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Economia
Giannola (Svimez): "Un nuovo lockdown? Avrà un pesante impatto sull'economia"

La pandemia unisce il Paese da una parte, ma dall’altra prospetta il rischio di una divisione strutturale ancora di più tra Nord e Sud. Una divisione che potrebbe essere più pesante con un nuovo lockdown per Milano e Napoli. Adriano Giannola, presidente di Svimez, lo dice senza mezzi termini. “E’ una decisione in corretta relazione con la capacità di reggere l’emergenza della pandemia da parte delle autorità sanitarie, soprattutto in Campania dove le strutture non sono adeguate come quelle della Lombardia, ma che comunque avrà un impatto forte sull’economia delle due regioni. Soprattutto in Campania”.                     

Però l’ultimo Dcpm stanzia il cosiddetto ristoro per quasi tutte le categorie. Quindi le categorie ne trarranno benefici. “Si, in qualche modo è così ma non si possono ripercorrere gli errori commessi all’inizio dell’estate. Nella sua ultima performance in tv il governatore della Campania Vincenzo De Luca lo ha detto senza mezzi termini rivolgendosi al governo: si mettano in campo quelle misure di sostegno economico necessarie per assicurare la sopravvivenza alle categorie più disagiate ma con la capacità di erogarle subito, non come è stato fatto fino adesso. C’è gente che aspetta ancora di ricevere la cassa integrazione”.                 

Il ristoro quindi persegue questa linea. “Lo sperano tutti. Certo, darà ossigeno ad un sistema in coma ma non risolveranno del tutto il problema. Ci sono diverse migliaia di lavoratori in nero abbandonati a sé stessi, c’è gente che sopravviveva con l’economia del vicolo. Quale ristoro avranno? Prima del lockdown, per esempio, la Campania viaggiava con un Pil stimato al -8% rispetto ad un 2019 già in recessione e sotto di sette/otto punti rispetto al 2007. Adesso perde almeno altri due punti rispetto alle stime di inizio anno e almeno 18 rispetto al 2007. E’ una catastrofe. E se non si riparte subito la distanza con il Nord si allargherà di almeno due punti”.                                                                                                                                                                              

C’è quindi bisogno di ben altro? “Occorrerebbe un progetto-sistema basato anche sugli investimenti pubblici in grado di coinvolgere sia il Centro-Nord che il Mezzogiorno dando attuazione fino in fondo a quell’obiettivo della coesione nazionale posto tra le condizioni imposta dall’Unione europea per l’assegnazione delle risorse. Si tratta di ridurre le diseguaglianze nella fruizione dei diritti di cittadinanza attraverso una strategia di perequazione della spesa pubblica in conto capitale focalizzata al duplice scopo di fare ripartire la locomotiva del Nord e di mettere a regime un secondo motore, quello del Sud”.                                                                                           

Una ripartenza che rischia dunque di rimanere al palo? “Resta una ripartenza fumosa. Che comunque andrebbe condivisa su base regionale. Ma che deve avere come guida l’Europa. Il governo abbia lo scatto di dignità di allearsi con l’Europa. Altrimenti si continuerà nell’esperienza negativa delle politiche di coesione fio adesso perseguite senza una capacità di visione. E’ scandaloso che nel Mezzogiorno non si realizzino ancora i  retroporti e restino ancora ferma le Zes, due infrastrutture che, con i lavori pubblici, potrebbero attirare cospicui investimenti e dare lavoro a diverse migliaia di perso

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