Economia
Il jolly dei trasporti, porti e logistica: Gavio cambia pelle con il futuro
Diversificare è la parola d’ordine del gruppo Gavio che scrive il suo futuro oltre concessioni e costruzioni. Il business più interessante? Porti e la logistica
Con la scomparsa, nel 2009, del fondatore e patron Marcello (“Marcellino”) Gavio, imprenditore che neppure Mani Pulite riuscì a fermare nonostante la condanna del suo amministratore e uomo di fiducia, Bruno Binasco, per finanziamento illecito ai partiti, e poi la cessione di una quota del 27,9% in Impregilo, nel 2013 in occasione dell’Opa lanciata da Salini, il gruppo Gavio, controllato dagli eredi di “Marcellino” tramite una catena societaria che parte da Aurelia Spa, passa per Argo Finanziaria, per poi dipanarsi attraverso Astm e Sias, ha abbassato il suo profilo mediatico, ma non per questo ha rinunciato a crescere, anzi.
Con ricavi aggregati per 3,4 miliardi di euro aggregati a fine 2015 e circa 5.600 dipendenti (di cui 4.700 diretti), il gruppo Gavio è tuttora il quarto operatore al mondo nella gestione di autostrade a pedaggio con circa 3.320 km di rete, gestendo in Italia circa 1.460 km di rete e circa altri 1.860 km di rete in Brasile, grazie all’acquisizione del co-controllo di Ecorodovias, terzo operatore autostradale del paese latino americano.
Ma la sua attività spazia, oltre che nelle concessioni autostradali (Sias, Sataf, Salt, Autostrada dei fiori, Cisa, Sav e Autostrada Torino-Savona, Ativa, Brebemi, Tangenziale Esterna di Milano, Società Italiana Traforo San Bernardo, AutostradeCentro Padane e A21 Piacenza-Cremona-Brescia, oltre alla già ricordata Ecorodovias), dalle costruzioni (con Itinera e Interstrade) all’ingegneria (con Sina e Sineco).
E poi ancora: dai trasporti (Gavio e Torti, Autosped, Autoservice24 e altre) alla logistica (Logika, Cargo Clay Logistic), dai porti (Terminal San Giorgio, a Genova, e Terminal Frutta Trieste), alla nautica (appartengono ai Gavio i cantieri Baglietto, Bertram e Cerri), per arrivare all’energia (Cie, Energrid, Transenergia), alla tecnologia (Sinelec, Euroimpianti Electronic) e al brokeraggio assicurativo e riassicurativo (con Pca). Si può dire che sull’impero dei Gavio non tramonti quasi mai il sole.
Proprio sul comparto dei trasporti, porti e logistica sembrano puntare maggiormente i due cugini Beniamino e Marcello Gavio (il primo figlio di Marcellino, il secondo del fratello Pietro) attualmente al timone del gruppo, non solo ampliando le attività a Genova e Trieste, ma anche facendo rotta su Civitavecchia e Taranto, per controllare le due principali “autostrade del mare” italiane e riuscire a innestare anche sul pietrificato sistema dei trasporti italiani il modello nordeuropeo.
Un modello che vede nelle banchine non solo uno spazio per carico e scarico merci, ma una piattaforma logistica che collega le vie acquee a quelle su gomma (ossia via autostrade) e rotaia (tramite interporti come quello di Rivalta Scrivia, controllato al 50%, di Novara, dove i Gavio sono il secondo socio col 26%, e di Vado Ligure, secondo socio col 28%).
Già oggi il comparto vale per i Gavio oltre 400 milioni di euro di ricavi annui, ancora una frazione di quello generato da concessioni autostradali (1,1 miliardi di euro), costruzioni (800 milioni) ed energia (600) ma più del giro d’affari complessivo delle attività “ancillari” nella tecnologia (100), ingegneria (70), nautica (30) e servizi (15). Spazio per crescere in Italia ne esiste e del resto diversificare per gli eredi Gavio è una necessità oltre che una opportunità.
Dopo la corsa al rinnovo delle concessioni senza gara pubblica anche per durate superiori ai 20 anni avvenuto in Italia tra il 1999 e il 2003, nei prossimi anni inizieranno gradualmente ma in modo sempre più netto a sentirsi gli effetti della Direttiva Ue sulle concessioni recepita questa primavera, che prevede gare pubbliche e durate massime di cinque anni per le concessioni. I tempi di “Marcellino” sono decisamente tramontati, ma i suoi eredi non hanno alcuna intenzione di passare la mano: i piccoli azionisti di Astm (-20% negli ultimi 12 mesi) e Sias (-17,4%) incrociano le dita e sperano che questo faccia risalire le quotazioni anche delle due società quotate del gruppo.
Luca Spoldi