Economia

Gentiloni a un passo dall'Economia Ue. Succede a Moscovici. Guarderà i conti

L'ex presidente del Consiglio designato dal nuovo governo Conte per il ruolo di commissario europeo è in pole position per la delega più importante a Bruxelles

Chi frequenta abitualmente i palazzi del potere comunitario lo dà quasi per certo. Sulla carta dovrà vedersela con il belga Didier Reynders e la finlandese Jutta Urpilainen, entrambi ex ministri delle Finanze. Ma Paolo Gentiloni è a un passo da ricevere la delega agli Affari economici e monetari dalla nuova presidente della Commissione europe Ursula von der Leyden che vedrà oggi a Bruxelles per i colloqui di rito che la numero uno di Palazzo Berlaymont ha condotto prima della formazione del nuovo esecutivo Ue. 

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Martedì è previsto l'annuncio ufficiale (in passato l'incarico è andato a Joaquin Almunia nella Commissione Barroso e a Pierre Moscovici in quella Juncker) e Gentiloni, che così diventerebbe un alleato prezioso del governo Conte-due che per la politica economica espansiva deve chiedere flessibilità per oltre 12 miliardi, ha dalla sua skill importanti: anche se non ha mai guidato il Ministero del'Economia, è l'unico a poter vantare nel curriculum vitae l’esperienza di presidente del Consiglio (dal dicembre 2016 al giugno 2018 e nemmeno la von der Leyden è stata a capo di un governo e prassi vuole che a un ex premier vengano dati portafogli di peso), oltre ad essere stato ministro per le Comunicazioni e, soprattuto, degli Esteri (quindi conosce il linguaggio della diplomazia) in passati governi italiani (con Romano Prodi e Matteo Renzi).

In più, quella di Gentiloni è una candidatura scelta da un governo di un Paese fondatore, appena rientrato nel solco pro-Europa dopo il rovesciamento della maggioranza giallo-verde (che con Bruxelles ha litigato spesso) ed ha ricevuto gli endorsement di tutto l'establishment del Vecchio Continente, a cominciare da Angela Merkel e dalla neo presidente della Bce Christine Lagarde

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Ci sono altri fattori che poi, spiega il Sole 24 Ore, aiuterebbero l'ex premier a mettere le mani sulle importanti deleghe cruciali anche per insistere  sulla necessità di rivedere il Patto di  stabilità e crescita. Configurazione che dopo il caso Grecia e gli errori ammessi dalla Commissione Juncker è finita oggetto di critiche da più parti nell'Ue. 

La mission annunciata da Giuseppe Conte di voler riformare alcune regole comunitarie ora è più a portata di mano, dopo che la stessa von der Leyden si è detta favorevole a un atteggiamento di bilancio accomodante, dopo le aperture della Lagarde alla revisione delle regole europee sulle finanze pubbliche e sugli stringenti parametri, ma anche dopo la performance  economica negativa della Germania  che, entrata in recessione (gli ultimi dati macro di luglio sugli ordini all'industria teutonica vanno in questo senso) nel terzo trimestre, avrà bisogno di flessibilità.

Nel giro delle nomine all'Italia, che può schierare anche il presidente del Parlamento europeo David Sassoli, comunque vada andrà bene, perché se per caso le attese della vigilia (per il Financial Times potrebbe più probabilmente essere il prossimo commissario alla Concorrenza, la poltrona oggi occupata dalla liberale danese Margrethe Vestager) non dovessero essere confermate con la consegna a Gentiloni del portafoglio che è stato del francese Moscovici, al presidente del Pd potrebbero andare le deleghe al Commercio o alla Concorrenza.