Economia

Il gin "sporco ma buono" che conquista Illva Saronno. Engine, parla il Ceo

di Rosa Nasti

Ingredienti biologici, filiera controllata e zero pesticidi. Intervista a Paolo Dalla Mora, fondatore di Engine

Engine, parla il fondatore: "Abbiamo messo nel packaging più sporco possibile, il liquido più buono possibile, tutto made in italy"

Prendi del gin 100% italiano e biologico e mettilo in una tanica di latta che farebbe pensare a tutto tranne che a una bevanda o a qualcosa di commestibile. Una miscela di tradizione e avanguardia racchiusa in un packaging che strizza l'occhio al mondo delle corse e all'olio da motore. Questo è Engine, il gin di Paolo Dalla Mora, nato in una piccola distilleria nell'Alta Langa alla fine del 2019, e recentemente acquisito da Illva Saronno Holding.

Dopo tre anni dall'acquisizione del 25% della società, Illva Saronno ha completato l'operazione totale del marchio, una mossa motivata dalla rapida scalata di Engine, che negli ultimi anni è diventata "una piccola multinazionale di successo, presente in oltre 25 paesi", come racconta ad affaritaliani Dalla Mora, il fondatore del brand. Ad oggi la società ha conquistato oltre il 90% del mercato internazionale, esportando il Made in Italy in tutto il mondo e promuovendo l'artigianalità e l'eccellenza italiana nel settore degli alcolici. Ma le previsioni per il 2024 sono ancor più ambiziose, con una vendita prevista  di 50.000 casse da 9 litri.

"Engine è il frutto di una passione lungamente covata, figlia di un nostalgico degli ‘80-’90", afferma Dalla Mora. "Nel 2017, decisi di lasciare il mio ruolo in Illva Saronno per perseguire una visione imprenditoriale. Volevo creare qualcosa di mio, di disruptivo, che trasmettesse la mia passione per i motori attraverso una comunicazione irriverente e provocatoria." L'ispirazione di Dalla Mora si radica quindi in un immaginario fatto di lattine di olii, carburanti e competizioni di motorsports.

Dalla Mora voleva che il suo marchio risaltasse attraverso la bottiglia. Solitamente, gin e vodka sono in bottiglie trasparenti, ma lui cercava qualcosa di diverso: "Volevo essere la pecora nera in mezzo a un gregge di pecore bianche," spiega l'ad di Engine. "Volevo sporcare questa bottiglia, come si fa con l'olio dei motori. Nel 2017-2018 nessuno era stato in grado di mettere in una lattina un liquido non “alimentare”.

Dalla Mora si definisce un "testardo friuliano trapiantato in Piemonte", pertanto senza quella bottiglia che tanto aveva immaginato, non avrebbe mai seriamente avviato il progetto. Ma le difficoltà non erano poche. "È stato difficile realizzare una bottiglia tale e ricercarla nel mondo; in Olanda avevo trovato un produttore che all’ultimo ha abbandonato al progetto. Da lì ho pensato che Engine non dovesse nascere con fornitori in giro per il mondo, ma con produttori italiani."

"Non è stato facile," ammette Dalla Morra. "Ho dovuto cercare fornitori italiani per la bottiglia e raffinare la ricetta del gin. Avevo voglia di produrre un buon liquido, ma che questo liquido andasse dentro una lattina". Il risultato? Nel 2020 Dalla Mora lancia il suo Engine, un gin unico, fatto con cinque botaniche italiane, rigorosamente biologiche. "Abbiamo messo nel packaging più sporco possibile, il liquido più buono possibile", evidenzia con orgoglio il fondatore.

Tutta la produzione di Engine – compresa la realizzazione del packaging e l’imbottigliamento - avviene nel cuore del Piemonte, ma i suoi ingredienti vanno da nord e sud, e sfociano in una formula completamente made in italy che rende omaggio alla filiera bio controllata: alcool da grano tenero, bacche di ginepro, radici di liquirizia, rosa damascena e acqua delle alpi. "Dire che un prodotto è bio è diventato più una tendenza che una certificazione vera e propria," dice Dalla Mora, "Il mio gin è biologico perchè ho la certezza della filiera, perchè lavoro con piccoli agricoltori e questo mi rassicura che quello che mi sta vendendo viene dal suo campo e non c'è nessun uso di pesticidi."

E aggiunge: "Preservare il Made in Italy significa effettuare una ricerca costante dei fornitori e essere pronti ad affrontare un costo di produzione estremamente più elevato. Ad esempio, una salvia bio costa il 60% in più rispetto a quella proveniente da altre parti del mondo, sia che sia bio o meno."

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Ma il concetto di bio e sostenibilità dovrebbero camminare di pari passo: un buon prodotto biologico ha bisogno di un packaging che rispetti l'ambiente allo stesso modo. Dalla Mora ha pensato anche a questo: "Ho scelto una lattina riciclabile anziché il vetro tradizionale."

Il successo di Engine è stato graduale ma costante. "All'inizio, la gente era scettica," ricorda. "Ma poi, vedendo il packaging e provando il gin, si sono ricreduti. Devi educare le persone al cambiamento." Oggi, grazie al passaggio a Illva Saronno, Engine è pronta a conquistare il mondo e con un roll-out che toccherà più di 100 paesi, la multinazionale italiana dei liquori consolida la sua presenza nel campo. Guardando al futuro, Dalla Mora sogna di ispirare altri imprenditori. "Voglio trasmettere lo stesso entusiasmo che ho avuto io, e alle multinazionali dico di essere più visionari," afferma. "Con Engine, dimostro che il vero motore del cambiamento è la volontà di fare le cose in modo diverso."