Economia
Il piano dei keynesiani per salvare l’Italia è arrivato a Conte. Lo adotterà?
Germania nemica dell’Europa. E’ già successo, anche con l’Uk nel 1918. Ecco come si è agito in passato e come bisogna agire. Ce lo spiega l’economista Galloni
Siamo arrivati alla questione, come ci ha spiegato, bisogna stampare moneta per aiutare la popolazione e la produzione, come ripetono molti studi di macroeconomia, principalmente quelli keynesiani (leggi la prima parte dell’intervista qui). John Maynard Keynes è considerato uno dei più grandi economisti di tutti i tempi ed è l'uomo che ha salvato il mondo dalla crisi del 1929. Ma perché non lo si fa? Non capiscono l'efficacia del mezzo o ci sono analisi economiche diverse? Non mi è chiaro perché non lo si faccia.
“Molti in Italia non spingono su questa strada perché pensano che l’Europa e i benpensanti non lo gradirebbero; come accadde al ministro del Tesoro inglese nel 1918 quando avevano finito l’oro e le sterline, quindi stampò direttamente moneta, vinse la guerra, e fu denunciato dai professori di Oxford che ne chiesero l’impiccagione”.
Quindi ne uccide più l'ideologia che la stupidità? O se la giocano alla pari?
“Ha capito? I professori di Oxford preferivano perdere la guerra piuttosto che stampare moneta! E’ un’ideologia, non si può stampare moneta. Se al governo inglese durante la prima guerra mondiale ci fossero stati questi, avrebbero lasciato vincere la Germania, con le conseguenze immaginabili. Le dice qualcosa?”
Nelle scorse ore la Direzione generale della Concorrenza della Commissione Europea ha autorizzato 1.900 miliardi di euro di aiuti per le aziende europee visto il Coronavirus. 1000 miliardi di questi vanno alla Germania, il 52% degli aiuti. All’Italia il 17%, alla Spagna il 2% e ha il maggior numero di contagiati a livello europeo. Al di là delle varie massonerie che sono dietro questo progetto di Europa a guida tedesca, mi sembra evidente che questo sistema non è nel nostro interesse.
“Esatto”.
Se anche con i morti nelle corsie l'Europa è questa, non pensa che senza ambiguità si debba chiudere definitivamente questo progetto di Europa ed eleggere un governo italiano in grado di farlo? A costo di uscire dall’Europa?
“L’Europa è come una famiglia con fratelli più uguali degli altri. Adesso rinnegarla è necessario ma importante capire come, nel processo, non fare pagare altri prezzi ai fratelli meno uguali. Ma rischiamo sempre di passare dalla Germania”.
Ci spieghi meglio.
“Tutto adesso può dipendere dalla Corte costituzionali tedesca che ci sarà domani e che dovrà esprimersi sulla legittimità del Quantitative easing della Bce. Potrebbe anche rinviare la decisione ma potrebbe aprirsi uno scenario completamente nuovo”.
Come incide la Corte costituzionale tedesca sull’uso del Quantitative easing, quello voluto anche da Draghi dopo la crisi del 2008, in una quadro di difesa dell’economia europea?
“Se la Corte tedesca dice che il Quantitative easing di Draghi e Lagarde è incostituzionale si crea un problema molto grosso. A quel punto teoricamente la Germania potrebbe ritirarsi dalla Bce. Nella Bce, ed è importante ricordarlo, le decisioni si prendono a maggioranza. Mentre in Europa si prendono all’unanimità. In Europa dopo il veto di Olanda e Germania si è bloccato tutto e si sono aperte trattative su trattative; mentre moriamo aspettando un accordo, mentre la Bce può prendere decisioni a maggioranza subito e lo scenario è imprevedibile”.
Con un operazione del genere che fine fa l’Europa?
“Per quello che capisco io il Quantitative easing non è legittimo per il diritto costituzionale tedesco. Bisogna vedere se prendono quelle decisioni, diciamo così, politiche che poi non decidono nulla o se vogliono affondare il colpo.”
In Italia, se non stampiamo moneta o non troviamo un aiuto reale della Bce, ci potrebbe essere un problema di cassa, con il governo che non riesce più a pagare gli stipendi pubblici e le pensioni?
“Come dicevo (leggi la prima parte dell’intervista qui), abbiamo già perso il 10% del nostro Pil che altro vogliamo aspettare a intervenire aiutando le imprese e i cittadini, immettendo moneta a fondo perduto? Di perdere un altro 10% prima della fine dell’anno e di abbassare il gettito fiscale in modo da mettere a rischio il pagamento degli stipendi pubblici e delle pensioni? L’Inps è già ‘sotto’. E non stampa denaro. Se stampasse i soldi saremmo a posto!”.
