Economia
Fisco, l'Italia è messa proprio male: un cittadino su tre ha debiti con l'Erario. E l'80% è recidivo
L'audizione del direttore dell'Agenzia delle Entrate Vincenzo Carbone fotografa un rapporto ancora complicato tra i cittadini e le tasse

Fisco, un italiano su tre ha debiti con l'Erario. E l'80% è recidivo
Sono oltre 22 milioni i contribuenti italiani con debiti fiscali ancora da saldare. Di questi, circa 3,5 milioni sono aziende o enti, mentre i restanti 18,8 milioni sono persone fisiche, tra cui 2,9 milioni esercitano un’attività economica.
A fornire il quadro è stato Vincenzo Carbone, direttore dell’Agenzia delle Entrate e di Agenzia delle Entrate-Riscossione, durante un’audizione davanti alla Commissione Finanze del Senato. L’intervento ha messo in luce una tendenza preoccupante: quella della recidività dei contribuenti, ovvero la tendenza a generare ripetutamente carichi da riscuotere.
Oltre tre contribuenti su quattro sono recidivi
Secondo Carbone, su circa 10 milioni di soggetti a cui ogni anno vengono inviati cartelle esattoriali, avvisi di addebito o accertamenti esecutivi, più del 77% aveva già subito iscrizioni a ruolo nei tre anni precedenti. Un dato che mostra una forte continuità nelle irregolarità fiscali, già nella fase preliminare rispetto all'affidamento dei carichi all’agente della riscossione. Inoltre, il 60% dei contribuenti ha avuto almeno una pendenza in dieci anni differenti.
Un debito concentrato in poche mani
Il magazzino complessivo – ovvero l’ammontare totale dei crediti ancora da riscuotere – si attestava a fine gennaio su 1.279 miliardi di euro. Di questa cifra, circa l’87% è riconducibile a una platea ristretta: 1,32 milioni di contribuenti con debiti oltre i 100 mila euro, pari a meno del 6% del totale. Al contrario, circa il 43% dei contribuenti ha un debito residuo inferiore ai 1.000 euro, che rappresenta però solo lo 0,2% dell'intero stock da riscuotere.
Recuperi lenti e parziali
Solo il 20% degli atti notificati ogni anno viene saldato nel breve periodo dopo la notifica. Un altro 25% viene definito nell’arco di 4-5 anni, spesso grazie a interventi coattivi o a piani di rateizzazione. Dopo il quinto anno, la percentuale di recupero diventa via via più bassa e trascurabile.
Rottamazione quater: riscossi 12,2 miliardi ma con metà dei contribuenti decaduti
Il direttore ha illustrato anche i risultati delle più recenti misure agevolative. Al 31 dicembre 2024, la cosiddetta rottamazione quater ha portato all’incasso di 12,2 miliardi di euro, ma ha registrato un tasso di decadenza del 49%. Se tutti i contribuenti che hanno aderito ai piani di pagamento continueranno a rispettare le scadenze, l’impatto potenziale massimo della misura potrebbe arrivare a 38,5 miliardi.
Le criticità della proposta di rottamazione quinquies
Carbone ha espresso delle riserve tecniche sulla nuova proposta di definizione agevolata avanzata dalla Lega – la rottamazione quinquies – che prevede la decadenza solo dopo il mancato pagamento di otto rate. Secondo il direttore, un simile meccanismo rischia di generare comportamenti opportunistici: ad esempio, un contribuente potrebbe non pagare sette rate e poi saldare solo l’ottava per evitare la decadenza, sfruttando così in modo strumentale la norma.
Nel documento presentato in Commissione, si evidenzia che il sistema delle rate mensili distribuite su dieci anni potrebbe produrre, nel breve termine, un gettito troppo basso per compensare il calo fisiologico della riscossione ordinaria dopo l’avvio della nuova misura. Inoltre, la possibilità di non pagare fino a sette rate prima di essere esclusi rischia di ritardare l’avvio delle azioni di recupero, facendo slittare gli incassi e aumentando il rischio di mancati pagamenti.
Possibili effetti sul gettito delle rate ancora in corso
Infine, Carbone ha sottolineato la necessità di valutare attentamente gli effetti della nuova rottamazione sui flussi già previsti dalle rate della rottamazione quater, che proseguiranno nel 2025, 2026 e 2027.
Restano escluse alcune tipologie di debiti
Come già accaduto in passato, anche una eventuale rottamazione quinquies non includerebbe i debiti legati all’Iva all’importazione, quelli derivanti dal recupero di aiuti di Stato illegittimi, e quelli originati da sentenze della magistratura penale o contabile.