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Economia
Formazione, cooperazione, tenacia parole d'ordine delle imprese resilienti

Come funziona la Centrale Consortile

La Centrale Consortile è una società per azioni a tutti gli effetti e diverge dal consorzio tradizionale che è invece un contratto tra più società. La Centrale è una federazione tra più imprese che ha lo scopo di delineare un’organizzazione comune. Opera quindi come una società a tutti gli effetti. “Il riconoscimento della Centrale Consortile- ha spiegato Gianni Cicero, presidente del network Valore Impresa – è necessario alle piccole e medie imprese per poter andare sui mercati esteri”. Ma i temi in campo sono stati diversi e, in più occasioni, si è trovata una convergenza tra mondo delle imprese e politica. “Dobbiamo porre – ha detto Claudio Durigon – anche il tema dell’occupabilità. Ci vuole una progettazione che sia almeno a 5 anni e che passi anche dalla contrattazione di prossimità”. La cooperazione tra aziende passa necessariamente su un altro tema, che negli ultimi anni è caro al mondo dell’imprenditoria, cioè la formazione.

Il ruolo della formazione

Proprio la formazione rappresenta uno dei capisaldi della trasformazione necessaria al mondo delle imprese per reggere l'urto dei nuovi scenari competitivi. In Italia mancano fino al 40% delle risorse necessarie, specialmente quelle tecniche, per rispondere alle esigenze delle imprese. Ecco perché è fondamentale che si cambi totalmente direzione sia per quanto riguarda il ruolo della scuola, sia per quanto concerne le aziende. “Da anni – argomenta Cicero – proponiamo che le aziende svolgano il ruolo di formatore con il coinvolgimento dei lavoratori più anziani nel ruolo di tutor, che favorirebbe un ricambio generazionale”. Un tema raccolto dallo stesso Durigon che ha spiegato anche come sia necessario intervenire sui centri per l’impiego, che oggi hanno minore capacità di trovare soluzioni per i giovani, rispetto alle agenzie per il lavoro. Di formazione e lavoro non poteva non parlare anche il presidente di Fonarcom Andrea Cafà, che ha spiegato: “Ritengo giusto – ha concluso - che ci sia un sistema di politiche attive, ma per costruirlo bene ci vogliono 30 anni di investimenti e la disponibilità delle parti sociali”.

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