In questo scenario gli Stati Uniti che ruolo possono e vogliono giocare?
“Fin dall’inizio mi sono convinto che Trump, come Berlusconi da noi, fosse stato un incidente della storia e quindi pericoloso per l’alta finanza. Non era, a differenza di altri presidenti e candidati, uno che avrebbe fatto il gioco della finanza, quindi ha un progetto in mente che lo obbliga a mettersi d’accordo con la Cina e con la Russia, lasciamo fuori per adesso l’India. Lui della Cina ha paura perché la Cina, a parte il lato militare, è più forte degli Stati Uniti. E’ più ricca dal punto di vista della produzione, per non parlare del potenziale. La Russia è una superpotenza militare ma tolto quello conta meno di noi dal punto di vista della produzione. Per cui Trump sta lavorando il nemico ai fianchi, sperando di passare poi a un nuovo ordine mondiale, ma diverso da quello che volevano i Kissinger e i Rockefeller”.
Come potrebbe incidere questo nuovo ordine su di noi?
“Dobbiamo fare tanti scenari. Se l’Europa non ci compra i titoli, che è lo scenario peggiore con lo Stato che non ha più i soldi, allora c’è un problema grosso. Perché lo Stato come paga le pensioni e gli stipendi? In parte con i versamenti che arrivano all’Inps. Ma i versamenti non arrivano se non c’è abbastanza gettito, visto il crollo dell’occupazione. A quel punto la differenza la paga lo Stato che sopperisce alla mancanza con l’emissione di titoli. Se, però, le aste di questi titoli vanno deserte e non li compra l’Europa, senza chiederci in cambio il Colosseo, la Costiera Amalfitana, l’isola di Capri, eccetera, allora sono problemi. Oppure possiamo offrire la stesse contropartite agli Stati Uniti. Bisogna stampare moneta o offrirsi a chi stampa moneta dal nulla perché ha una banca centrale. Ma, così, parliamo già dello scenario dopo l’apocalisse e la fine dell’Unione Europea”.
Chi del governo sta ragionando sui vari scenari?
“Con un gruppo di economisti abbiamo scritto un piano di salvezza nazionale. Tutte le nostre proposte ma anche quella sulle ‘statonote’ che spiegavo (leggi la prima parte dell’intervista qui) è arrivata a Conte circa due mesi fa. Ma tutto dipende dall’Armageddon della Corte costituzionale tedesca”.
Vista la nostra classe dirigente e dato lo scenario economico molto critico, cosa prevede accadrà nei prossimi mesi?
“C’è una sorta di fronda anti Conte. Opposizione a parte, attraversa i 5 Stelle, una parte del Pd, Italia Viva, è nel mondo cattolico e in ambienti affini. Che riescano a fare qualcosa dipende da quello che accade nell’economia esterna. Una grossa minaccia può essere, una minaccia estrema, intendo: sul debito pubblico potrebbe accadere che a un certo punto non abbiamo compratori, per ora non è così, ma dobbiamo dipingerci anche gli scenari peggiori. La strada risolutiva potrebbe essere quella di fidelizzare il risparmio privato al debito pubblico. Il primo è molto più grande del secondo”.
Per il cittadino cosa significherebbe concretamente?
“Se non vogliamo scegliere le altre vie, stampare moneta eccetera, e che io auspico, avremmo la strada dei privati. Io governo, come ho fatto ragionare le banche (leggi la prima parte dell’intervista qui), parlo con chi ha grandi disponibilità economiche e dico loro: ‘guardate potete scegliere: o vi faccio una patrimoniale e vi applico una progressività dell’imposta sui vostri soldi/titoli che significa che dovete pagare molte più tasse, oppure, ed è la cosa che più interessa a me, vi lascio i vostri soldi, ve li garantisco, non vi faccio patrimoniali, vi diminuisco le tasse, vi do un alto rendimento, garantisco con quelli il debito pubblico, i vostri titoli ve li faccio comprare a prezzi convenienti sul mercato secondario se c’è un attacco speculativo e così gestisco il debito pubblico’. Alla fine non ci sarà più un debito pubblico verso i non residenti…non potrà più esserci défault!. La macroeconomia è una disciplina complessa ma che permette di fare tante cose. Il problema numero uno è che bisogna conoscerne i meccanismi. Queste sono le cose che dovrebbe fare un governo per garantire i propri cittadini, per garantire la libertà economica in un Paese. Ma figuriamoci se lo farà”.