Vestager è uscita allo scoperto precisando di non poter prendere una decisione sul deal senza avere tutte le informazioni necessarie, dal quartier generale della Fincantieri da cui nelle scorse settimane avevano fatto sapere di aver fornito tutti i documenti necessari all'Antitrust, non hanno ribattuto alcunchè.
Dopo mesi di trattative, forse era il caso di capire l’aria che tira. E la politica di casa nostra non ha avuto la possibilità e la capacità di muovere un sopracciglio? No, ovviamente, perché mentre da una parte l’accordo Fincantieri-Stx veniva arenato, dall’altro l’Italia apriva due dossier: quello Mediaset e quello Alitalia. Sull’attivazione della golden power per le telecomunicazioni si vedrà, ma sull’ex compagnia di bandiera è prevista in queste ore la decisione definitiva (sempre della commissaria Vestager) sugli aiuti di stato. Meglio non farla arrabbiare, dunque.
E meglio tenere un profilo basso. Così Conte e Patuanelli in questi mesi si sono ben guardati dal dire qualsiasi cosa. Una freccia in più nella faretra di Robin Renzi, che infatti – attraverso l’ex sottosegretario Ivan Scalfarotto – ha sparato a palle incatenate contro lo scarso peso mostrato dall’esecutivo. Che tristezza, però.