Economia
Il Fatto e quelle 30 mila copie perse. Titolo in Borsa a 0,72 € per azione
Se avrà successo il progetto di diventare un hub di creazione di contenuti multimediali per il web, il titolo Seif (Aim Italia) potrà apprezzarsi
Dopo oltre 5 anni di annunci e rinvii, Seif (Società Editoriale Il Fatto), ossia l’editore de Il Fatto Quotidiano oltre che di altri prodotti editoriali e multimediali, dopo aver già avanzato a metà febbraio una domanda di pre-ammissione ha presentato formalmente anche la domanda di ammissione alla quotazione sull’Aim Italia. Il collocamento avverrà tramite un’Offerta pubblica di vendita (Opv) di azioni proprie per massime 6.417.893 azioni, pari al 25,7% del capitale. La quotazione avviene nella parte altissima della forchetta con un flottante del 16,2% e con 2,9 milioni raccolti. L’ammissione, spiega un comunicato stampa, “è avvenuta a seguito del collocamento di 4.052.000 azioni proprie, pari al 16,2% del capitale sociale, per un controvalore di oltre €2,9 milioni. A tutte le azioni ordinarie (ad esclusione delle azioni proprie post collocamento) sono abbinati gratuitamente i warrant denominati “Warrant SEIF 2019-2021”. “La capitalizzazione prevista all’Ipo è di €18 milioni”, spiega la nota, e “il prezzo di offerta è stato fissato in €0,72 per azione”.
L'amministratore delegato di Seif Cinzia Monteverdi
Alle azioni saranno abbinati gratuitamente i warrant denominati “Warrant Seif 2019-2021” (nel rapporto 1 warrant per ogni titolo azionario detenuto). L’ammissione è prevista già domani, martedì 12 marzo, mentre il primo giorno di quotazione è atteso per giovedì 14 marzo. La società, fondata nel 2009 e guidata da Cinzia Monteverdi, ha già fatto sapere che intende destinare i proventi dell’operazione al proprio piano di crescita, basato su uno sviluppo in chiave digitale e data driven e su una diversificazione del portafoglio di prodotti, con particolare attenzione alla produzione di contenuti televisivi e allo sviluppo di Loft, la piattaforma proprietaria di contenuti per la web tv.
L’Opv sarà curata da Advance Sim nel ruolo Nomad e Joint Global Coordinator, Fidentiis nel ruolo di Joint Global Coordinator e Emintad Italy in qualità di financial advisor (mentre Directa Sim è l’intermediario finanziario incaricato della ricezione di ordini per il segmento retail). Ma conviene sottoscrivere i titoli Seif? Partiamo dai numeri: la valutazione di Seif è inferiore rispetto ai numeri circolati ancora nel luglio dello scorso anno quando sembrava che Seif potesse valere fino a 30 milioni e che si potesse raccogliere tra 10 e 12 milioni di mezzi freschi a fronte di un identico numero di titoli da collocare.
Una maggiore prudenza che potrebbe consentire a chi crederà in Seif di vedere il titolo guadagnare terreno se le cose andranno per il verso giusto, in particolare se il fatturato e gli utili saliranno. Nel 2017 (ultimo bilancio approvato) Seif ha registrato 26,1 milioni di fatturato, dei quali circa 22 milioni legati alla diffusione e circa 4 milioni alla raccolta pubblicitaria, mentre i costi si sono fermati a circa 24 milioni, di cui 9 milioni per il personale e 15 milioni per prestazioni di servizi, e l’utile è stato pari a 618 mila euro (ossia circa 2,5 centesimi per azione).
Da notare che nonostante questo, i soci decisero lo scorso anno di distribuirsi un dividendo complessivo di circa 2 milioni di euro attingendo anche agli (454 mila euro) e la riserva straordinaria (928 mila euro), in previsione “di un lock-up duraturo” connesso proprio alla quotazione in borsa e agli importanti investimenti previsti dal piano industriale.
Chi sottoscrive ora l’Opv può dunque sperare di investire in un’attività che renderà almeno inizialmente tra il 2,4% e il 3,8% in termini di dividendo e che sembra avere interessanti prospettive proprio come hub di creazione di contenuti, grazie alla qualità dello staff editoriale de Il Fatto.
Posto che qualsiasi Opv è un’operazione a rischio e che andrebbe dunque sottoscritta solo da investitori disposti a correrlo, nel caso specifico di Seif uno degli aspetti negativi è legato al calo delle vendite registrato in questi ultimi dieci anni e pari a circa il 54%. Un dato decisamente migliore di quello del mercato, che in media ha visto un calo di copie vendute del 66%, ma comunque passare dalle 65.500 copie vendute al giorno del 2010 alle poco più di 30.600 di dicembre 2018 non è un trend positivo.