Economia

Food delivery, (anche) la startup turca Getir dice addio al mercato italiano

di Redazione Economia

La startup saluta Italia, Spagna e Portogallo perché sono mercati poco profittevoli. Sindacati in rivolta per i 370 dipendenti a rischio licenziamento

Food delivery, Getir lascia l'Italia "poco redditizia". A rischio licenziamento 370 dipendenti

Getir, piattaforma di food delivery turca, dice addio all’Italia e non solo. La società ha annunciato di aver deciso di ritirarsi dal mercato italiano, spagnolo e portoghese “in modo ordinato, per concentrare le proprie risorse finanziarie sui mercati esistenti in cui le opportunità di redditività operativa e crescita sostenibile sono maggiori”.

Infatti, i Paesi in cui il sistema di food delivery sta approntando un round di finanziamento sono Regno Unito, Stati Uniti, Germania, Paesi Bassi e, ovviamente, Turchia; da cui il gruppo genera il 96% dei propri ricavi.  La startup turca, fondata nel 2015, è strutturata su una serie di supermercati di appoggio, non aperti al pubblico, dove i fattorini si riforniscono di prodotti e poi, con scooter elettrici, la consegnano nelle case; in Italia il servizio è sorto nelle città di Milano, Roma e Torino.

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D'altro canto, nel settore delivery Getir è solo l’ennesima piattaforma che non ritiene sufficientemente produttivo il mercato italiano, anche Gorillas e Uber Eats sono giunti alla stessa conclusione pochi mesi addietro.

La chiosa di ringraziamento verso i dipendenti dei Paesi che è in procinto di abbandonare “per la dedizione e il duro lavoro” apre la questione spinosa dei licenziamenti, che nel caso specifico, interessa ben 370 lavoratori.  Immediata la replica dei sindacati - Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs - dopo l’annuncio di Getir, con una nota: “Con uno scarno comunicato della casa madre turca, Getir comunica la chiusura e il licenziamento dei circa 370 lavoratori ad oggi impiegati. Le motivazioni addotte sono le solite: bassa profittabilità, risultati non i linea con gli obiettivi, gli investitori non intenzionati a sostenere ulteriori investimenti” spiega il comunicato dei sindacati che rappresentano il commercio.

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