Economia

Inter, gli sponsor cinesi misteriosi. I ricavi dal Dragone "salvano" i conti

di Fabio Pavesi e Andrea Deugeni

Gli strani contratti di "sponsorship regionale" che hanno salvato l'Inter dalla morsa dell'Uefa.Il report di un advisor per una cordata di potenziali acquirenti

La magia delle sponsorizzazioni cinesi all’Inter. Nella settimana della bolla della Superlega, circola un'analisi di un banker della City londinese che ha fatto da advisor a una cordata di potenziali acquirenti del club nerazzurro e che accende un faro sui ricavi della società del gruppo Suning nelle stagioni 2016-17, 2017-18 e 2018-19, contestandone la validità. Report che Affaritaliani.it pubblica e da cui emerge che sin dal primo giorno in cui ha preso il controllo, la nuova proprietà cinese è stata in grado di generare un flusso di entrate una-tantum “da sponsor regionali” per la sbalorditiva cifra di quasi 300 milioni di euro: il 27% del totale dei ricavi (includendo anche le plusvalenze da cessioni nel calciomercato), di cui 131,4 milioni sono arrivati direttamente da un contratto infragruppo Suning e 165,6 milioni da presunte “parti terze”. Flussi che l’advisor non esita a definire “di dubbia natura”, anomalie profonde che non hanno di fatto una spiegazione logica. A meno che, e questa è una delle supposizioni che si possono fare, quegli sponsor e quei contratti milionari “a tempo” siano serviti a uno scopo. Ovvero quello di sostenere l'attivo finanziario e bypassare la morsa dell’Uefa sul financial fair play. La condizione di equilibrio dei conti necessaria a poter scendere in campo. 

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 Il proprietario dell'Inter Zhang Jindong

Non va dimenticato che l’Inter (con la Roma) era stata nel maggio del 2015 sanzionata dall’Uefa per il mancato rispetto dei parametri economico-finanziari. Da lì, un accordo con la stessa organizzazione europea, il cosiddetto settlement agreement, per rientrare nei parametri entro il 2019. Quando nel 2016 rileva l’Inter, Suning sa che incombe sulla testa della squadra lo spauracchio dei conti sotto sorveglianza. Occorre quindi disperatamente aumentare i ricavi, dato che sotto la sua gestione i costi continuano a correre. 

Suning non bada a spese in ingaggi e stipendi. I costi di calciatori e tecnici volano. Da 124 milioni del 2016 a 192 milioni nel 2019. Anche il resto dei costi operativi sale da 211 milioni nel 2016 a oltre 310 milioni del 2019. L’unico modo per calmierare le perdite rispettando l’accordo con l’Uefa è incrementare della stessa misura, se non di più, i ricavi. Quelli dei diritti Tv sono pluriennali e più di tanto non li si può far lievitare, gli incassi da gare sono nei bilanci delle società calcistiche la parte meno rilevante.

Restano i contratti da sponsor e le attività commerciali, l’unico ambito in cui si possono trovare e presto nuove fonti di ricavo. Et voilà, ecco che con Suning arrivano i famosi contratti di "sponsorship regionale" (cinesi). 87 milioni nel 2017 e poi altri 100 milioni negli anni successivi. È l’incremento più consistente nei ricavi totali dell’Inter. 

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I bilanci parlano chiaro. Escludendo le plusvalenze dalle cessioni di giocatori ad altri club nel calciomercato, prima dell’era Suning i ricavi core nerazzurri, in un andamento piuttosto flat, raggiungono quota 176,1 milioni di euro per l’anno terminato al 30 giugno 2015 e 186 milioni nei 12 mesi successivi.

Il 28 giugno 2016 l’Inter cambia proprietà: complessivamente al termine dei tre esercizi di bilancio successivi (al 30 giugno 2017, 30 giugno 2018, 30 giugno 2019), il club è riuscito a realizzare “sponsorizzazioni cinesi” del valore di 297 milioni di euro, imprimendo una sorprendente crescita dei ricavi core del 46% (297 milioni su 651,5 milioni). Sono da rilevare però una serie di anomalie.

La prima: si tratta di società che con il calcio hanno poco a che fare. Il contratto da 10 milioni l’anno è con FullShare Holding un gruppo che ha attività in campo alberghiero e del turismo nel Sud est asiatico. Poi c’è il contratto con King Down Investment, meglio noto come Donkey Mother, un’agenzia di viaggi online con il marchio Ivmama. Poi c’è la società di marketing sportivo Beijing Advertising, meglio nota come iMedia. E, infine, una non specifica società cinese che assicura oltre alla fee di ingresso di 10 milioni, un contratto annuo da 25 milioni per pubblicizzare il marchio Inter in Cina, Malesia, Singapore e Indonesia (guarda caso la stessa nazione di provenienza della precedente proprietà, Thohir, a cui non viene in mente di ricorrere alla complessa architettura delle "sponsorizzazioni regionali” in area asiatica). Società di cui non si saprà mai l’intestazione sociale.

(Segue: le anomalie nei contratti di sponsorizzazione "regionale)