Economia

Governo, Tamburi ad Affaritaliani.it: "Il caos in Borsa? Temporaneo"

Buddy Fox

Governo, "Ci vorrebbe un Cottarelli ben determinato, con una politica per un po’ di tempo fuori dalla porta". Intervista a Giovanni Tamburi

Se una mattina di maggio un viaggiatore. Potrebbe iniziare così il racconto d’orrore che farebbe accapponare la pelle pure a Stephen King. C’è il sole e l’aria sembra tiepida. Eppure, giusto mentre attraverso Piazza Affari, improvvisamente il cielo da azzurro si fa nero come la pecie e inizia a piovere di tutto: pare di essere a Capodanno nei Quartieri Spagnoli quando la gente impazza e scaglia in strada ogni oggetto che capiti loro a tiro. In pochi minuti il guadagno del 2018 è andato in fumo e lo spread sale peggio che una febbre malarica. Che fare, a chi chiedere lumi e conforto se non al genius loci di via Pontaccio?

Toc toc, Dott. Tamburi disturbo? Sta comprando Btp? Perché Mustier (Unicredit) è già al torchio.

Non credo che li abbiamo mai comprati e non lo facciamo ora. Siamo investitori in altre cose.

La politica non conta più nulla è sempre stato il suo mantra, un pensiero sempre efficace, lo dimostrano i casi Brexit, Trump, referendum vari ed elezioni europee, la tendenza dei mercati è rimasta tenacemente al rialzo. Quello che è successo in Italia lo considera un’eccezione o si deve ricredere?

Come abbiamo visto anche dopo i casi Brexit e Trump, le rispettive borse ne hanno risentito nel brevissimo e poi si sono rimesse a posto. La mia speranza e il mio auspicio è che anche questa correzione, seppur per certi versi violenta, sia temporanea, si limiti a pochi giorni e poi torni tutto in carreggiata.

Lo sa che sono in molti a pendere dalle sue labbra, fedelissimi, risparmiatori e azionisti delle sue partecipate e di Tip. Lei in questo momento è preoccupato?

Onestamente no. Spero non sia incoscienza ma non sono preoccupato. Mi spiace solo che il mercato sia così sciocco da seguire, con violenza ed isterismo, solo la sequenza degli eventi di breve. Non sono preoccupato anche  perché tutte le aziende che seguiamo, su cui abbiamo investito e su cui speriamo di investire, sono forti, in crescita e che perlomeno nel breve danno segnali di tranquillità. Però dobbiamo avere pazienza almeno per qualche giorno.

E’ proprio la sequenza degli eventi e la stupidità del mercato che enfatizza a preoccupare, potrebbe far perdere la fiducia agli investitori, e se succede tutto si deteriora. Vuoi vedere che l’Italia si gioca anche questa ripresa?

Nooo, facciamo chiarezza: l’Italia che funziona, che esporta, l’eccellenza, non ha mai perso nessuna occasione a livello internazionale. Chi sostiene il contrario, sbaglia. E’ ovvio che nel grande medione c’è chi ne ha beneficiato di più e chi di meno. Quello che noi vediamo, almeno fino all’altro giorno, sono numeri buoni, positivi, ordini relativi al 2018 già superiori a quelli del 2017 che ricordo essere stato anno record di sempre. E non vedo come lo stallo attuale politico lo possa rovinare. Faccio notare, senza guardare solo al nostro piatto, che a livello europeo c’è qualche altra macchia, tipo Spagna, che insieme all’Italia crea un po’ di disaffezione verso l’Europa. Se a tutto questo aggiungiamo una debolezza dei listini generali, che comunque hanno corso tantissimo, abbiamo il quadro, ma credo si tratti di debolezza temporanea. Le aziende sane mi sembrano proiettate benissimo nel futuro.

Quindi come dicono Cottarelli e Messina l’economia va bene, niente rischio 2011?

Per ora le aziende vanno bene. Ripeto, basta guardare gli ordini (non i fatturati che sono uno specchietto retrovisore sullo stato societario) ancora copiosi per capire che il mondo va bene, anche quest’anno l’economia mondiale registrerà una crescita attorno al 4%.

L’economia cresce, ma c’è un settore che ancora zoppica: le banche. L’ultima volta Lei aveva avvertito Dalio di uscire dalle sue posizioni al ribasso prima di scottarsi, Dalio è uscito, in perdita, e poi c’è stato un nuovo tracollo. Quando usciremo dal tunnel?

