Economia
Generali, comitato 4/3 su Donnet. Rischio di concerto con i Benetton nel Patto
Nessun rilievo Consob sul tema lista del consiglio, anche se secondo fonti vicine al Patto agirà ex post. Discordi i pareri dei consulenti Marchetti e Giampieri
Stesso copione della riunione informale dei consiglieri non esecutivi del 14 settembre: il comitato nomine a maggioranza ha votato una proposta al consiglio di amministrazione in agenda lunedì 27 per avviare la messa a punto di una lista del board con la conferma di Philippe Donnet come Ceo.
Secondo quanto ha fatto sapere l'agenzia Radiocor, i rappresentanti del patto di consultazione sulle Generali nel comitato nomine il vicepresidente della compagnia Francesco Caltagirone, Sabrina Pucci e Romolo Bardin, supportati da pareri legali, hanno contestato sia l'eventuale messa a punto di una task force di indipendenti (proposta da Mediobanca e ipotesi che pare tuttavia tramontata) sia il fatto stesso di procedere a maggioranza sulla lista del consiglio uscente. Un passaggio su cui la Consob, però, pare non abbia sollevato rilievi in quanto fa fede quanto pattuito dai soci nello statuto Generali dov'è espressamente previsto che la presentazione di candidature individuate dal consiglio possa avvenire con il voto di maggioranza. Secondo fonti vicine al Patto, però, l'authority guidata da Paolo Savona e l'Ivass agiranno ex post.
Secondo alcune indiscrezioni, anche i pareri dei consulenti di Generali, a cui è stato chiesto un approfondimento sul ricorso al meccanismo previsto dallo statuto, tra i quali quelli del notaio d'impresa Piergaetano Marchetti e del senior partner dello studio Legance Alberto Giampieri sono risultati discordi.
Lunedì dunque, in una riunione che si preannuncia infuocata anche alla luce del blitz di ieri sera di Piazzetta Cuccia sui diritti di voto nel capitale della compagnia triestina, anche il consiglio quasi sicuramente accenderà a maggioranza il disco verde sulla lista del consiglio che porterà, da qui ad aprile, all'inserimento nell'elenco di Donnet per il terzo mandato e i grandi soci dissenzienti Caltagirone e Del Vecchio a strappare e a procedere con una lista propria per rimuovere ad aprile il Ceo francese. Progetto a cui, attraverso l'ingresso nel patto di consultazione ad hoc, ha aderito anche la Fondazione Crt che ha apportato il proprio 1,27% del capitale.
Gli occhi del mercato, oggi corso a comprare titoli di Piazzetta Cuccia, ora sono su due fronti: la reazione dei due grandi vecchi del capitalismo italiano che in un gioco di azione e reazione continueranno a rastrellare azioni delle Generali (circolano anche improbabili scenari di Opa finanziata da JP Morgan dei due su Mediobanca che capitalizza 8,899 miliardi di euro, operazione per cui sarebbe necessario l'ok della Bce) e le mosse dei Benetton, titolari di un pacchetto di titoli del Leone pari al 3,97%.
A Ponzano Veneto, dove una posizione definitiva sul dossier è ancora in discussione, si guarda con favore alle mosse di Caltagirone e di Del Vecchio, se non altro perché una maggiore accelerazione sulla crescita dimensionale voluta dai due porterebbe in dote un apprezzamento del titolo nel portafoglio di Edizione Holding.
Luciano Benetton
Ma come spiegano fonti vicine al dossier, i ragionamenti che si stanno facendo nella Marca però verterebbero sull'opportunità o meno di partecipare al Patto, che ora può contare sul 12,53% del capitale. Oltre che di Generali, la famiglia veneta infatti è socia anche di Mediobanca con un 2,14%.
Qualora a Nordest decidessero di aderire all'accordo parasociale a valle, tutti insieme Caltagirone (al 3,003%, ma a un soffio dal 5% potenziale), Del Vecchio (al 19%) e Benetton arriverebbero a detenere. complessivamente un pacchetto della merchant bank che supererebbe il 25%, con rischi di concerto a monte che finirebbero immediatamente nel mirino della Consob.
Per la famiglia di Ponzano dunque, anche se favorevoli a una discontinuità nel Leone, sarebbe meglio votare in assemblea ad aprile svincolati da accordi formali.
@andreadeugeni