Grecia, Tsipras si gioca tutto domenica. Ecco perché - Affaritaliani.it

Economia

Grecia, Tsipras si gioca tutto domenica. Ecco perché

di Andrea Deugeni
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@andreadeugeni

L'economista della Bocconi Luca Fantacci, docente di scenari economici internazionali e di storia delle crisi finanziarie (nella foto in alto), spiega ad Affaritaliani.it come potrebbe evolvere la crisi greca e il destino del leader di Syriza Alexis Tsipras dopo il referendum.

L'INTERVISTA

I mercati finanziari hanno tirato i remi in barca e Atene ha congelato il sistema bancario del Paese. Come vede l'evolversi del caso Grecia?
"La situazione è critica, non soltanto perchè non si è trovato fino ad ora un accordo, ma perché mi sembra che stiano venendo al pettine visioni divergenti dell'Unione monetaria europea".

Può spiegare?
"La dico in maniera un po' grossolana, ma chiara. Da quando è entrato in carica, il governo greco non ha mai smesso di porre due questioni: una di breve periodo che è quella dell'elevato debito. Tsipras cioè ha sempre detto che il debito ellenico non si può ripagare, ma soltanto ristrutturare. La seconda questione, invece, è di più ampio respiro".

Cioè?
"Il premier greco non ha mai smesso di sottolineare che quest'Unione monetaria, così com'è strutturata, non funziona ed è necessario trovare un modo diverso di configurare i rapporti fra debitori e creditori e fra singoli Stati nazionali e l'Unione europea nel suo complesso. Sul fronte opposto alla Grecia ci sono gli esponenti di Bruxelles, come il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker e quello del Consiglio Ue Donald Tusk, e dei governi nazionali più influenti appartenenti anche al gruppo dei creditori. Fronte per cui non bisogna cambiare nulla sia sugli accordi vigenti sul debito greco sia nei meccanismi di funzionamento dell'Ue. Fin tanto che le posizioni saranno queste, non vi saranno margini di accordo. E lo si è visto da come sono andati questi mesi di logoranti negoziati, trattative che non hanno portato alcun avanzamento apprezzabile. Le parti, purtroppo, sono ormai alle armi bianche. La questione, percui, dev'essere presa di petto e le parti devono chiedersi se sono in grado di costruire un'Europa in cui il diritto di ciascun Paese di governarsi liberamente, autonomamente, democraticamente è compatibile con il rispetto degli impegni internazionali oppure no. Il problema è questo e, ad oggi, l'Europa non c'è riuscita: un Paese  rispetta gli impegni internazionali o rende conto ai propri cittadini. Ciò è la prova che la tanto desiderata Unione fiscale, invocata da tanti, purtroppo è già stata fatta sotto l'egida dei creditori. Se oggi un Paese vuole stare in Europa, deve agire come vogliono i creditori, altrimenti è fuori. Ed è un modo di funzionare che non sta in piedi. Cito un esempio".

Prego...
"La politica in Europa, anche in queste ore, la stanno facendo organismi come l'Eurogruppo, un fatto alquanto rivelatore di come funzionano le cose nell'Ue. L'Eurogruppo si è tradizionalmente riunito in sessioni plenarie con delibere all'unanimità, organismo che, improvvisamente  sabato ha deliberato 18 contro uno di rifiutare la proroga del Memorandum alla Grecia. Nella riunione successiva, lo stesso organismo non ha convocata Atene e il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis si è visto rispondere dall'ufficio legale di Bruxelles che l'Eurogruppo può agire così perchè è un'entità informale".

Cosa succederà se al Greferendum vincerà il fronte del ?
"Il governo Tsipras, sulla carta, sarebbe disposto ad attenersi al mandato, proseguendo anche a seguito di un rimpasto. Credo che, però, subirebbe forti pressioni per un cambio della guardia. Cambio che porterebbe alla fine dell'esperienza di Syriza e l'esecutivo Syriza lascerebbe il posto a un governo di unità nazionale simile a quelli che abbiamo visto fino ad ora".

E se vincesse invece il fronte del no?
"Syriza uscirebbe rafforzata dalla votazione popolare e,  a quel punto, la palla tornerebbe in mano ai creditori che dovrebbero decidere se mantenere inalterata la loro proposta spingendo al default la Grecia, Paese che sarebbe costretto a introdurre una qualche forma di moneta parallela. Oppure, possibilità remota, potrebbe verificarsi un cambiamento di posizione da parte dei creditori. Scenario difficile visto che a Bruxelles la continuità si protrae da decenni".

E l'Italia, rischia il contagio in questa fase di turbolenza e di scenario incerto?
"Ciò dipenderà molto dall'atteggiamento che terrà la Bce, istituto che fino ad ora ha dimostrato di volere arginare il rischio contagio. nel lungo periodo in  un'Unione monetaria con un pezzo in meno quando invece i leader Ue hanno si sempre annunciato che si sarebbero fatto soltanto dei passi in avanti".