Economia

"Il rialzo tassi? Non è un male. Ecco perché sono fallite Svb e Credit Suisse"

di Redazione Economia

Tra il rialzo dei tassi e il crack delle banche Svb e Credit Suisse. Intervista all'avvocato Maurizio Irrera, tra i massimi esperti italiani di crisi d’impresa

Nonostante molti osservatori a partire dal 2020 abbiano parlato dell’avvio di una fase di “deglobalizzazione”, l’economia mondiale resta comunque fortemente interconnessa. Le catene del valore sono state ridislocate, l’Europa ha radicalmente mutato le proprie fonti di approvvigionamento energetico, il baricentro delle relazioni economiche internazionali si è spostato, ma la finanza rimane il sistema nervoso e, insieme, circolatorio del capitalismo globale. Le crisi bancarie che stanno emergendo rischiano di deflagrare nell’economia reale?

"Credo che alcune lezioni siano ormai un patrimonio in corso di definitiva acquisizione; penso al graduale passaggio da una fase di globalizzazione ad una più equilibrata di regionalizzazione; molte imprese fanno ritorno ai loro paesi lasciando quelle che apparivano isole felici, a favore di una stabilità degli approvvigionamenti, seppure con qualche costo in più. L’Europa, solo grazie alla forzata messa al bando del gas russo, sta trovando, più rapidamente del previsto, soluzioni energetiche alternative e sicuramente la ricerca potrà portare ad innovazioni importanti: occorre guardare, ad esempio, con molto interesse a startup come di Newcleo del nostro italianissimo Stefano Buono. L’incertezza maggiore sta certamente nella finanza, insofferente alle regolamentazioni e sfuggente per sua natura".

Le politiche restrittive della BCE volte a contenere l’inflazione (anche se all’interno della stessa Banca Centrale Europea ci sono voci critiche riguardo ad una prosecuzione nel rialzo dei tassi e che mettono in guardia circa un rischio recessione) hanno messo fine alla cosiddetta “era del denaro facile”. Oggi per le imprese finanziarsi - e quindi investire - è molto più costoso. Il timore è che si arrivi ad un credit crunch. È alternativa secca tra inflazione e recessione?

Veniamo da anni in cui tutti auspicavano un po’ di sana e contenuta inflazione, dopo decenni di “stabilità”, ma ci siamo trovati di fronte ad un’impennata improvvisa e violenta. Molti mercati necessitano per ripartire e fiorire di un certo tasso di inflazione (3-4-%): gli immobili, ad esempio, come bene rifugio, a condizione che i tassi di interesse sui mutui non siano troppo elevati. Dopo un periodo di liquidità facile, fin troppo facile, i cui effetti negativi stanno venendo a galla, un po’ di restrizione del credito, un po’ di selezione, non è detto che sia una cattiva pratica.

Lei, oltre all’attività di avvocato e docente universitario, dirige due importanti centri studi: il Centro di ricerca Interdipartimentale su Impresa, Sovraindebitamento e Insolvenza dell’Università degli Studi di Torino e il Centro Studi d’Impresa RES. Nessuno meglio di lei può tracciare una diagnosi dello stato di salute del sistema delle imprese italiane.

"Da sempre il sistema delle imprese italiane è resiliente e, in molti settori, robusto e solido; qualche volta ama lamentarsi, quasi crogiolandosi nelle difficoltà, altre volte – a ragione – deplora l’eccesso di regole ottuse e la burocrazia invadente e petulante. L’auspicio è che il sistema produttivo si mantenga intraprendente e innovatore, si strutturi con processi interni razionali ed efficaci che siano in grado di intercettare tempestivamente sia le occasioni di crescita, sia le eventuali difficoltà. Ciò che è certo è che da esso dipende in gran parte il benessere di tutti".