Economia
Il divieto della pubblicità dei giochi? Ecco perché rischia di essere inutile
Da poche ore il decreto legge "dignità" e' stato approvato dal consiglio dei ministri.Tra le decisioni più controverse contenute in esso, sicuramente c' e' quella che riguarda il divieto della pubblicità dei giochi. Nulla da eccepire sulle motivazioni legate ad esso e cioè la lotta alla ludopatia, problema da combattere con ogni mezzo. Ma qui sta la prima questione siamo sicuri che il divieto di pubblicità serva a contrastare il fenomeno? E secondo questione il governo ha pensato alle ricadute negative che esso avrà in termini occupazionali ( altro che contrasto alla precarietà sig. Di Maio) su un comparto che vale oltre 200 milioni di euro all ' anno e da' occupazione diretta ed indiretta a qualche decina di migliaia di persone..oltre che a dare un sostegno imprenscindibile ad una industria, come quella del calcio, già in crisi di liquidità da tempo. La sensazione e' che il m5s in calo di popolarità e schiacciato su più fronti dalla forte personalità del ministro Salvini, impegnato su più fronti e in fortissima ascesa nei sondaggi, avesse bisogno di un colpo ad effetto per far sentire che e' ancora vivo. E questa mossa( di cui tra le altre cose non si capisce bene dove stia la necessità e l urgenza) ha tutta l impressione che vada proprio in questa direzione. Ma vediamo un po' più nel dettaglio il senso e le possibili motivazioni di una decisione, che ai più' e' parsa quantomeno un po' frettolosa. Cominciamo dalla prima questione, quella che secondo alcuni prevede effetto benefici dal divieto della pubblicità sulla ludopatia. Studi propriamente scientifici ancora non ne esistono, ma sicuramente su questo argomento non si può non citare la scuola britannica, che e' sicuramente quella più avanzata, per quanto riguarda studi e ricerche psicologiche in materia. Secondo Mark D. Griffith, psicologo e direttore della International Gaming research della Nottingham Trent University, uno dei massimi esperti mondiali nel settore: " La ricerca sugli effetti dei media e della pubblicità sono inconcludenti. Quando si parla di media e di comportamenti a rischio è importante andare con cautela, poiché è facile superare il confine fra realtà è glamour. Sono necessarie altre ricerche per capire quale correlazione, se esiste, c'e' fra pubblicità e gioco. Per esempio studi econometrici hanno ampiamente dimostrato che fra consumo di alcol e pubblicità di alcolici gli effetti sono quasi nulli." Questo per dire che e' assolutamente difficile capire quali effetti produce la pubblicità sui comportamenti umani in proposito. A livello mondiale non esiste insomma una ricerca esauriente in grado di dimostrare un reale impatto dei giochi sulla psiche delle persone.Inoltre molti fanno notare come un divieto simile rischia comunque di essere abilmente "bypassato". Con lo sviluppo delle tecnologie, l'accento delle attività di marketing si sposta verso altri canali con ulteriore diffusione, quale il digital e il mobile. Sempre più aziende utilizzeranno diversi mezzi per la popolarizzare dei propri prodotti, riuscendo a rimanere all interno dei divieti. E per questo fanno notare gli addetti ai lavori sarebbe servito un approccio più specifico e non così " di pancia" da parte dei legislatori. Tutto questo senza tenere conto delle ricadute economiche di simile provvedimento, e qui veniamo al punto due della questione. La pubblicità del gaming genera, infatti, un fatturato di oltre 200 milioni di euro. A parte la questione inerente il danno per l erario, solo di Iva si parla di 70 milioni, già alle prese con enormi difficoltà a trovare coperture per le prossime manovre economiche previste. Proprio per questo, i dubbi sulle coperture espressi da parte del ministero di via venti settembre, avevano fatto pensare ad un ripensamento dell ' ultima ora. Ma il ministro Di Maio ne ha fatto, come dicevamo, una vera e propria questione di principio. Senza pensare troppo a tutti i fanno che dal punto di vista economico poteva arrecare ad un settore come quello dell ' editoria, che e' in alcuni casi già a livello comatoso. E poi ancora, come non pensare al nostro calcio, tanto vituperato per la sua perdita di appeal e di competitività internazionale, che dalle sponsorizzazioni del gaming riceve più di 100 milioni di euro all anno e che da questo decreto potrebbe avere un colpo mortale( altro che ricostruire i vivai per portare la nazionale agli antichi fasti). Difficile ora calcolare impatto economico di queste misure, ma sicuramente i proclami del ministro del lavoro a proposito del precariato non sono proprio indicati per chi lavora nel mondo della pubblicità e da questo provvedimento inevitabilmente avrà conseguenze in termine occupazionali. Inoltre last but not least, come spesso accade i divieti alimentano illegalità e criminalità "Vietare la pubblicità dei prodotti di gaming -ha dichiarato Harrie Temmink, vicecapo della Unit "Public Interest Services" della Direzione Crescita della Commissione Europea- è un errore che impedirebbe di distinguere l'offerta di giochi illegali da quella legale e controllata dagli stati membri Ue". Proprio in ambito europeo potrebbe prodursi una latente discriminazione delle aziende che operano in territorio italiano. Nella Ue, infatti, il divieto di pubblicità riguarda esclusivamente gli operatori illegali. Insomma per restare in tema calcistico questo provvedimento approvato con grandi proclami rischia di diventare un clamoroso autogol.
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