Economia
Inflazione, quasi un italiano su tre ha perso la fiducia nei mercati
Con l’aumento delle pressioni inflazionistiche, lo shopping è stata la prima voce di spesa ad essere tagliata, ma a risentirne sono stati anche gli investimenti
Inflazione, gli italiani cambiano abitudini d'investimento ma non perdono la fiducia nel Fintech
L’attualità, si sa, è legata a doppio filo con l’andamento dei mercati internazionali che, nel corso degli ultimi tre anni, hanno vissuto periodi di forte volatilità in corrispondenza prima della pandemia, poi dell’invasione russa in Ucraina e, infine, della crisi in Medioriente.
Le notizie dal mondo hanno influenzato, però, anche i comportamenti e le scelte di investimento di milioni di risparmiatori italiani, come confermano i risultati dell’ultimo sondaggio anonimo condotto sulla base clienti di Gimme5 - la soluzione digitale che permette di accantonare piccole somme attraverso smartphone e investirle in fondi comuni.
La stragrande maggioranza degli intervistati ammette di aver seguito con profonda (54%) o almeno leggera (41%) preoccupazione gli avvenimenti internazionali degli ultimi anni, che sono stati vissuti con distacco solo dal 5% del campione. I più sensibili al tema si rivelano essere i GenX (cioè i nati tra il 1965 e il 1980) e le donne, che si dichiarano preoccupate nel 76% dei casi contro il 52% degli uomini.
A prescindere dalle percezioni, quello che è certo è che le tensioni geopolitiche, con la conseguente impennata dei prezzi delle materie prime, hanno contribuito all’aumento delle pressioni inflazionistiche a breve termine, influenzando anche le abitudini di spesa delle famiglie italiane. Lo shopping è stata la prima voce di spesa ad essere tagliata (per il 50,8% dei rispondenti), seguita dallo svago (47%), dai viaggi (42,2%), dalla formazione (8,5%) e, addirittura, dai beni di consumo primari (5,8%). Anche la propensione all’investimento ne ha risentito: il 47,5% degli intervistati ammette di aver ridotto gli investimenti per mancanza di risorse, mentre il 30,7% dice di aver perso la fiducia nei mercati e il 29,6% trova sempre più difficile stimare la rischiosità di un investimento. Tra chi non riesce a intravedere le opportunità di investimento a sconto (79,4%) e chi reagisce in modo emotivo di fronte alle oscillazioni di mercato (27,2%), il primo assaggio di inflazione dopo anni di tassi zero non ha di certo lasciato indifferenti gli investitori italiani.
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All’atto pratico, la maggioranza del campione ha adattato le proprie scelte di investimento al nuovo contesto, aumentando la diversificazione del portafoglio (30%), riducendo l’esposizione a settori specifici (10%) o il livello di rischio generale (8%) e, in alcuni casi, arrivando a disinvestire (12%). Non sembra, invece, aver perso rilevanza l’attenzione alla sostenibilità, che è rimasta un tema importante (57%) o è diventata ancora più centrale (31%) per la maggior parte dei rispondenti.
Buoni propositi: risparmiare di più per casa e viaggi
Gli uomini che investono sono il 10% in più rispetto alle donne, mentre da un punto di vista generazionale sono i Boomer a detenere il record di risparmi investiti. I primi mesi dell’anno sono, però, l’occasione giusta per voltare pagina: più della metà del campione dichiara di voler attivare nuovi obiettivi in app e cominciare così a risparmiare soprattutto per casa (43%) e viaggi (43%).
Una spinta decisiva all’investimento viene dall’educazione finanziaria: la maggior parte del campione (34%) ammette di aver iniziato a investire solo dopo essersi adeguatamente documentata, il 28% dopo aver messo dei risparmi da parte e soltanto il 17% ha cominciato al raggiungimento della maggiore età. Un segnale positivo di consapevolezza è sicuramente rappresentato dal fatto che l’82% del campione ritiene fondamentale diversificare i propri investimenti; solo il 15% dichiara di adottare un unico strumento finanziario, mentre l’85% ne adotta almeno due (il 18% addirittura più di cinque). Il livello di educazione finanziaria degli intervistati si riflette anche sulla scelta dell’orizzonte temporale da adottare per i propri investimenti: una media generale di 6 anni, nello specifico chi opta per 5 anni (36%) e chi (31%) per 10. Purtroppo, anche in materia di educazione finanziaria sembra esserci un “gender gap”: gli uomini ritengono la diversificazione fondamentale nel 21% in più dei casi rispetto alle donne e nel 24% in più dei casi adottano un orizzonte temporale superiore ai cinque anni.
I risultati del sondaggio evidenziano, infine, il ruolo determinante che gioca la tecnologia negli investimenti: il 21% del campione afferma di aver iniziato a investire grazie al Fintech, mentre il 42% ritiene utili gli automatismi di risparmio disponibili nell’app Gimme5. Guardando al futuro, gli intervistati si dicono interessati ad accedere a strumenti di analisi degli investimenti sempre più sofisticati (46%), a maggiori opzioni d’investimento (45%) e ad approfondimenti di educazione finanziaria (27%).