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Economia
Fmi tira le orecchie all'Italia: "Debito alto, stop misure anti crisi inutili"

Buona ripresa dal Covid, ma il debito è troppo alto. Il report del Fondo Monetario Internazionale sull'Italia

"L'attuale aumento dei profitti bancari dovrebbe essere utilizzato per rafforzare la resistenza a potenziali shock futuri, mentre il finanziamento dovrebbe essere adeguatamente diversificato". Così il Fondo monetario internazionale nelle conclusioni della missione Article IV sull'Italia.

"L'attuale eccezionale reddito netto da interessi offre l'opportunità di rendere il sistema bancario più solido, imponendo alle banche di bloccare una parte modesta del loro attuale margine di capitale", aggiunge.

"L'opzione dell'accumulo di riserve nell'ambito dell'imposta sugli utili in eccesso delle banche è utile da questo punto di vista, ma non è stata calibrata per affrontare i rischi sistemici e individuali delle banche e, poiché le riserve non distribuibili sono fungibili con gli altri capitali, non è necessario ridurre la distribuzione complessiva del capitale. Per contro, il recente aumento del requisito di riserva di capitale per le 'altre istituzioni di importanza sistemica' e la decisione di attivare una riserva di capitale per il rischio sistemico liberabile sono misure apprezzabili", rileva il Fmi.

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"Per riflettere adeguatamente il rischio del mutuatario, la classificazione dei prestiti secondo lo standard Ifrs9 dovrebbe essere sufficientemente lungimirante e la pratica di sostituire la probabilità di inadempienza del mutuatario con quella dei garanti dovrebbe essere scoraggiata. Assicurare che il mix di finanziamenti delle banche includa adeguate passività a lungo termine contribuirebbe a limitare il rischio di liquidità", si osserva.

Ripresa Italia post-covid più forte di altre grandi economie europee

L'economia italiana "si è ripresa bene dalla pandemia e dagli choc dei prezzi energetici grazie alla ripresa del turismo e a un importante sostegno pubblico", osserva l’Fmi, aggiungendo, però, che "tuttavia la crescita ha rallentato".

Inoltre, si segnala, "oltre a contribuire alla ripresa, la politica fiscale espansiva ha anche mantenuto deficit e debito pubblico a livelli molto elevati, innalzando il premio di rischio dell’Italia e agendo come un freno agli investimenti del settore privato".

Il fondo ricorda come il Pil è aumentato dello 0,9% nel 2023 e dello 0,6% (su base annua) nel primo trimestre del 2024, attestandosi a un livello del 4,5% superiore a quello pre-COVID, "una performance migliore rispetto a quella di altri grandi paesi dell’area euro".

L'Fmi sottolinea il contributo alla ripresa dato dalla "consistente spesa" legata al Superbonus "finanziata con generosi crediti d’imposta e dall’incremento nell’utilizzo delle ingenti risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza". Tuttavia, si sottolinea "lo stimolo alla crescita derivante dai crediti d’imposta sull’edilizia abitativa è stato probabilmente piuttosto limitato rispetto all’entità delle risorse fiscali spese" a causa del fatto che molta spesa è stata destinata a importazioni, oltre ai notevoli sconti sulle fatture, all’aumento dei prezzi nell’edilizia, e all’uso improprio dei fondi pubblici. Senza dimenticare che per queste misure "il contributo all’attività reale diminuisce nel tempo". In Italia è necessario "spostare l'attenzione sulla sostenibilità del debito e sulla crescita della produttività".

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"Un aggiustamento fiscale più rapido del previsto è giustificato per abbassare il rapporto debito/pil con grande fiducia e ridurre i rischi di finanziamento", aggiunge il Fmi.

Il Fondo Monetario Internazionale "prevede che la crescita dell'Italia si modererà nei prossimi anni, mentre la disinflazione continuerà" con un +1,7% quest'anno e +2% nel 2025: la stima contenuta nel rapporto Articolo IV conferma la previsione di un aumento del nostro Pil dello 0,7% nel 2024 e nel 2025 dal momento che "l’accelerazione della spesa relativa al Pnrr – da finalizzare entro la metà del 2026 – compenserà in gran parte la graduale eliminazione degli investimenti" legati al Superbonus.

Il Fondo pone l'accento sulle ricadute economiche della contrazione della popolazione nazionale in età lavorativa, "a meno che questa non venga compensata dall’aumento della produttività sostenuto da riforme strutturali e da investimenti efficaci, da una maggiore partecipazione alla forza lavoro e dal continuo assorbimento di lavoratori stranieri".

"Anche se potrebbero concretizzarsi sorprese positive - continua il rapporto Fmi - i rischi di crescita sono orientati al ribasso" sia per ragioni geopolitiche che per l'impatto di tassi di interesse "significativamente più alti del previsto che potrebbero indebolire la fiducia delle imprese e portare a una rivalutazione dei titoli di Stato italiani". Questo a sua volta "potrebbe deteriorare le dinamiche del debito pubblico", rilanciando le preoccupazioni sul legame fra debito sovrano, banche e società.

Fra le 'minacce' anche l'eventuale "incapacità di completare la spesa del programma Onrr e di attuare efficacemente le riforme, mentre deficit fiscali ancora ampi potrebbero erodere la fiducia degli investitori, indebolendo ulteriormente le finanze pubbliche". In Italia "sarà necessario un avanzo primario molto più elevato, vicino al 3% del pil, per garantire un rapporto debito/pil in graduale diminuzione", sottolinea l’Fmi.

"L'aggiustamento anticipato per avvicinarsi a questo obiettivo entro il 2025-26 può essere realizzato con un costo modesto per la crescita attraverso un più rapido ritiro delle misure inefficienti o temporanee, tra cui la cessazione dei sussidi per la ristrutturazione degli alloggi e le misure per compensare l'alta inflazione".

La necessità di un anticipo è sostenuta anche "dalla prevalente percezione di rischio globale favorevole e dalla continua vivacità del gettito fiscale e rafforzerebbe la fiducia che il quadro di governance fiscale dell'Ue di prossima adozione possa produrre una significativa riduzione del debito. Il percorso di aggiustamento dovrebbe tenere pienamente conto degli effetti del passaggio nel 2024 alla contabilità di cassa per i crediti d'imposta per l'edilizia abitativa di recente autorizzazione che in base a una recente legge non saranno più trasferibili", sottolinea infine il Fondo.






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