Economia

Intermarine sceglie la Germania, tolto all'Italia il business dei motori della Marina. Duro colpo per il settore

di redazione economia

Rischio di ricadute pesanti su Isotta Fraschini Motori (gruppo Fincantieri), un segnale di discontinuità che preoccupa in una fase così delicata

Intermarine volta le spalle all'Italia. Cosa c'è dietro la scelta di puntare sulla Germania

Si muove qualcosa di significativo nel mercato delle navi da guerra, l'Italia rischia di essere superata dalla Germania nella produzione di imbarcazioni militari. Ma cosa è successo? Intermarine, la società leader nella progettazione e costruzione di navi cacciamine, segmento in cui ha costruito esemplari per numerose Marine Militari a livello mondiale, - in base a quanto risulta a Il Giornale - sarebbe pronta a rivolgersi a Mtu, azienda tedesca di proprietà del gruppo Rolls-Royce, per la fornitura dei motori generatori nell'ambito del programma dei nuovi cacciamine costieri. Questo significa voltare le spalle allo storico partner Isotta Fraschini Motori (gruppo Fincantieri).

Leggi anche: Uscite spontanee? No, per un'azienda in crisi ridurre le ore lavorative è più conveniente

Intermarine, che fa capo a Immsi, la holding della famiglia Colaninno e presieduta da Matteo Colaninno, - in base a quanto risulta a Il Giornale - lancia un chiaro segnale di discontinuità alla collaborazione con Fincantieri, attraverso la sua controllata Isotta Fraschini Motori, da sempre fornitore dei motori-generatori dei cacciamine classe Lerici e Gaeta, questi ultimi tutt'ora in servizio. Da quanto si apprende, la virata verso il fornitore tedesco potrebbe avere ricadute, anche pesanti, sulla società del gruppo Fincantieri. Infatti, la mancata commessa, del valore di circa 25 milioni per i motori delle cinque le navi oggetto del contratto firmato dalla Marina Militare italiana, mette a rischio i livelli produttivi e occupazionali di Isotta Fraschini.

Resta un giallo la scelta di abbandonare il partner italiano per virare su quello straniero, la decisione non sarebbe di motivo "tecnico". A parti invertite, il sistema tedesco non avrebbe mai preferito un fornitore non nazionale per un compente così critico come il motore da installare sulle cinque navi oggetto del contratto firmato dalla Marina Militare italiana. Costituirebbe davvero una occasione persa per utilizzare la spesa pubblica per la difesa per alimentare occupazione e tecnologia al Sud mantenendo in Italia know-how sui motori a combustione interna in un momento in cui tutto il settore è in fase di assestamento.

LEGGI TUTTE LE NOTIZIE DI ECONOMIA