Economia
Gas, addio Russia. Forniture da Algeria, Angola, Congo, Qatar. Eni al lavoro
Il colosso energetico guidato da Claudio Descalzi al lavoro al piano di sicurezza energetica nazionale
Il colosso petrolifero di San Donato intermedia gran parte del gas usato in Italia
Addio Russia, maggiori forniture da Algeria, Angola, Congo. Poi Qatar e raddoppio della produzione nazionale. Il nuovo "piano di sicurezza energetica nazionale" ha come soggetto attuatore l'Eni. Lo va congegnando l'amministratore delegato Claudio Descalzi, tra soggiorni a Roma, dove ne parla con i vertici delle istituzioni, e mirati viaggi nei Paesi africani ed emirati dove il gruppo ha consolidate relazioni d'affari e peculiari. L'obiettivo, scrive Repubblica, sarebbe porre fine alla dipendenza dal gas russo, trovando per fine 2023 forniture diverse per metà dei 29 miliardi di metri cubi "russi".
Dato il contesto, è come fare un'inversione in autostrada: ma il manager da giorni si sta raccordando con la Farnesina e con Mario Draghi per approntare la sterzata geopolitica. Del resto, il colosso petrolifero di San Donato intermedia gran parte del gas usato in Italia, e quasi tutto il russo, che copre il 40% del fabbisogno e risale a contratti del 1974. Il percorso è inverso a quello che il fondatore Enrico Mattei avviò 70 anni fa, comprando a Mosca una fornitura di greggio.
Seguirono decine di altri passi tra acquisti di gas, metanodotti paritetici, società miste sugli idrocarburi, raffinerie. Ma dalle sanzioni 2015 molto di quel blasone è stato smontato, e ora l'invasione dell'Ucraina forza a pensare futuri alternativi. Per le forniture ci sono dei vincoli tecnico-contrattuali: la maggior parte del gas italiano arriva via tubo, "un matrimonio indissolubile" come dice Massimo Nicolazzi, ex manager Eni che insegna economia delle risorse energetiche. E nella gara globale ad assicurarsi gas e greggio, i Paesi produttori danno priorità agli usi interni.
Le istituzioni hanno chiamato Descalzi per i 41 anni di anzianità all'Eni, la maggior parte da operativo "a bocca di pozzo", di olio o di gas. Conosce bene i leader dei Paesi Opec, ed è tra i pochi italiani che possono sedere ai tavoli negoziali del caso. In Algeria il nuovo gas Eni va "sviluppato": l'azienda tornerà a investire, su una licenza ottenuta di recente quando il gas riaffiorerà potrà veicolarne in Italia pochi miliardi in più. Simili trattative serviranno in Qatar ed Egitto (lì Eni produce molto, ma per gli egiziani).
Anche un'altra clausola tipica sarà forse da rivedere: quella sulla diversion, per cui se il prezzo di mercato del Gnl liquido supera quello del gas via tubo, le eccedenze si possono vendere via nave a clienti terzi. Il dossier Angola-Congo invece prevede due impianti di liquefazione, fino a 2 milioni di tonnellate l'anno che potrebbero, dopo il 2023, salpare verso l'Italia; il 10 marzo anche Mario Draghi ne avrebbe parlato, in una chiamata al presidente del Congo Denis Sassou Nguesso.
(Segue...)