Economia

Giornale, Mauri: "Problema costo del lavoro". Il Cdr: "Sprechi non eliminati"

I giornalisti: "Incredibile che un Ceo che guadagna circa 2 milioni l'anno più bonus proponga come unica soluzione la vendita, senza riflessione sul rilancio"

"Ne Il Giornale "abbiamo una partecipazione del 36%. E' un'attività che perde soldi. L'azionista di maggioranza sta lavorando per cercare di fare un piano che abbia come obiettivo di trovare una sistemazione economico-finanziaria definitiva per questo giornale. È una di quelle attività che ha flessioni sia di mercato, sia in termini in pubblicità che in termini diffusionali. Il problema è che i ricavi scendono. Ci sono costi che vengono adeguati, come quelli della stampa e altri che non si riescono ad adeguare come quello del lavoro. Le problematiche sono quelle".

Lo ha detto ieri l'amministratore delegato di Mondadori Ernesto Mauri, durante la presentazione dei conti 2018, a Milano, rispondendo a una domanda degli analisti. Per quanto riguarda i periodici - ha aggiunto - "bisogna stare attorno al tavolo per prendere le decisioni meno traumatiche. Non bisogna far finta di niente, non è che ho le fette di prosciutto sugli occhi. Ci sarà ancora un'attenzione, fino a quando ci sarà una lira di ricavo che viene dal print. Da parte nostra c'è un'attenzione sulle attività che generano profittabilità", ha sottolineato Mauri. 

Il Ceo di Mondadori poi non ha "escluso per niente una vendita della quota ne Il Giornale, però dovrei coordinarmi con l'azionista di maggioranza, perché chi è che compra una quota di minoranza in un giornale? Un'attività del genere va venduta tutta assieme, mi sembra logico", ha detto ancora Mauri. A livello complessivo, ''Il Giornale perde tra i 7-9 milioni: è una cifra importante per noi, una soluzione la dobbiamo trovare e mi auguro la si trovi", ha concluso.

Immediata la reazione del Cdr del quotidiano diretto da Alessandro Sallusti. "I giornalisti del Giornale esprimono profonda preoccupazione per le dichiarazioni dell'amministratore delegato di Mondadori. Il manager del gruppo che ha una partecipazione del 36% della Società europea edizioni ha spiegato che con l'azionista di maggioranza sta studiando un piano per la riduzione del costo del lavoro. Ha parlato di non meglio precisati ammortizzatori sociali, di decisioni 'meno traumatiche' da trovare 'attorno a una tavolo' e del costo del lavoro che non si adegua alle mutate condizioni del mercato", si legge in una nota dell'organismo sindacale dei redattori del Giornale.

."Il Cdr ricorda a Mauri - continua la nota - che negli ultimi anni il costo del lavoro del Giornale è costantemente calato, così come l'organico, che è ormai ridotto all'osso se confrontato con quello degli altri grandi quotidiani nazionali. Ricorda a Mauri che i giornalisti hanno individuato e segnalato all'azienda una serie di sprechi e costi che è possibile ridurre, se non azzerare, visto che non sono funzionali alla realizzazione del prodotto e pesano in modo considerevole sul bilancio. Quindi anche sugli azionisti Mondadori, che ne saranno informati nella sede più opportuna".

"Per quanto riguarda - segnala ancora il Cdr - le soluzione da trovare insieme, si fa presente presente al Ceo di Mondadori che dal dicembre scorso il Cdr ha dato disponibilità a trattare su un piano di solidarietà ed esodi incentivati, ma l'azienda ha risposto con rinvii e silenzi imbarazzanti. Sono passati quattro mesi e altre perdite economiche che colpiranno gli azionisti del Giornale e anche il portafogli degli azionisti Mondadori. Ma non per colpa dei giornalisti del Giornale".

"Per giornalisti che guadagnano stipendi non molto lontani dai minimi tabellari appare incredibile che un Ceo che guadagna circa 2 milioni di euro l'anno bonus a parte (2,7 milioni nel 2017) proponga come unica soluzione - per sanare una perdita che per quanto tocca a Mondadori risulta inferiore al suo incasso annuo del 2017 - la vendita di una testata storica dell'editoria italiana senza alcuna riflessione sul suo rilancio", conclude la nota.