Economia
Il mercato: Fed ferma a marzo. E l'oro continua la sua corsa
Oro...o mai più. Dopo il dato americano sui salari non agricoli (non-farm payrolls), il prezzo del metallo giallo è salito sui massimi da oltre un anno (questo livello non si vedeva da febbraio 2015). Un nuovo rimbalzo, l'ennesimo, se si considera che solo due mesi e mezzo fa l'oro ha toccato i 1.050 al termine di una discesa quasi senza fine che in quattro anni ne ha circa dimezzato il suo valore.
Nel settembre del 2011 toccò infatti il record di di 1.920 dollari l'oncia. Il prezzo spot al momento si attesta a 1.274,22 con massimo intraday a 1.279,78, dato il calo della probabilità di un rialzo dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve nella riunione di marzo, una probabilità scesa al 2% secondo quanto indicato dai Fed future funds, dopo la pubblicazione dei dati sulla crescita dei salari a stelle e strisce. Numeri risultati al di sotto delle attese e che allontana la seconda stretta monetaria da parte di Janet Yellen dopo l'inversione di dicembre 2015.
In poco meno di un mese l'oro ha guadagnato circa 180 dollari (+11% nel mese di febbraio, il più rapido incremento mensile in 4 anni) e avanza spedito verso la soglia psicologica del 1.300. Tante che, prematuramente visti i livelli a cui viaggiava poco più di quattro anni fa, qualcuno inizia a parlare addirittura di bull market intravedendo un lungo upsight per il metallo giallo. Tutti i gestori sono comunque concordi nell'individuare un orientamento rialzista del mercato sull'oro, tanto che ne consigliano l'acquisto da trading o l'investimento in strumenti finanziari collegati al metallo prezioso. L'incremento dei prezzi dell'oro nel mese di febbraio ha portato al raddoppio del numero di investitori in Europa e Stati Uniti. Ma cos'è che sta sostenendo il rialzo del bene rifugio per eccellenza?
Oltre ai temporali di inizio anno sui mercati azionari legati a petrolio e Cina, l'attitudine degli investitori è cambiata rapidamente, di pari passo con le previsioni sul sentiero dei tassi americani. A dicembre, dopo il primo intervento della Fed, le attese erano per quattro ritocchi nel corso del 2016. Oggi le ipotesi degli operatori oscillano tra zero e due possibili aumenti. Sul mercato si crede che quest'anno la Federal Reserve non potrà alzare i tassi d'interesse al di sopra dell'1%. In un mercato che guarda con crescente preoccupazione allo scenario di tassi ancora bassissimi, in Europa c'è anche l'opzione tassi di interesse negativi visti in ulteriore discesa, in attesa che la Bce nella riunione del prossimo 10 marzo rafforzi la politica espansiva per sostenere l'economia.
Dato che il dollaro è correlato negativamente con l'oro, un rallentamento della stretta monetaria dell'istituto presieduto dalla Yellen attenuerà anche le spinte a cercare biglietti verdi sul valutario per andare a investire nell'area dollaro, moneta che non potrà apprezzarsi più di tanto.
Infine, anche gli acquisti da parte degli istituzionali stanno giocando un ruolo importante. Nel mondo le banche centrali, Cina e Russia in testa, continueranno a riempire i caveau di oro come hanno fatto nell'ultimo trimestre del 2015 e gli operatori istituzionali cominciato a coprire i propri portafogli con l'acquisto di prodotti finanziari legati all'oro, metallo dopo anni di discesa dei prezzi, ampiamente sottopesato. Sul rafforzamento del trend le aspettative di inflazione non solo negli Stati Uniti giocheranno ovviamente un ruolo di acceleratore. Una cosa è certa: è il momento di tornare a gettonare l'oro.