Le banche rimangono vittime di problemi estranei ai conti, all’economia e alla pur buona gestione della loro dirigenza, ma di fenomeni esterni tipo le singole esternazioni di esponenti politici, della Unione Europea o anche della BCE, che ne determinano l’andamento, spesso violento, sul mercato. Io credo, pur non essendo un esperto del settore, che questo sia un momento in cui la saggezza consiglia l’acquisto, un accumulo, saggio, lento, parsimonioso di titoli ormai seviziati dal mercato. Dopo tutto il lavoro fatto in questi anni di ristrutturazione, i prezzi attuali di talune banche sembrano quanto mai assurdi.

MPS fa -40% da inizio anno.

Ripeto, sulle banche ci vuole calma, pazienza e guardare al dopodomani.

E Deutsche Bank? Sembra sia in grave pericolo?

Non vedo il problema. In questo momento anche in Germania  c’è isterismo e la colpa è anche di voi media che enfatizzate singoli episodi per esacerbare gli animi, senza la voglia di vedere i fenomeni reali. Se Unicredit è riuscita a far sottoscrivere un mega aumento, nel caso DB avesse bisogno, delibererà un aumento di capitale e il mercato lo sottoscriverà, tacitando tutto e tutti.

Dunque a cosa dovrebbe guardare un risparmiatore oggi?

Alle solite cose, le aziende sane, solide, ben posizionate come marchio, tecnologia e modello produttivo. Sono scese del 10%? Bene, lentamente si può accumulare. La crisi durerà qualche settimana? Non credo, ma ugualmente basterà avere un po’ di pazienza. Una delle chiavi del nostro successo è stata quella di non ascoltare gli allarmismi delle crisi degli ultimi anni. Solo un esempio, guardi Moncler, ci hanno accusato in passato di averla comprata a prezzi cari, e guardi oggi, nonostante il momento difficile dei listini siamo a prezzi ben superiori rispetto al 2017, anno in cui era già cresciuta molto. I cali di questi giorni  non incidono granché rispetto ai prezzi di carico ben più bassi che abbiamo.

Bisogna ammettere che nel suo giardino titoli (Ferrari, Interpump, Moncler, Amplifon etc…), sbocciano fiori che nemmeno il diluvio su Milano dell’altro giorno avrebbe scalfito, e nemmeno questa crisi. Il segreto?

Tanta fortuna, un po’ di coraggio. Facciamo un esempio concreto con dei numeri, noi settimanalmente pubblichiamo il ritorno totale che gli investitori hanno avuto sul nostro titolo nell’ultimo anno, ed essendo noi mentalizzati al lungo termine, tendenzialmente nel quinquennio. Alla fine della settimana scorsa il titolo Tip aveva superato di quasi 100 punti l’indice Star, indice che è cresciuto molto da anni. Perché? Perché abbiamo fatto selezione, cercando aziende con quel qualcosa in più che si traduce in voglia di crescita, più e meglio dei concorrenti. Interpump ad esempio da quando siamo entrati noi ha fatto 34 acquisizioni, il totale delle società di cui siamo azioniste, dalla nostra entrata, ne hanno fatte più di 90. Investire con coraggio in aziende ambiziose, che vogliono dare soddisfazioni al mercato al di là del normale tasso di sviluppo, questo è il nostro modello, frutto della nostra esperienza nelle acquisizioni, mettendo a fattor comune conoscenza e competenza. Metodo che ha portato il titolo Tip a una performance a 5 anni di +277%, mentre l’indice Star a +189%, con un total return oltre il 300%.

Crescita e prosperità aziendale che questa politica non si merita. O meglio, se ci fosse una politica migliore chissà dove potrebbe arrivare questa Italia.

E’ vero. D’altra parte è così. Tutte le persone a tutti i livelli sociali che hanno votato Lega e 5 stelle, che poi sono quelli che ci hanno messo in ginocchio in questo momento, nonostante qualche furbastro tenti di dare la colpa a Mattarella, o a Berlusconi o a Renzi, dovrebbero ora chiedersi se con titoli di stato indeboliti, azioni molto indebolite, e obbligazioni in ribasso abbiamo fatto veramente la scelta giusta o una decisione solo di pancia per distruggere, quando invece alla fine ha distrutto solo i propri interessi.

La situazione attuale è figlia di un populismo becero totalmente lontano dalla concretezza dei conti dello Stato, dell’operatività delle aziende e dalla realtà di certi provvedimenti irrealizzabili.

