Economia
Freeda, il fenomeno social finisce in rosso. Non bastano Berlusconi, Elkann e Ruffini per evitare la crisi
Nonostante i soci illustri, la startup editoriale registra perdite non ripianate per circa 8 milioni e debiti per quasi 20 milioni
Freeda, non bastano Berlusconi, Elkann e Ruffini per evitare la crisi. Conti in rosso per la startup fenomeno dei social
Si mette male per “Freeda”, la startup editoriale femminista in versione “pop” con i suoi 3,17 milioni di fan su Facebook, i 2,66 milioni di follower su Instagram, i 108 milioni di views dei suoi video, i 37 milioni di interazioni sui social e i 126 milioni di persone raggiunte.
Il prossimo 5 febbraio, infatti, il tribunale di Milano ha fissato l’udienza in cui deciderà se accettare la richiesta di misure protettive del patrimonio avanzata dalla Ag Digital Media, proprietaria di “Freeda”, che vanta un libro soci da “parterre de roi”. Le misure protettive dai creditori sono uno strumento di centrale importanza per la prosecuzione ed il buon esito delle trattative, condotte dall’imprenditore (con l’ausilio dell’esperto) nell’ambito della procedura di soluzione negoziata della crisi.
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I due fondatori di Ag Digital Media sono Gianluigi Casole, che ha fatto parte del team di investimenti di H14 (il family office di Luigi, Barbara ed Eleonora Berlusconi) e il presidente Andrea Scotti Calderini. L’azionista più importante di Ag Digital Media spa è il fondo francese di venture capital Fpci Alven Capital V, con un complessivo 32,4%; i due fondatori detengono invece il 12,4% ciascuno; a seguire Ginevra Elkann (7,2%), la Fidim dei fratelli Luca e Lucio Rovati, la Our Group di Remo Ruffini patron di Moncler, Stefano Sala (amministratore delegato di Publitalia 80 e tra i manager più importanti del gruppo Mediaset) e Matteo Sordo (general manager clients e consigliere in Publitalia 80 e Digitalia 08) mentre con una piccola quota diretta compaiono anche Nerio Alessandri patron di Technogym e Luigi Berlusconi.
I soci eccellenti non hanno però impedito alla società (che opera anche con le controllate Freeda Uk e Freeda Spain) di entrare in crisi considerato che il bilancio 2023 (ultimo disponibile) evidenziava sì ricavi in crescita per 25 milioni di euro ma perdite non ripianate per circa 8 milioni e debiti per quasi 20 milioni.