Prima ha detto che molte volte le colpe sono anche di noi media. E’ vero, a volte siamo indifendibili, come quando sento dire che la crisi è tutta colpa dei poteri forti e delle banche, e poi vedo le banche crollare, accuse e scemenze che però nessuno smentisce.

Guardi, per me le smentite non servono a niente, perché spesso non se le fila nessuno. Io credo che i media che prima hanno massacrato Berlusconi, poi Renzi e ora tentano lo stesso trattamento con Mattarella o Savona, sbagliano sempre. Non si può sempre criticare e distruggere, non tutto è da buttare, a mio avviso il governo Renzi e poi Gentiloni sono stati i migliori governi che l’Italia ha avuto negli ultimi 50 anni, con effetti positivi sulle aziende, sui risparmi, sull’economia e sulle persone. A tutti i livelli. Purtroppo in questo gioco al massacro che il vostro ceto tende con presunzione ad alimentare, si è creato un clima velenoso e di rabbia in cui alla fine perdono tutti. Di certo ci perde il sistema paese.

Lei ha nominato Savona, chi ne ha fatto il nome durante le riunioni del “contratto di governo” è stato, dal punto di vista politico, un genio assoluto, ha estratto la carta jolly vincente. Ma Savona era veramente un pericolo per l’Euro?

Ho conosciuto Savona all’epoca della commissione privatizzazioni del governo di cui sono stato onorato di far parte, per cui sono passati molti anni, l’ho incrociato qualche volta per cui non posso dire di conoscerlo bene. Però più passano i giorni, e più mi convinco che Savona sia stato per Salvini il pretesto per far saltare il banco, dando poi la colpa a Mattarella. Se Salvini avesse avuto intenzioni serie e coerenti con quello che diceva, avrebbe potuto benissimo trovare, ad esempio in Giorgetti, un degno sostituto. Ho l’impressione che sia stata una montatura bestiale, per fare in modo da un lato di passare come quello puro e duro che andava dritto per la sua strada anche ostacolato dai fantomatici poteri forti, e dall’altra per dire che lui non aveva nessuna colpa immolandosi davanti al Presidente della Repubblica. Al di la del giudizio sull’uomo Savona, che non sono in grado di dare, ho l’impressione che quella di Salvini sia stata una manovra ben architettata sul piano tattico, non so quanto strategico.

Ora potrebbe arrivare Cottarelli che sul taglio del debito ne ha fatto una missione. Non pensa che per l’Europa e l’Italia possa essere un handicap? Usa e Giappone continuano a spendere mentre noi facciamo il contrario. E’ vero che il debito toglie risorse alle generazioni future, ma così è come salire sul ring con una mano dietro la schiena.

E’ possibile e giusto, ma in Italia c’è un grande margine per creare ricchezza, sana, quello che Cottarelli può fare è enorme. Prima citavo la commissione privatizzazioni dei primi anni novanta, si potrebbe cominciare proprio da qui, dalla privatizzazioni delle municipalizzate e delle aziende dei servizi locali, perché ad esempio comuni come Milano e Roma, pieni di debiti, debbano continuare ad avere quote in A2A e in Acea ? Con tutte le società simili che abbiamo si farebbe una grande opera di risanamento e risparmio. Questo è un mio refrain da anni. Ma ci vorrebbe un Cottarelli ben determinato, con una politica per un po’ di tempo fuori dalla porta, che attuasse una manovra di privatizzazioni molto forte  e molto decisa, il cui ricavato dovrebbe essere usato in modo virtuoso, anche tagliando (come lui ben sa) la spesa pubblica improduttiva, a partire dalle tante pensioni ingiuste. Tutto questo farebbe benissimo all’Italia. Se Cottarelli riuscisse a fare tutto questo credo che dovremmo dirgli grazie.

Il debito è un pericolo anche per la continua minaccia delle società di rating. Però mi chiedo, con tutto quello che hanno combinato prima del 2008, Moody’s, S&P e Fitch come possono avere ancora tutta questa autorevolezza e credibilità?

Personalmente non ho mai basato alcun ragionamento su analisi delle case di rating così come guardo con distacco i report delle banche sui titoli. Purtroppo però molti investitori istituzionali hanno l’obbligo regolamentare di fare degli investimenti per categorie anche basati sui rating... Finché il mondo non cambierà anche in questo.

Si ricorda la teoria “Hotel California”? Vuol vedere che con la crisi Italia abbiamo trovato l’ennesima scusa per allungare ancora Qe e politica tassi zero delle banche centrali?

E’ possibile! Questo potrebbe essere uno dei pochi lati positivi di questa situazione un po’ drammatica.

@paninoelistino